Napoli Sound non ha stile né storia (e scompare anche il Conservatorio)
Napoli Sounds porta alla ribalta la musica neomelodica con Nancy e Luciano Caldore giudici e mentori degli aspiranti cantanti: il live su Blogo.
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22.38
Pronti a Napoli Sound?
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22.44
“Napoli, qui tutti cantano”: ecco, l’inizio non promette. Sento la voce di Troisi che si ribella.
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22.45
“Chi ce l’ha fatta ha deciso di trasformare i sogni dei ragazzi in realtà”: e fin qui siamo al classico talent.
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22.45
“Saranno loro i protagonisti di questa storia che parla di Napoli Sound” dice la voce fuori campo. Ecco, manca quel tocco di ironia.
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22,51
O ce le fate sentire ‘ste voci oppure no. O ci fate conoscere questi candidati oppure no. Comunque Caldore e Nancy sono i giudici più dolci del mondo.
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22.54
Stani? Ma perché non ci dite come si chiamano? Tratto caratteristico; tanta emozione nelle audizioni, ma poche voci indimenticabili.
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22.57
Napoli Sound, la fai pesante.
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22.58
Viene da San Severo in provincia di Foggia, ha 17 anni: ha vissuto sempre con la nonna, la mamma è sempre stata dietro gli altri fratelli, mentre il padre era in prigione.
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22.58
Ma è la storia di Nancy (anche lei col padre in prigione) o quella dei protagonisti?
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23.03
Il testo del programma è imbarazzante. “I compagni di audizione si stringono intorno ai vincitori e cantano insieme con quell’energia che solo la musica napoletana sa dare”: qualcosa del genere. Ma dopo la recupero, integrale.
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23.04
Pubblicità.
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23.13
Ecco Marco. I genitori sono emigrati in Germania: poi si sono separati e la mamma lo ha lasciato con il padre, insieme ai fratelli. L’ha rivista dopo 13/14 anni. “Intervenì (sic) mia nonna, con cui sono cresciuta”
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23.23
Il personaggio migliore è l’assistente di Nancy, Sara.
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23.27
Vabbè, quanto altro tempo vogliamo perdere su questa pizza spettacolo? Noia.
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23.39
“Realizzare il video con Nancy realizza il mio sogno: lei è la mia musa ispiratrice” dice Raffaella. La capisco: il rapporto con le proprie star è carnale.
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23.49
Scusate, ma il Conservatorio? Non dovevano vincere una borsa di studio al Conservatorio?
Come volevasi dimostrare, le critiche e le polemiche su Napoli Sound sono arrivate troppo presto: accusato di essere folkloristico e macchiettistico, il programma prodotto da Kimera e trasmesso da Real Time non è riuscito ad essere, convintamente, neanche quello.
Napoli Sound non sa dove andare: parte col voler essere un talent, con tanto di stilemi di genere – la tipica presentazione da pre-audizioni, la seria voice over che vuole raccontare le speranze degli aspiranti concorrenti -, ma non ne ha spessore e pathos; tenta allora la carta del docu-emo-reality, ma dei tanti aspiranti cantanti trova ‘solo’ due storie di padri in carcere e pochi agganci da ‘disagio’ da sfruttare; quindi cerca la via del Makeover/tutorial, tentando di rappresentare le ‘regole del perfetto neomelodico’, dalla necessità di saper ballare a quella di interpretare il brano, dal trucco e parrucco alla gestione del palco. Il tutto inseguendo il tocco leggero de Il Boss delle Cerimonie (cfr. attenzione per tacco 16 con plateau e la camera di Nancy) ma senza averne l’ironia e la capacità di sguardo.
Si confonde anche il protagonismo: i riflettori dovevano essere puntati sulle giovani leve – e sul valore della musica nelle loro difficili vite – e invece finiscono per illuminare Nancy e Luciano Caldore, di nuovo insieme per un videoclip in cui i ‘magnifici 4’ finiscono per essere le comparse. Del percorso di crescita di questi 4 aspiranti cantanti e soprattutto dell’annunciata borsa di studio presso il conservatorio di Salerno non se n’è saputo più niente. E dire che avrebbe dato un altro senso a tutta questa operazione che così come è stata costruita è diventata solo una bella vetrina per i due già affermati cantanti.
La scrittura, poi, pesca nei più ritriti luoghi comuni sul rapporto tra Napoli e la sua musica. “A Napoli cantano tutti” recita l’intro e viene da pensare che la lezione di Massimo Troisi non sia stata capita fino in fondo; “I compagni accolgono i vincitori con l’entusiasmo e l’energia che solo la musica Napoletana riesce a sprigionare anche dopo una delusione” tanto basta ca ce sta ‘o mare, basta ca ce sta’ ‘o sole…
Il vero problema di Napoli Sound è che non ha anima, non ha storia, non ha direzione, non ha stile. Non ha un’idea e di conseguenza non trova un genere né un vero filo narrativo. E se la morale della favola è raccolta nel finale, la chiusura netta sul video di Nancy e Caldore conferma l’impressione che i veri protagonisti siano loro, ma nel loro essere prodotti discografici, non come persone che hanno superato e combattuto difficoltà con la loro musica. Non viene fuori la loro fatica, il loro lavoro, le sconfitte, le difficoltà, quanto piuttosto l’aspetto più glamour e superficiale dell’essere una star neomelodica. Il programma lavora sull’immagine, non riesce ad andare in profondità: sembra che non sappia quale chiave usare entrare in un fenomeno complesso, sfaccettato, individuale e collettivo.
A fronte di sceneggiature ingenue (cfr la ‘storia d’amore’ senza baci sulle labbra tra aspiranti neomelodici), il personaggio più autentico si rivela quello meno ‘lavorato’ dalle telecamere, ovvero Sara, l’assistente di Nancy. Lì si respira un tocco di genuinità, quella che il programma ha invece soffocato. Altro, unico, brivido la perifrasi “Mio padre è ospite dello Stato” per indicare la prigionia. Per il resto, nulla. Gli stessi Coppola e Caldore avrebbero meritato un maggiore approfondimento e un programma più strutturato.
In conclusione, un’ora di ‘nulla’: Napoli Sound non mi ha lasciato nulla, se non la sensazione di un’incompiuta, di una bozza in cerca di qualcuno che dia una direzione all’operazione. Facile, in questo senso, fare paragoni con altri format: il pensiero corre a Il Boss delle Cerimonie – di cui Napoli Sound ha preso il posto per una sera – che in 25′ realizza ogni volta un trattato antro-socio-cultu-fashion-musical-gastronomico.
Qui ci siamo persi proprio l’obiettivo. Peccato.
Napoli Sound | 18 novembre 2016 | Diretta
Napoli Sound | 18 novembre 2016 | Anticipazioni
Dopo i matrimoni, i ristoranti e i santi, tocca alla musica neomelodica conquistare l’attenzione di Real Time che accoglie questa sera, alle 22.40, Napoli Sound, il primo talent dedicato ai cantanti di genere. Un’immersione, vedremo quanto stereotipata, nel popolarissimo mondo della musica neomelodica, una vera e propria industria discografica dal giro economico impressionante – spesso ignoto alla Finanza e alimentato in zone piuttosto ‘grige’ tra lecito e illecito – che ha in alcuni quartieri di Napoli, e in molte zone periferiche, un seguito da rockstar, con straordinario seguito in altre aree del Sud, Sicilia in testa.
Napoli Sound cerca, quindi, di mescolare le formule del talent tradizionale agli stilemi di un genere considerato ‘sub-musicale’ e ‘sub-culturale’, che il pubblico nazionale ha imparato a conoscere prima con le inchieste e con i documentari sulla criminalità a Napoli (a cui spesso hanno fatto da colonna sonora), quindi con qualche film, per arrivare a Il Boss delle Cerimonie e a Ballando con le Stelle, che nella scorsa edizione ha reclutato uno dei suoi esponenti più popolari, Tony Colombo.
A giudicare le aspiranti nuove leve del genere – che ha peraltro diverse ramificazioni e centinaia di star – ci sono due nomi di spicco della scena partenopea, ovvero Luciano Caldore e Nancy Coppola, quest’ultima ormai conosciuta al pubblico tv per le tante partecipazioni ai matrimoni nel Castello di Don Antonio Polese. A loro, già partner in carriera, il compito di testare le qualità dei concorrenti per decidere a chi di loro assegnare il premio, ovvero una borsa di studio presso il Conservatorio Giuseppe Martucci di Salerno. E già qui si marca una differenza dalle attese: non si offre un disco, un tour, un corso di marketing musicale, ma un periodo di studio. E di studio musicale. La differenza non è poca.
“Mi piacerebbe che la musica aiutasse questi ragazzi a uscire fuori dai problemi”
dice Luciano Caldore nel promo, a marcare subito il rapporto tra la situazione socio-economica e la musica in certe aree della città, e non solo.
Il compito è quello di scegliere quattro talenti tra i tanti che provano a sfondare nell’ambiente.
Napoli Sound | I Giudici | Luciano Caldore e Nancy Coppola
Luciano Caldore, classe 1974, ha debuttato ventenne sulla scena neomelodica napoletana, conquistandosi subito l’appellativo del ‘bello’ e arrivando già in quegli anni all’attenzione di Maurizio Costanzo, che lo invitò al MCS, ma anche di programmi di attualità come La Vita in Diretta. Ha 14 dischi all’attivo, di cui l’ultimo uscito proprio nel 2016, Ripartire, dopo quattro anni di stop, e due film da protagonista. Trattasi di due musicarelli in salsa napoletana, tutti e due girati nel 1999: Pazzo d’amore, firmato da Mariano Laurenti (già regista di alcuni film di Nino D’Angelo), con una giovanissima Laura Chiatti co-protagonista, ma anche Marisa Merlini e Lorenzo Flaherty, e T’amo e t’amerò, diretto dall’ex Gatto di Vicolo Miracoli Ninì Grassia con, nel cast, Solange, Barbara Chiappini, Francesca Rettondini, Andrea Roncato.
“Nei quartieri popolari, quando parli di musica, parli di canzone neomelodica. È quello che ascolta la gente, è quello che racconta le loro storie, i loro sentimenti, i loro problemi. Lì un genitore sa che la musica può essere una strada buona per il figlio, e così per molti è un sogno vedere il proprio figlio cantare. Comunque, quando avevo sette anni lasciammo il centro di Napoli per trasferirci a Scampia, a causa del terremoto, che in quegli anni ha cambiato la vita di tutti i napoletani. Negli anni Ottanta, quando Scampia si cominciò a riempire, sembrava un’enorme torre di Babele, piena zeppa di persone che arrivavano dalle parti più diverse di Napoli, e che avevano anche abitudini diverse”
racconta Caldore in una bella testimonianza raccolta da Napolimonitor, che permette di seguire la storia, simile a quella di molti altri, vissuta dal ‘lato’ del protagonista. Una carriera di alti e bassi, iniziata per caso con un concorso per nuove voci organizzato dal circolo ricreativo di un ospedale, a 13 anni, un primo disco e poi la consacrazione grazie al grande mondo delle tv ‘private’ di Napoli, molto spesso di quartiere, che trasmettevano senza sosta i suoi brani. Al primo concerto, a Ditellandia Park (zona di Mondragone) 6000 persone, quindi il Palapartenope. Ma vale la pena seguire il suo racconto per ritrovarne gli echi in Napoli Sound.
Nasce nel 1986, invece, Nancy Coppola, nata Nunzia, sorella d’arte, visto che il fratello Gino è anche lui un popolare cantante napoletano. Si avvicina alla musica appena 15enne e il suo primo album è del 2004 e da allora pubblica quasi regolarmente ogni 2 anni. In tutto sono 9 gli album all’attivo, di cui l’ultimo del 2016 dal titolo “Mi chiamo Nancy”. Il suo pezzo cult? Ragazza Madre.
Napoli Sound è prodotto da Kimera Produzioni, di Roma: al suo attivo hanno Morti e Stramuorti, docureality su un’impresa di pompe funebri napoletana andata in onda qualche anno fa su Explora, ma anche Tutti pazzi per le nozze, con Giorgia Fantin Borghi, Coming Out e anche il delizioso Mamma ha preso l’aereo, sulle adozioni internazionali. Vedremo come avranno trattato la delicata materia del neomelodico napoletano.
Napoli Sound | Come seguirlo in tv e in streaming
Una sola puntata per questo esperimento talent di Real Time, in onda questa sera – venerdì 18 novembre – alle 22.40, nello slot che fu de Il Boss delle Cerimonie. Nessuno live streaming, ma la possibilità di rivedere la puntata su Dplay al termine della prima tv.
Napoli Sound | Second Screen
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