Home Domenica In Giletti contro Berlusconi con lo spettro della D’Urso. Il visconte dimezzato che alla democrazia preferirà sempre la diplomazia

Giletti contro Berlusconi con lo spettro della D’Urso. Il visconte dimezzato che alla democrazia preferirà sempre la diplomazia

Ecco perché il conduttore dell’Arena non ce la poteva fare a contrastare fino in fondo il Premier.

pubblicato 23 Dicembre 2012 aggiornato 3 Settembre 2020 23:05

Questo è stato un weekend molto importante, per la percezione pubblica del generalmente schivo e sfuggente Massimo Giletti. Un personaggio che, in cuor suo, si è sempre schermato, lanciando il sasso e nascondendo la mano, trincerandosi dietro gli ascolti dell’Arena senza mai uscire davvero allo scoperto. Eppure nelle ultime 24 ore abbiamo visto protagonista un Giletti inquieto e disarmato, quasi a un bivio, prima desideroso di mettersi a nudo e di osare una volta per tutte, salvo poi pentirsene e tornare sui suoi passi.

Ieri sera, nello speciale Per sempre mia, ha messo per un attimo da parte il lato di cerimoniere complimentoso, cantando anche lui nel medley. La sua voce era riconoscibilissima e personalmente emozionata. La stessa sinergia con quel birbante di Piero Chiambretti, o il caldo abbraccio di Mara Venier, hanno stimolato il serioso Giletti. Ogni volta, poi, è come se i suoi colleghi dello spettacolo ne riconoscessero l’umana fragilità più dei telespettatori, abituati a trovarlo solo spocchioso.

La maratona gilettiana del weekend è continuata da Costanzo, nell’intervista a S’è fatta notte, dove il conduttore non si è vergognato di mostrarsi timido e imbarazzato. Il giornalista coi baffi era già riuscito a inchiodarlo in Bontà sua con la domanda delle domande, quella sulla sua presunta omosessualità, e Giletti aveva smentito come se niente fosse.

Ieri sera Costanzo insisteva a tirar fuori le sue inquietudini, mentre Massimo diceva di andar fiero della sua scelta di vivere in solitudine. D’altro canto, però, Giletti rispolverava una giovinezza che ha avuto come unico conforto l’intenso rapporto con la madre, tra un padre sempre preso dall’azienda di famiglia e due fratelli gemelli ostili al suo arrivo.

Dopo i turbamenti del sabato sera, per Giletti è arrivata la prova del nove: l’intervista a Silvio Berlusconi. A una settimana dal precedente domenicale d’ursiano, il presentatore dell’Arena aveva una brutta gatta da pelare. Come riuscire a risultare credibile e, quindi, a non piegarsi vilmente al Cavaliere? Semplice, incalzandolo con delle domande e facendosi forte del fatto che lui Bersani l’aveva già invitato e, quindi, era a posto con la par condicio.

Giletti, oggi, è stato un buon giornalista, superiore a ogni aspettativa solo nel ricordare a Berlusconi che non può andare in tv pretendendo di parlare da solo. A un certo punto gli stava riuscendo il colpaccio che qualsiasi Santoro o Formigli gli avrebbero invidiato: far alzare via il Premier, come riuscì solo a Lucia Annunziata.

Giletti poteva fare il grande salto verso “il giornalismo scomodo”, tirar fuori il proprio amor proprio senza nascondersi dietro nessuno, specie quando ha detto a Silvio “lei è abituato alla d’Urso”. E invece, pur continuando a indispettirlo, è riuscito a far restare Berlusconi frenandosi.

Per certi versi è stato anche più interessante vedere un Silvio talmente risentito, da invitare Giletti a imparare dalla D’Urso. Ma lo stesso presentatore, umiliato dall’intervistato, non ha reagito. Fondamentalmente non ha avuto il coraggio di dissociarsi dall’intervista in ginocchio di Domenica Live, limitandosi a rispondere con fair play di non poter vedere la D’Urso per ragioni di concomitanza oraria. D’altronde è lui che riempiva la competitor domenicale di rose rosse professandole la sua stima (probabilmente dovuta anche a comuni inimicizie nel mondo dello spettacolo contro un certo agente).

Nell’ultima parte dell’intervista, più che orgoglioso di aver comunque frenato il monologo berlusconiano, il conduttore è apparso quasi pentito e preoccupato dalle minacce dell’ex Premier. Vabbè che Giletti non ha mai avuto padrini in grado di proteggerlo, ma un giorno in cui poteva diventare un paladino della democrazia ha continuato a preferire la diplomazia.

Il conduttore dell’Arena resterà, così, il visconte eternamente dimezzato della tv, un figlio di Minoli che, pur non avendo nulla a che spartire con la D’Urso, sa che avrebbe troppo da perdere a esporsi in prima persona. E quindi prova l’ebbrezza del grande salto mortale, ma poi ci ripensa e torna nei ranghi coi piedi per terra. Per questo, quella di oggi può dirsi una consacrazione incompiuta.

Barbara D'UrsoDomenica In