Pioggia di spot: Sky sta per sorpassare Mediaset. Abbonati e associazioni in guerra: “La tv di Murdoch fa come le pare”
Anche i telespettatori di Sky piangono. Circa un migliaio di utenti della – quindi abbonati alla – televisione più gettonata, cool e di moda del momento sono insorti, trascinati dall’Adiconsum che ha sollevato la questione. Il problema è relativo ai break pubblicitari che riempiono eccessivamente, secondo Adiconsum, i palinsesti di Sky, già pay tv per
Anche i telespettatori di Sky piangono. Circa un migliaio di utenti della – quindi abbonati alla – televisione più gettonata, cool e di moda del momento sono insorti, trascinati dall’Adiconsum che ha sollevato la questione. Il problema è relativo ai break pubblicitari che riempiono eccessivamente, secondo Adiconsum, i palinsesti di Sky, già pay tv per definizione. Essendoci il canone dell’abbonamento, questo il nucleo del contenzioso, perché mai un individuo dovrebbe anche sorbirsi tanta pubblicità?
Il punto non è sottile. I dati, a sorpresa, dicono che Sky sta per sorpassare – udite udite – Mediaset sul fronte degli affollamenti pubblicitari. Il che è folle, considerata quella che dovrebbe essere la natura di una televisione a pagamento. Vediamoli, allora, questi dati, grazie allo studio di Media Consultant: se prendiamo il periodo che va dal 28 settembre al 1 novembre 2008 e ci sintonizziamo dalle 8 del mattino fino alle 2 di notte sui tre canali con i carichi di spot più alti del bouquet Sky, quello che testimoniamo è un vero e proprio tsunami di interruzioni: 2.123 su Fox, 1.893 su Fox Crime, 2.027 su Fox Life. Sul fronte Mediaset, 2.155 su Canale 5, 2.007 su Italia 1, 1.932 su Retequattro. Risultato: Biscione 6.094, Sky 6.043. Il giorno del sorpasso sarà un giorno da destinare ai posteri.
Spiega Mauro Vergari di Adiconsum:
“Questo non va bene. Non va bene per chi guarda, perché l’abbonato avrà pure un posto in prima fila, ma a fine giornata perde 2,35 ore di programmi, pari a 4 telefilm di 40 minuti, sostituiti da caroselli di ogni genere”.
Tutto ciò senza contare i banner e gli “elevator”, i sottopancia che scorrono, per così dire, in sovraimpressione, durante la quasi totalità dei programmi Sky, comprese le partite di calcio e telefilm come CSI. Prosegue Vergari:
“Sky ha già in cassaforte i soldi degli abbonamenti, ma non rinuncia a dragare il terreno della pubblicità dove non ci sono limiti o barriere. E in questo modo mette in difficoltà i piccoli che si spartiscono le briciole della torta e non trovano le risorse per crescere”.
Maurizio Giunco, presidente dell’Associazione delle emittenti locali di Frt (la Federazione radio e tv), parla addirittura di “concorrenza sleale”:
“E’ quello che fa Sky. E non per una ma per due ragioni. Sky vive di abbonamenti e dunque può poi permettersi di offrire tariffe bassissime, perché gli spot sono un di più e non l’ossigeno per vivere. Non solo: queste tariffe diventano quasi irrisorie, con sconti del 50, 70, perfino 80 per cento, perché Sky offre un catalogo di oltre cinquanta canali dove l’inserzionista può piazzare a piacimento tutti i propri prodotti e secondo tutte le combinazioni possibili. Sky gode di una sorta di extraterritorialità da quando è sbarcata in Italia. Di fatto, fa quel che gli pare. Così incassa il canone versato dal popolo degli abbonati, 4,7 milioni, e poi calamita gli investimenti pubblicitari”.
Risultato: guerra.
“Così non va bene – conclude Giunco -. Ci prepariamo a presentare un esposto all’Antitrust. E presto studieremo proposte di legge per regolamentare il mercato. Non si può tenere il piede in due scarpe e bisogna mettere dei tetti agli affollamenti pubblicitari. Altrimenti il banco potrebbe saltare. Del resto la Rai, che incassa il canone, è costretta a limitare gli spot rispetto alla tv commerciale”.
Regole uguali per tutti, dunque.