Giorgio Albertazzi celebra Morgan: “Un vero artista”. E ha ragione: senza di lui, che X Factor sarebbe?
Giorgio Albertazzi torna a parlare di X Factor: l’ultima volta non fu molto accondiscendente nei confronti della trasmissione di RaiDue. Adesso, dalle pagine di Donna Moderna in edicola quest’oggi, l’attore toscano elargisce un vero e proprio tributo a uno dei tre giudici della trasmissione, vale a dire Morgan, già sulla bocca di tutti per i
Giorgio Albertazzi torna a parlare di X Factor: l’ultima volta non fu molto accondiscendente nei confronti della trasmissione di RaiDue.
Adesso, dalle pagine di Donna Moderna in edicola quest’oggi, l’attore toscano elargisce un vero e proprio tributo a uno dei tre giudici della trasmissione, vale a dire Morgan, già sulla bocca di tutti per i suoi modi di fare volutamente provocatori e intelligentemente sopra le righe.
“Con lui, vestito da stralunato gentiluomo del Settecento, vorrei fare un programma televisivo di letture, una gara di poesia adattata ai nostri tempi. Questo è un invito ufficiale: chissà, magari ci sta. Morgan è la vera forza di X Factor: un personaggio teatrale, una maschera, un vero artista”.
E’ vero, ci ha preso Albertazzi. Morgan è il punto di forza di X Factor: il che è sia un grande vantaggio, per il prodotto, sia un peccaminoso difetto. Vale la pena ricordare, infatti, che a ciascun giudice sono affidati dei cantanti in gara, regolarmente votati dal pubblico, secondo una preferenza telefonica. Una personalità così forte, come quella di Morgan, è inevitabile che detti il gusto della massa, quanto e più dell’eventuale bravura tecnica del concorrente che rappresenta.
L’impressione, in effetti, è che agli autori del programma sia sfuggita, puntata dopo puntata, questa mina vagante chiamata Morgan e che, adesso, gli spettatori da casa tendano a premiare – o punire – scontatamente più lui che i ragazzi che si sfidano. L’idea, per inciso, è che Simona Ventura, tanto per fare un nome, potrebbe pescare dal cilindro anche il nuovo Prince, lo stesso la gente esprimerebbe il proprio giudizio in base a una connotazione umorale e ormonale, andando a preferire Morgan, se per caso in quella puntata fosse stato più simpatico o più spigliato, o più appuntito nell’argomentare. Prince o non Prince.
Insomma, non volendo, Morgan sta in qualche modo “storpiando” la procedura del programma. Eppure X Factor non può fare a meno di lui. E’ impossibile anche solo pensarlo: in X Factor non c’è niente di tanto trascinante, men che meno i concorrenti: sì, funzionicchiano ma mancano di un elemento fondamentale per generare un audience à la Amici. Non sono trash, ecco. Sono persone normali, questi tizi qui, fin troppo, per cui autonomamente non possono bastare a catturare l’attenzione assoluta. Ad X Factor, tra docente e discente vige nientemeno che un rapporto di reciproco rispetto: il che è pazzesco, considerato quanto succede nella “fattoria” della De Filippi.
I cantanti di X Factor fanno una cosa incredibile, per la televisione, quasi rivoluzionaria: salgono su un palco e fanno il loro numero. Fine. Perciò è inevitabile che serva qualche cosa d’altro per rosicchiare quei miserrimi punticini d’ascolto che tributano il successo o il fallimento. Altrimenti, parliamoci chiaro, è noia.
Morgan funziona, in tal senso: è tutto sopra le righe, ma non troppo: è questa la grande forza del poliedrico artista. L’aspetto fisico, l’abbigliamento e la parlata: sono tutti elementi che definiscono mediaticamente qualcuno in tempi relativamente brevi (pensiamo alla recente Arisa). Ebbene, in Morgan questi sono particolari riconoscibilissimi, perché eccentrici, ma non poi così tanto. Il ciuffo, va bene, ma non mi scandalizza. I vestiti: addirittura se li fa lui, li progetta e li disegna. Benissimo, sono curiosi, ma il più delle volte per la strada, in fila alla banca, vediamo di peggio. Tutto questo si unisce al miracolo del sapersi esprimere in una lingua italiana corretta, ricca di sinonimi e vocaboli ricercati.
Perciò ha ragione Giorgio Albertazzi: alla fine dei conti, che ce l’abbia Morgan l’X factor?