Roma Fiction Fest 2016 – Good Behavior, la serie tv con Lady Mary che gioca tra i generi ma non conquista
Juan Diego Botto ha presentato Good Behavior al Roma Fiction Fest serie di cui è protagonista insieme a Michelle Dockery
Juan Diego Botto ha accompagnato l’anteprima italiana di Good Behavior, all’interno della decima edizione del Roma Fiction Fest, serie tv di cui è protagonista insieme all’ex Lady Mary di Downton Abbey, Michelle Dockery. Prodotta da Tomorrow Studio e Studio T per TNT, Good Behavior è tratta dai racconti di Blake Crouch che si concentrano principalmente sul personaggio femminile della serie, Letty Dobesh (Dokery nella serie tv), una ladra, ex galeotta, in un percorso di redenzione per cercare di ottenere di nuovo la custodia della figlia.
La differenza tra i racconti e la serie tv è stata sottolineata anche dallo stesso Botto che ha ricordato come il suo personaggio, il sicario Javier, è solamente accennato all’interno dei racconti, finendo così per essere una figura sviluppata interamente all’interno della serie tv. Javier è un sicario, un killer, un personaggio che definiremmo un “cattivo”, ma come ormai accade sempre più frequentemente, ha un animo gentile, sofisticato, affascinante. E’ una figura difficile da odiare, con molti strati da scoprire nel corso delle dieci puntate che compongono la prima stagione della serie. Entrambi i personaggi viaggiano all’interno dello spettro “buono/cattivo” senza avere una collocazione ben definita. Letty è una ladra, drogata, ubriacona ma è anche una donna piena di fragilità, una madre che cerca di riparare ad un errore del passato. “Se ciascuno di noi incontrasse per strada i due protagonisti scapperebbe, mentre è interessante vedere come in questo modo ci si affeziona. […] E’ affascinante indagare il mistero dell’animo umano” come ha dichiarato Juan Diego Botto nel corso della presentazione.
L’attore, impegnato in Argentina all’interno di un’associazione dei figli di Desaparecidos in quanto lui stesso figlio di un uomo assassinato dalla dittatura, ha confidato di essere stato entusiasta di poter dar vita ad una figura così difficilmente catalogabile, iscrivibile tra i buoni o tra i cattivi, che gli ha permesso di indagare sull’animo umano, su quella parte più oscura, che ovviamente cerchiamo di non far emergere pubblicamente, ma che è parte di ciascuno di noi.
Come ha giustamente evidenziato anche Botto, Good Behavior si muove tra i generi, mischiando il drama con momenti più leggeri il tutto condito con una sfumatura thriller. La serie racconta infatti le vicende di Letty Dobesh (Dokery), una donna da poco uscita dal carcere, costretta ad incontrare frequentemente il suo agente di custodia che prova a liberarsi di alcol e droga per poter ottenere di nuovo la custodia del figlio. Durante un furto in un albergo scopre il piano di un sicario (Botto) per uccidere la moglie di un cliente e decide di intromettersi, provando a evitare l’omicidio. Come è facile prevedere i due finiranno per interagire e Letty si ritroverà a lavorare insieme a Javier, tra travestimenti, furti e tentativi di fuga.
Good Behavior rientra, insieme a Animal Kingdom, nel tentativo di TNT di staccarsi dai procedurali classici di cui era piena come Rizzoli & Isles o Major Crimes, per aprirsi a serie più mature, dalla trama orizzontale più pronunciata in grado di scatenare quel desiderio di visione di ogni singola puntata, fondamentale in questo periodo così ricco di serialità. Cercando però di presentare qualcosa di diverso dal drama psicologico incentrato sui personaggi e dal thriller ad alta tensione, Good Behavior finisce per essere un ibrido che non accontenta nessuno. Tra personaggi abbozzati e superficiali, tensione forzata e mai naturale, la serie non decolla con un pilot costruito interamente sul personaggio di Michelle Dockery che lontana da Lady Mary, tra accento americano, droga e alcol, passa dalla disperazione all’euforia e ritorno ma la sua algida bellezza si scontra con un personaggio che avrebbe meritato una caratterizzazione più naturale e meno artificiosa. Così Good Behavior non convince nè nella sua parte thriller nè in quella drammatica, finendo per diventare una serie tv facilmente archiviabile e superabile, non aggiungendo nulla all’attuale panorama seriale.