Paolo Garimberti, Presidente Rai in pectore: “Amo la tv americana, mai visto un reality”
L’accordo sulla nomina del Presidente Rai è ora realtà. Il gran rifiuto di Ferruccio De Bortoli, rifiuto arrivato dopo una disponibilità dichiarata e una trattativa condotta con successo fra Dario Franceschini, segretario del Pd, e Gianni Letta, aveva riportato nuovamente il caos intorno alle nomine della tv di stato. L’uscita di scena del direttore de
L’accordo sulla nomina del Presidente Rai è ora realtà. Il gran rifiuto di Ferruccio De Bortoli, rifiuto arrivato dopo una disponibilità dichiarata e una trattativa condotta con successo fra Dario Franceschini, segretario del Pd, e Gianni Letta, aveva riportato nuovamente il caos intorno alle nomine della tv di stato. L’uscita di scena del direttore de Il Sole 24 Ore rischiava di rappresentare un nuovo punto di stallo nel necessario dialogo fra forze di maggioranza e l’opposizione.
Una settimana di polemiche, di candidati bocciati (da Petruccioli ad Angelo Guglielmi) fino “all’ultimo nome” proposto da Franceschini a Letta, quello di Paolo Garimberti, già corrispondente a Mosca per La Stampa, Direttore del Tg2 e de Il Venerdì, vice direttore di Repubblica.
L’ex direttore di Cnn Italia rappresentava la candidatura finale del PD, un altro rifiuto della maggioranza avrebbe significato rottura totale e la possibile nascita di una nuova questione Villari, ma Franceschini ha trovato in Garimberti una figura di garanzia che rispettasse gli standard fissati da Berlusconi, ansioso di chiudere il problema.
La carica di Presidente Rai è, inutile negarlo, sostanzialmente formale. Poteri reali? Nessuno. Eppure Garimberti, che di televisione in qualche modo se ne intende essendo animatore da 4 anni di Repubblica Tv, il canale d’informazione in streaming e sul Digitale Terrestre del quotidiano fondato da Eugenio Scalfari.
Non fosse il risultato di un equilibrismo politico la sua nomina farebbe ben sperare per i prossimi anni della Rai.
Sono stato un patito dei tre grandi canali americani e poi della Cnn, del suo ritmo, della sua qualità. Il mio mito è Walter Cronkite, sono impazzito per le corrispondenze su Tienammen di Bernard Shaw e per la night line di Ted Koppel. Guardo l’Nba, il football americano e degli anni della mia corrispondenza da Mosca mi è rimasta la passione per l’hockey su ghiaccio. Quello di Letterman è il talk show perfetto. I reality? Mai seguito uno nella mia vita.
Garimberti ha il merito e la fortuna di non essere entrato in questi anni in diretto contrasto con la politica oggi al governo, di non essersi “bruciato” entrando in rotta di collisione con i maggiorenti politici di Berlusconi. L’ultima polemica che si ricordi risale al pleistocene, bienno 92-94, quando il Cavaliere scese in campo.
Antonio Tajani, allora giovane portavoce, definì il suo Tg2 una “Tele Kabul”, Garimberti replicò dandogli del “fazioso portaborse”. Berlusconi, all’epoca molto più diplomatico di oggi, chiamò Garimberti e chiarì spiegando che Tajani era “un po’ rozzo”. La questione si chiuse qui, anche perchè il futuro Presidente Rai di lì a poco abbandonò la sua poltrona nella tv di Stato.
Ora, con il suo ritorno, avrà tempo e modo di fare la fine di Roberto Zaccaria?