Giorgio Montanini a Blogo: “Far battute su Renzi è stupido, la satira è altro. Grillo? Il peggio in una democrazia”
“Chi dà la gomitata al politico senza colpirlo in maniera mortale fa una comicità reazionaria” dice il comico satirico.
Giorgio Montanini torna questa sera, domenica 12 giugno, alle 23.50 su Rai 3 con Nemico Pubblico. Una terza stagione che il comico satirico presenta a Blogo con entusiasmo anche perché in questo nuovo ciclo di otto puntate non mancano le novità. Un lavoro condotto a cinque mani con gli autori Francesco De Carlo, Paolo Lizza,Daniele Fabbri – che fanno anche parte del cast – e Giovanni Filippetto.
Tornano i monologhi e le candid camera, ma la ‘trama’ del programma, uno dei rarissimi esempi di stand-up comedy all’italiana in tv, si arricchisce quest’anno di tanti diversi formati narrativi. Entra in gioco una sitcom, Reparto Paternità, e in ogni puntata ci sarà anche un vero e proprio musical del tutto originale dedicato ogni volta a un tema controverso nel dibattito pubblico e trattato, come da ‘narrazione montaniniana’, da un punto di vista originale e tendenzialmente impopolare. Razzismo, maschilismo, religione, famiglia, diritti civili, immigrazione: questi gli otto ‘argomenti’ su cui vertono le ‘opere’, tutte realizzati con la collaborazione autorale ed attoriale de “i Bugiardini”, compagnia di improvvisazione teatrale di respiro internazionale. In apertura poi debutta l’intro teatrale che da tempo accompagna l’inizio degli show di Montanini con Francesco Capodaglio, comico marchigiano, per la prima volta in tv.
Ma il legame di Montanini con il teatro non si spezza mai e dopo aver registrato le otto puntate al Lanificio a Roma, lo stand-up comedian sarà impegnato in un tour al via il 17 giugno al Teatro all’aperto di Villa Vitali a Fermo.
Sarà certo banale, ma è difficile non addentrarsi nelle pieghe del concetto di satira con Montanini: oltre che ‘praticarla’ professionalmente ne è un appassionato conoscitore. E con lui ci siamo mossi in un viaggio tra generi e comicità, tra la determinazione dei confini e i principi del loro superamento, tra comicità in tv e funzione socio-politica della satira, il più delle volte bistrattata e mistificata nella sua natura dalla tv. Ma iniziamo dalla fine: la satira in fondo è rottura degli schemi, no?
Parto dalla fine: Daria Bignardi, neo direttore di Rai 3, ha annunciato una striscia satirica quotidiana dal prossimo autunno. C’entri qualcosa?
Assolutamente no. Una striscia di satira quotidiana non saprei come farla, anzi per me è un ossimoro. Per definizione la satira non può essere quotidiana, ha bisogno di tempo, di decantazione. Se leghi la satira al fatto del giorno la annienti. Aristofane, letto oggi, è ancora attuale, così come un pezzo di Lenny Bruce, anche se di 40 anni fa. Una cosa che ha scadenza come lo yogurt non la puoi chiamare satira: chiamala “comicità sull’argomento del giorno”, ma è un’altra cosa. La satira merita rispetto.
Stai delineando un concetto di satira che travalica la definizione dizionariale italiana, orientata a una lettura decisamente più ecumenica, legata a un principio di gradualità che non mi sembra di percepire nelle tue parole, tanto per usare un eufemismo.
Guarda, se vogliamo andare sulle definizioni, allora anche la Corte Costituzionale ha definito la satira. Ma volerla circoscrivere in una definizione è un altro ossimoro: non puoi circoscrivere uno stile che per natura distrugge gli schemi. Cercare di definirla, linguisticamente o ‘costituzionalmente’, è un tentativo di ucciderla, di arginarla. Se non si rispettano i limiti definiti da un tal giudice o da chi ha il potere in quel momento, che succede? É reato? Non è più satira? E chi lo decide? La satira è semplicemente un punto di vista.
La satira, però, sul piano letterario nasce come formato narrativo ben definito, con dei suoi argomenti cardine, con dei confini. Forse si è perso il senso narrativo della satira.
Oggi si confonde la satira con la ‘moralizzazione’. Il ‘comico satirico’ di cui si parla (e per lo più si vede) in tv molto spesso è solo un pontificatore, è uno che fa battute senza mai mettersi in gioco, ma assumendo una posizione super-partes che gli permette di deresponsabilizza. Io invece mi assumo la responsabilità di mettere in gioco il mio punto di vista, scomodo perché chiama in causa tutti, me per primo, non punta il dito ‘sugli altri’. Penso a Crozza: nelle sue battute non ho mai visto in lui un pizzico di autoironia. Pare che sia uno che sa bene come va il mondo, che parla di quel povero cretino di Renzi, quella povera cretina della Boschi… Loro sono i giullari e Crozza è un illuminato. Questa non è satira: Crozza deve fondare un partito politico come Beppe Grillo.
Di Crozza a TvTalk dicesti che con la sua satira “alliscia il potere”.
Chi fa quel tipo di comicità alliscia il potere. Chi dà la gomitata al politico senza colpirlo in maniera mortale fa una comicità reazionaria, che va contro le rivoluzioni, che difende il potere e che quindi lo alliscia. Sembra che io sia ossessionato da Crozza, ma con tutto il rispetto non me ne frega nulla. Di lui non parlo mai se non quando si parla di comicità, come di Brignano. Ma quando si parla di comicità è difficile non parlare di colleghi che pensano di fare il tuo stesso lavoro ma di essere i tenutari di chissà quale scettro della satira in Italia. La satira passa attraverso le esperienze personali, per le quali tu paghi un prezzo: ci butti il sangue in prima persona e solo partendo dal personale puoi arrivare all’universale. Far battute su Renzi fini a se stesse è stupido. A me interessa molto di più parlare di chi vota Renzi, quindi di ‘me’. Solo dopo posso insultare Renzi.
In soldoni, inverti il focus del racconto comico tradizionale.
Grillo invece ha esasperato talmente il concetto considerato ‘canonico’ del “è colpa degli altri’ e della verità che alla fine si è convinto di dover fondare un partito politico. La perversione di questo tipo di comicità è tale che finisci per perdere di vista il fatto che è un solo punto di vista e come tale opinabile: il comico comincia a pensare di avere ragione, tanto da arrivare, come nel caso di Grillo a fondare un partito. Per carità, io dico che ha fatto bene. La progressione è quella giusta. Per me, però, doveva continuare a fare il comico. Se fondi un partito però poi la smetti di fare il comico o non ti fai pagare per i tuoi comizi, Invece lui continua a fare gli spettacoli. Almeno Renzi in questo è più onesto: i suoi comizi li fa gratis. Capisci quando è perverso questo sistema? Grillo davvero è quanto di peggio ci possa stare in una società democratica.
Come dire, dall’espressione della libertà alla predicazione della verità…
Il problema è che se non anteponi ‘tua’ a quella verità, fai un errore madornale e quella ‘verità’ diventa fascista.
Lo dicesti proprio in apertura della seconda stagione di Nemico Pubblico che noi in Italia abbiamo la libertà d’espressione sancita dalla Costituzione ma che non siamo abituati ad esercitare. Che rapporto c’è tra satira e libertà per Montanini?
Più che un’espressione della libertà collettiva, io vedo la satira come dimostrazione della libertà personale. Proprio perché è sancita dalla Costituzione, non c’è bisogno di dimostrare la libertà d’espressione con la satira. Al contrario con la satira dimostri di essere libero, anche di mostrare le tue debolezze: la trovo ancor più importante di quella sancita dalla costituzione. Possiamo essere liberi quanto ci pare, per legge, ma poi siamo pieni di sovrastrutture. Quanta gente tradisce ed è liberissima di dirlo, ma non lo fa, o si droga e non lo dice, pur non essendo reati: la satira ti dà la libertà di essere sincero con te stesso e con gli altri.
Siamo un popolo troppo ‘culturalmente’ suddito per riconoscere la satira?
No, non lo credo. Penso piuttosto che veniamo fuori da trenta – e più – anni di oscurantismo, iniziati ben prima del Berlusconi politico, piuttosto con il socialismo Craxiano della Milano da bere, quando si pensava che l’Italia fosse il Bengodi. Erano gli anni in cui inizia la tv commerciale ‘tette e culi’, l’era di Drive In, dei cinepanettoni di De Sica e Boldi. Noi non siamo morti solo ‘comicamente’, ma cinematograficamente, musicalmente… Eravamo quelli di C’era una volta in America e adesso devi rifugiarti ne La Grande Bellezza per respirare qualcosa che non ci si avvicina, con tutto il rispetto, neanche lontanamente al cinema dei grandi registi come Leone, Petri, Antonioni, Rosi… Avevamo De André e Guccini, ora abbiamo i Modà. Non è morto la comicità, è morto tutto. Siamo morti culturalmente.
Hai citato la satira di Aristofane, di indiscusso valore educativo e catartico per il popolo greco dell’epoca. La satira è servizio pubblico?
Per quanto la satira di Aristofane sia attuale, è cambiato tutto il resto, dalla democrazia alla struttura della società. Aristofane metteva alla berlina il potere semidivino incarnato da Creone, che poi era a capo del ‘Partito Democratico’… corsi e ricorsi storici. La funzione catartica di Aristofane era quindi quella di mettere alla berlina qualcosa di irraggiungibile, rendendolo vicino e rischiando, per questo anche la sua vita. Fare battute su Renzi che valore ha? Che valore ha dire che il potere è nelle mani delle banche? Lo sanno tutti. E visto che tutti hanno la possibilità di votare, finché si vota la colpa è di chi vota. Possibile che mai nessuno si prenda la responsabilità di dire “Sono stato uno stupido, un coglione, un imbecille perché ho votato a quello?” Come diceva George Carlin, la classe politica è il top che una società riesce a esprimere. Se quello è il top noi siamo sicuramente peggio. Non ha senso prendersela con il politico in un contesto in cui anche su Twitter puoi mandare direttamente a quel paese il Premier: il comico ha il dovere di analizzare tutto da un punto di vista diverso, di raccontare un’altra cosa. Di guardare a chi vota…
…insomma col pubblico, che però in genere non è proprio molto ben disposto a farsi mettere alla berlina.
Il pubblico che mi segue ormai è entrato nel gioco, è consapevole. Poi magari c’è una quota di pubblico che viene a vedermi, ma non mi conosce e non torna più. Ci sta anche quello. Se poi mi ritrovo 1500 persone che mi applaudono dovrò chiedermi dove ho sbagliato. Ce ne deve essere almeno un centinaio che storcono la bocca.
E a proposito del venirti a vedere, il 12 giugno inizia la terza stagione di Nemico Pubblico. Anche quest’anno siete slittati causa elezione. Non è un ‘piccolo miracolo’ questo ritorno?
Sinceramente penso che la prima edizione sia stata un mezzo miracolo. Ora siamo alla terza, mentre i programmi comici stanno alla frutta… ha chiuso pure Zelig…
… ma torna…
Zelig torna? Ma ‘ndo va? Se torna deve cambiare. O mettono anche loro tutti i microfoni a filo e iniziano a dire cose intelligenti o che torna a fare? De resto non esiste in nessuna parte del mondo un programma come Zelig – o Colorado o Made in Sud – a mo’ di rappresentazione della ‘comicità italiana’. Non esistono omologhi in altri paesi. Io penso comunque che un certo tipo di comicità stia morendo anche in Italia. Persino Brignano è stato distrutto all’ultimo Sanremo da un’editoriale dell’Unità. Vuol dire proprio che tutti i topi stanno abbandonando la barca, ma se critichi Brignano ora, visto che son 10 anni che fa sostanzialmente le stesse cose, sei vigliacco: vuol dire che hai abbandonato la barca di Brignano per andare sullo yacht di Zalone. E anche lì…
Intanto voi difendete il baluardo. Che edizione sarà?
Quest’anno Nemico Pubblico è davvero una figata, credeme! E mai come quest’anno non parlerei di ‘difesa’. Anzi. Rai Tre ha voluto un’evoluzione del programma, dandoci la possibilità di lavorare in maniera ancora più autonoma. La Rai per prima non si è limitata a difendere quel che già andava bene, ma, con la rete, ha intelligentemente guardato avanti. A noi non c’è sembrato vero,
Come vi siete ‘evoluti’?
Siamo davvero tanto soddisfatti di quello che abbiamo fatto. L’anno scorso avevamo monologhi, due candid che sono costosissime – con una puntata di Nemico Pubblico ci fai 100 puntate di Gazebo, per capirci – e due rubriche ‘mortificate’ dalla mancanza di budget.
Quest’anno invece abbiamo lasciato lo spazio dei monologhi, forse anche qualcosa in più, ma abbiamo tolto una candid e abbiamo aggiunto una vera e propria sitcom di 8 puntate di 8/10 minuti ciascuna, Reparto Paternità, incentrata su tre neo-padri – che sono la rappresentazione di quanto di peggio il genere umano possa rappresentare – in un reparto di neonatologia alle prese con l’arrivo del primo, o dell’ennesimo, figlio. L’obiettivo è smitizzare la genitorialità, sempre ammantata di straordinarietà, che in realtà è una straordinarietà solo per il singolo: i figli li hanno sempre fatti tutti da milioni di anni. Io l’ho sempre detto che la natura ha permesso agli uomini di far figli così anche i più mediocri possono sentirsi speciali per una volta. E te lo dice uno che ha una bambina di sei mesi….
Quest’anno introducete anche il musical…
Sì, ogni settimana c’è un musical satirico incentrato su un diverso aspetto, sempre atroce, dell’essere umano. Le cose agghiaccianti che magari potrebbero essere dette in un monologo saranno invece addolcite con la musica, ma sarà un po’ come uccidere con sorriso sulle labbra, come un veleno a lento rilascio.
Tra le novità gli ospiti.
Ne avremo diversi e faranno da sponsor ai giovani artisti che, come ogni anno verranno da noi.
Per caso ci sono anche politici?
Assolutamente no (ride). Ci saranno uomini di spettacolo. Per dirti, nella prima puntata avremo ospite Pupo e che canterà in tv Porno contro amore. Secondo me lui è il nostro Jim Morrison con le sue due donne, il suo Gelato al Cioccolato scritto da Malgioglio in viaggio in Tunisia che da decenni è cantata da tutti, bambini e adulti. In fondo anche lui rappresenta un modo di raccontare da (e) un altro punto di vista.
Mi sembra un bell’inizio. Temevo invece che il fatto che il programma fosse registrato comportasse una forma di controllo ‘stretto’ da parte della rete.
E’ sempre stato registrato e anche controllato, un po’ come tutto quello che viene registrato. Ma di questa terza stagione siamo davvero tanto tanto contenti: musical, serie tv, candid, monologhi, ma anche una pseudo-conduzione quando ci sono gli ospiti. Tanti formati ma un’unica esigenza narrativa, quella della satira, di una comicità controversa.
Esagero: hai voglia di provare anche altro in tv?
Mah, non so… il tronista? (E ride di gusto). Guarda, se fossi in diretta gliela farei ricordare. Se mi dicessero Giorgio, vuoi fare il trono over in diretta? Assolutamente sì!
E lanciamo l’appello a Maria De Filippi. Ma ti manca la diretta?
Guarda, per quel che faccio io, e soprattutto per come lo faccio, la diretta è più un handicap. Può peggiorare la qualità delle cose: l’altra sera ho registrato con la febbre e per fortuna ho potuto rifare la metà della roba.
La diretta però ha la connotazione positiva dell’imprevedibilità e dell’incancellabilità.
Per un comico è possibile fare un film in diretta? Poi se mi propongono una diretta vedremo di cosa si tratta. Intanto registrando ho potuto fare tante cose diverse che vedrete da stasera. L’ho già detto che siamo tutti molto soddisfatti?
Non ci resta che vederli tutti all’opera.