Ultimo 4, il ritorno alle origini di Taodue. Raoul Bova fa l’evento, ma c’è poco di nuovo
Ultimo 4-L’occhio del falco celebra la saga del colonnello interpretato da Raoul Bova senza però proporre nulla di nuovo
In principio era “Ultimo”. Ed ancora “Ultimo” è. L’operazione della Taodue di riportare in tv il personaggio che, nella realtà, catturò Toto Riina, ricevette accuse di concorso esterno in associazione mafiosa e fu costretto ad essere trasferito, più che un omaggio al personaggio stesso sembra essere un’autocelebrazione dell’idea che ebbe Pietro Valsecchi quattordici anni fa.
Con tanto di flashback iniziale del primo film-tv, “Ultimo-L’occhio del falco” non aggiunge altro alla saga che già conoscevamo, se non un tassello narrativo costruito sulla base degli altri successi di Taodue. In “Ultimo 4” c’è la rincorsa alla mafia di “Squadra antimafia-Palermo oggi”, il lavoro di squadra di “Distretto di polizia”, l’attinenza alla realtà de “Il capo dei capi”.
Il tutto unito da un unico collante: Raoul Bova. E’ lui il vero evento della fiction, il suo ritorno dopo nove anni nelle vesti del personaggio che lo rese ancora più celebre ed amato. E’ su questo comeback seriale che si basa il quarto capitolo di “Ultimo”, una celebrazione dell’eroe apparentemente sconfitto, che invece sa stringere ancora i pugni, rialzarsi e tornare a combattere. E che, in tutto questo, non perde il suo fascino. Perchè se “Ultimo” ha avuto successo è anche grazie alla scelta di un attore capace di conquistare anche quel pubblico poco avvezzo a storie come queste, tanto da sentirsi dire, dai cattivi della situazione, che “non pensavo fosse così bello”.
Ultimo 4 – L’occhio del falco
Uniti i due fattori, Taodue e Bova, si ha la ripetizione costante di elementi già visti, situazioni già note e colpi di scena un po’ scontati, ma che fanno sempre presa sul pubblico in cerca di emozioni. Peccato, però, che se nella realtà le vicende del colonnello Ultimo si sono evolute veramente, nella versione televisiva tutto sembra fermo, o procedere molto lentamente, come se il protagonista della fiction (ormai ben lontano da quello reale) non riuscisse a tenere il ritmo dei fatti realmente accaduti.
Il trattamento che meritava la saga di “Ultimo” sarebbe dovuto essere ben diverso da quello a cui abbiamo assistito questa sera. Lo stesso coraggio e passione del personaggio reale qui si perdono a favore della continuità di un racconto che rischia di annoiare per ridondanze, senza offrire nulla di nuovo e di veramente originale, come avvenuto in passato.
Senza infamia nè lode, “Ultimo-L’occhio del falco” può usufruire sicuramente della popolarità del marchio. Ma non basta: sapersi guardare indietro e ricordare da dove si arriva non deve impedire di guardare avanti e pensare a qualcosa di davvero nuovo.