Home Nove Untraditional, Fabio Volo sogna New York ma resta fedele al suo stile

Untraditional, Fabio Volo sogna New York ma resta fedele al suo stile

Untraditional evidenzia la volontà di Fabio Volo di fare qualcosa di diverso in tv, scontrandosi con un ritmo non sempre azzeccato ma riuscendo a trovare la giusta misura quando diventa autoironico

pubblicato 4 Novembre 2016 aggiornato 1 Settembre 2020 17:49

Untraditional s’inserisce perfettamente nel filone dei lavori firmati da Fabio Volo. Per il suo debutto nella serialità, infatti, lo scrittore ed attore bresciano non si è misurato con quello che sarebbe potuto essere un linguaggio diverso rispetto a quelli da lui utilizzati nei suoi libri o in radio, ma ha adattato il formato stesso alla sua volontà di non tradire prima di tutto il proprio stile. Anche per questo, chi è rimasto entusiasta dei suoi romanzi troverà Untraditional (il cui debutto è previsto per il 9 novembre alle 21:15 su Nove, ma già da oggi il primo episodio è online sul sito di DPlay) fresca, originale e divertente.

Chi, invece, è sempre stato scettico nei confronti del Volo scrittore, non si ricrederà: ma questo non sembra interessare a lui, deciso a portare avanti una propria idea di racconto che, in questo caso, mescola realtà e finzione. La novità di Untraditional sta proprio nel voler mostrare la vita di tutti i giorni di Fabio, tramite il filtro del linguaggio televisivo: proprio nei momenti in cui la finzione prende il sopravvento, la serie mostra le sue parti migliori.

Merito anche della capacità rara -per la fiction italiana- di Volo di sapersi prendere in giro, come quando si ritrova a farsi fare un esame della prostata dal suo dermatologo o si sente dire dalla moglie Joanna che lo ha sposato perchè è “un buon compromesso tra l’uomo e la donna”. La serie risente, invece, delle elocubrazioni esistenziali in apertura e chiusura dell’episodio: qui, il Volo dei libri best-seller non riesce ad essere all’altezza del linguaggio innovativo che Untraditional vuole sfruttare.

Volo, in altre parole, funziona quando interpreta sè stesso senza filtri, riuscendo a ridicolizzarsi ed ad inserirsi dentro situazioni poco realistiche, forse, ma assolutamente adatte ad una comedy. Fatica, invece, quando sente la necessità di farsi circondare di guest-star che, fatta eccezione per Giuliano Sangiorgi (a cui viene affidato un divertente finale a sorpresa), sembrano solo voler approfittare dai rapporti d’amicizia di Volo con “la gente che conta”.

Untraditional è sicuramente poco tradizionale, e questo è un pregio: ma essere originali non significa per forza dover fare leva sempre e solo sulle proprie differenze ed il proprio presunto disagio con il resto del mondo. Insistere sul sogno di New York (citata anche eccessivamente nel primo episodio) non fa altro che svelare l’ambizione di voler essere vicino ad una serialità di nicchia ma di qualità, come Louie, show di Fx che sembra essere il vero punto di riferimento per Volo, la cui ricerca di un’identità diventa un viaggio in cui non tutti possono immedesimarsi così immediatamente.

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