Home Amore Criminale Asia Argento a Blogo: “Da fan di Amore Criminale a conduttrice. Ho studiato per essere all’altezza di un tema così delicato”

Asia Argento a Blogo: “Da fan di Amore Criminale a conduttrice. Ho studiato per essere all’altezza di un tema così delicato”

Asia Argento è la nuova conduttrice di Amore Criminale: Blogo l’ha intervistata prima della partenza del programma.

pubblicato 25 Ottobre 2016 aggiornato 1 Settembre 2020 18:23

Il lavoro che abbiamo svolto ha oltrepassato le mie aspettative. Non immaginavo che mi sarei appassionata così tanto a queste storie. Non è stato solo un voler raccontare al pubblico quello che studiavo, ma volevo cercare di capire, scoprire i dettagli… Mi sembrava rispettoso e doveroso fare i “compiti a casa” per essere all’altezza di un tema così delicato.

A presentare così la sua nuova avventura professionale, che la vedrà vestire il ruolo di narratrice ad Amore Criminale, in onda su Raitre da venerdì 4 novembre con sette prime serate, è Asia Argento. E, a dispetto di quanti siano scettici, la Argento potrebbe davvero sorprenderci in questa nuova stagione del programma che ha fatto della denuncia sociale e del servizio pubblico la sua bandiera. A lei non importano le polemiche sulla sua presenza in trasmissione, le critiche preventive, lo spauracchio degli ascolti. È più interessata a far bene, a impegnarsi in un lavoro per lei nuovo che ha cercato però di affrontare con impegno e dedizione, passando dall’essere fan del programma a condurlo, come ci racconta in un’intervista in cui sa dosare benissimo forza e sensibilità. Saranno queste le sue armi vincenti ad Amore Criminale?

Alla notizia del tuo arrivo ad Amore criminale si è scatenato il finimondo, con polemiche e attacchi alla tua persona. Tu sei stata una vera signora e non hai mai replicato. Ora vuoi commentare quello che è successo?

Assolutamente no, non intendo farlo nemmeno ora. È una polemica che non mi riguarda e non ne voglio proprio parlare.

Quando ti è arrivata la proposta per Amore criminale cosa hai pensato? Hai accettato subito?

C’è stato questo desiderio di Matilde D’Errico di incontrarci, l’estate scorsa. Ci siamo viste e mi ha fatto una bellissima impressione. In più, io ero fan di Amore Criminale, la scorsa stagione avevo seguito tutte le puntate e l’ho sempre trovato un programma fatto molto bene. Matilde mi ha raccontanto la sua volontà di cambiare lo studio, di “cucirmi addosso” la trasmissione, come ha fatto anche con le altre narratrici in passato. Questa collaborazione, quindi, è stata bellissima. Io sono entrata nel suo mondo, un mondo che conosce benissimo e racconta da anni, e sono entrata ancora più in profondità rispetto a quello che potevo sapere guardando il programma o leggendo dei dati. Quando si vanno a scoprire delle storie, quando si vanno a studiare i fascicoli, quando si va a leggere come nascono questi amori criminali, tutto assume un’altra importanza. Per tornare alla tua domanda, sì, ho accettato dall’inizio, ma poi il lavoro che abbiamo svolto ha oltrepassato le mie aspettative. Non immaginavo che mi sarei appassionata così a questo lavoro. Non è stato solo un voler raccontare al pubblico quello che studiavo, ma volevo cercare di capire, scoprire i dettagli, rapportarmi agli avvocati, psichiatri, polizia, forze dell’ordine. Ho incontrato anche una sopravvissuta, e quindi mi sembrava rispettoso e doveroso fare i “compiti a casa” per essere all’altezza di un compito così delicato.

A proposito dei “compiti a casa”, Amore Criminale non è un programma “facile”, soprattutto dal punto di vista psicologico. Come ti sei preparata a questo ruolo, ad affrontare questi argomenti?

Ci sono stati degli alti e bassi, essendo io una persona molto sensibile. Era difficile avere l’indifferenza di un dottore, davanti a queste storie. Erano tutte cose che mi portavo a casa, a letto, nei miei pensieri, durante il giorno, che non mi lasciavano mai. Però mi sono appoggiata molto alla fermezza, alla forza e al coraggio di Matilde e per emulazione della sua forza con il tempo sono riuscita a mantenere salda la mia psiche durante questi studi profondi sulla psiche umana di altre persone che hanno invece perso completamente il senso della realtà e per i quali non c’è più una linea di demarcazione. Sto ovviamente parlando di coloro che commettono questi crimini, siano essi uomini o donne, visto che quest’anno racconteremo anche la storia di due donne che hanno tentato l’omicidio del proprio compagno.

Nella nostra intervista, Matilde D’Errico di te ha detto: “il pubblico di Amore Criminale potrà apprezzarla e scoprire dei lati di Asia che fino ad ora non sono ancora venuti fuori”. E’ così? Cosa dobbiamo ancora scoprire di Asia?

Non lo so. Credo che un attore, un interprete, è sempre visto attraverso gli occhi di chi lo ha ingaggiato, del regista. E quindi uno sguardo di una donna su di me è sicuramente diverso rispetto a quello di un uomo. Quello che Matilde ha visto in me, e quello che abbiamo cercato di costruire insieme sul programma, è una cosa che sicuramente non avevo mai fatto e ho usato probabilmente delle corde che o non avevo mai usato o forse non usavo da tempo. Io non ho mai condotto un programma prima, anche se questa la vedo più come una narrazione, una cosa quasi teatrale, e quindi vedremo.

Quando ho visto le tue prime foto sul set di Amore Criminale ho pensato “Wow, è bellissima”. Sei molto diversa da come siamo abituati a vederti e secondo me hai vestito dei panni che ti donano. Si dice che è l’abito che fa il monaco, è così?

In questo caso forse sì. Abbiamo scelto una silhouette, una linea precisa e sobria per queste puntate. A me piaceva, piaceva a Matilde, ci siamo trovate d’accordo.

Facciamo finta di essere al giorno dopo la prima puntata: temi più le critiche o gli ascolti?

Io non guarderò né le critiche (e lo faccio da anni), né gli ascolti, perché non è una cosa che mi riguarda. Anche nei film faccio così, sono anni che non leggo le critiche, nemmeno quelle positive, perché secondo me sono altrettanto deleterie. L’importante secondo me è fare il proprio lavoro al massimo di quello che uno può dare, poi non si può piacere a tutti e non si può pensare di vincere sempre alla lotteria. La massima soddisfazione, per me, è fare il mio lavoro con amore, tornare a casa e sentire che ho fatto qualcosa che mi è piaciuta e che ho amato fare. Poi, il resto, per me è irrilevante, non mi riguarda. Sono 32 anni che faccio questo mestiere, ho avuto alti e bassi, successi e insuccessi, ma uno con il tempo si deve distaccare da questo gioco perché alla fine si resta intrappolati con qualcosa di inafferrabile, in realtà. Quindi è meglio pensare solo al proprio lavoro e farlo con umiltà.

Sei mamma di una figlia adolescente. Dopo aver condotto un programma come Amore Criminale ti senti più spaventata per il suo futuro sentimentale?

Penso che la paura sia un sentimento che paralizza, quindi non credo sia utile in questo caso. Il problema del femminicidio e della violenza contro le donne, nel nostro Paese, è enorme ed è un problema culturale, quindi parte dalla famiglia insegnare, capire, aiutare. Il programma per me e mia figlia è stato spunto di dialoghi molto profondi. Solo attraverso la conoscenza si può distruggere l’ignoranza, che poi in questo caso è non vedere, non voler sapere. In questi casi è importante sapere, parlarne con i propri figli e rispettare non solo i figli, ma anche noi stessi perché poi noi siamo i loro modelli. A volte, più di tante parole, serve il buon esempio.

Molti considerano un vantaggio essere figlio d’arte. A me sembra che il più delle volte – per chi lo è – sia invece un limite enorme. Per te come è stato?

Credo che sia un limite ma anche una fortuna, una cosa aggiunta. Poi è facile accusare di nepotismo una persona che è figlia d’arte, ma anche in questo caso io penso a fare il mio lavoro con dedizione e lo faccio da tutta la mia vita. Ho imparato molte cose, ho fatto molti lavori diversi e mi reputo molto fortunata. Essere “figlia dell’arte”, e cioè venire da un background di persone che hanno comunque nutrito la mia curiosità, è sicuramente un grande vantaggio: ero pronta, era la mia volontà scoprire, conoscere, e avevo certamente un terreno molto fertile a casa. Poi non conosco una vita diversa da questa, quindi non so come sarebbe stato.

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