La Rai in profondo rosso. Il dg Masi: “La situazione è critica”. I problemi sono la scarsa pubblicità e l’evasione del canone
Partiamo da un presupposto: la Rai – televisione di Stato italiana – nell’ultimo anno, almeno dal punto di vista dei contenuti e del rapporto col pubblico, ha fatto giganteschi passi avanti. Almeno è questa l’opinione di chi scrive: il Festival di Sanremo è stata una ventata d’aria fresca, le ultime proposte di fiction e di
Partiamo da un presupposto: la Rai – televisione di Stato italiana – nell’ultimo anno, almeno dal punto di vista dei contenuti e del rapporto col pubblico, ha fatto giganteschi passi avanti. Almeno è questa l’opinione di chi scrive: il Festival di Sanremo è stata una ventata d’aria fresca, le ultime proposte di fiction e di film tv sono state tutte vincenti, nonostante qualche polemica – legittima, per carità – dei puristi. Senza contare l’avvento, avveniristico e pioneristico, di Rai.tv, il portale di consultazione e diretta – streaming e on demand – dell’intera programmazione Rai, inclusi i canali presenti sul bouquet Sky, che ha sancito un’autentica rivoluzione nel modo di rapportare la televisione al Web. Non solo foglie d’alloro, naturalmente: le polemiche innescate sul territorio delle nomine Rai discusse a Palazzo Grazioli, davanti a un Silvio Berlusconi non propriamente super partes, è stata francamente l’apologia dell’imbarazzo. Senza contare l’aumento del canone di 1,5 euro e la scelta di “staccarsi” dalla piattaforma Sky rinunciando così a una cifra esorbitante di denaro.
Nel frattempo, il Direttore Generale Mauro Masi ha scelto di non nascondersi e, seppure tra le righe necessarie, ha parlato di “crisi” relativamente alla situazione finanziaria di Mamma Rai:
“La situazione economico-finanziaria è oggettivamente critica. Affrontarla è una priorità. Tuttavia la Rai e’ una azienda sana e solida, pronta a rispondere a tutti i grandi temi aperti sul campo. E’ prioritario adesso individuare il percorso per fronteggiare il peggioramento dei conti aziendali, a cominciare da una impellente azione per il recupero del canone”.
Canone, benedetto canone. Croce e delizia degli italiani. Masi ha stimato una crescita tendenziale dell’evasione del canone Rai dal 28,2% previsto a oltre il 30%:
“Rispetto al budget 2008, che prevedeva un’evasione del 28,2%, il mio staff ha stimato un dato che supera il 30% nel primo quadrimestre del 2009. E’ dunque impellente un’azione di recupero sull’evasione del canone. A questo proposito c’è bisogno di una ripresa della vecchia convenzione con la Siae che agevolerebbe con uomini e mezzi il recupero dei canoni speciali”. (concessi, ad esempio, a scuole o alberghi – ndr).
Le cose non vanno bene nemmeno per quanto riguarda la raccolta pubblicitaria. Se la tendenza del primo trimestre sarà confermata, la flessione arriverà “fino a 150 milioni di euro” a fronte dei 55 milioni di euro già in budget, sempre secondo le stime del dg.
“Il peggioramento di 20 milioni di euro registrato nei primi mesi dell’anno rispetto al budget 2009 è da imputare soprattutto alla riduzione, ed è un termine eufemistico, della raccolta pubblicitaria nel primo trimestre, che ha fatto registrare una flessione di 27 milioni di euro. Se tale tendenza sarà confermata si passerà da un calo di 55 milioni di euro già previsto a una flessione che potrebbe arrivare a 150 milioni di euro. In termini assoluti, si passerà da 1143 milioni a 1048 milioni di euro. Se continua così le risorse del gruppo si avviano a una perdita tendenziale non lontano da 120 milioni di euro”.
Ci vorrà del buon, caro, vecchio e sano olio di gomito dei vertici aziendali. Altrimenti ci sarà da dare ragione all’Associazione Nazionale Consumatori che, già nei giorni scorsi, aveva parlato di “Tv di Stato pasticciona e spendacciona”. Il punto, e non è un punto da poco, è che la raccolta pubblicitario è una voce d’entrata ancora fondamentale, anche per Rai e Sky, nonostante i rispettivi canoni. Le entrate da tassazione non basta minimamente a coprire i costi e ad assicurare un profitto (sia la Rai che Sky sono aziende e vivono di profitto, non di opere di bene); ogni tentativo di smuovere le acque non è servito a nulla. Basti pensare alle grandi manovre d’acquisto della piattaforma di Murdoch: nessuno, nemmeno Fiorello, è riuscito a migliorare la situazione economica, né dal punto di vista degli spot, tantomeno da quello dei nuovi abbonati.