Che cosa fa di un telefilm un vero “successo”?
Quando il protagonista di Mad Men Jon Hamm ha ricevuto uno Screen Guild Award a gennaio, ha ringraziato le “dozzine di spettatori” che seguono lo show sul canale via cavo AMC. Il telefilm, ambientato in un’agenzia pubblicitaria degli anni ’60 ha raccolto una media di 1,5 milioni di spettatori nel 2008, cioe’ meno di qualsiasi
Quando il protagonista di Mad Men Jon Hamm ha ricevuto uno Screen Guild Award a gennaio, ha ringraziato le “dozzine di spettatori” che seguono lo show sul canale via cavo AMC. Il telefilm, ambientato in un’agenzia pubblicitaria degli anni ’60 ha raccolto una media di 1,5 milioni di spettatori nel 2008, cioe’ meno di qualsiasi altra serie trasmessa da ABC, CBS, NBC e Fox nella stagione. Non e’ nemmeno lontanamente identificabile come una delle serie tv piu’ viste via cavo. Eppure nonostante i numeri modesti, lo show ha raccolto numerose copertine di giornali e riviste specializzate, fatto incetta di premi ed e’ stato rinnovato per la terza stagione. E’ quindi un successo?
Il significato del termine “successo” diventa sempre meno chiaro (o “piu’ ampio”, se preferite), nel mondo in continua evoluzione della televisione. Un successo potrebbe essere qualsiasi cosa che un network dichiari tale, si potrebbe pensare. Capita che di un telefilm magari vada in onda una puntata e i promo successivi parlino gia’ di un “hit show”: e’ assurdo, ma succede.
Il Presidente di AMC Charlie Collier dice che cio’ che Mad Men e’ riuscito a fare per il network non si puo’ misurare solo in semplici ascolti Nielsen. Il rumore che si e’ creato intorno al titolo, ha aiutato il canale ad emergere nella sua interezza e a mutare la propria percezione eliminando il cliche’ “canale che propone solo vecchi film” avvicinandolo di piu’ alla cultura popolare. Altro effetto (misurabile) e’ che la rete ha visto aumentare il proprio ascolto medio giornaliero.
Tracciando un paragone, e’ un po’ quello che successe a Comedy Central nel 1997, canale emerso grazie al successo di South Park: la serie d’animazione ha cambiato per sempre la percezione del brand di rete.
Anche i canali premium come HBO o Showtime hanno il loro “standard” quando si parla di successo. United States of Tara, uno dei kick-off piu’ seguiti di sempre, ha raccolto 881.000 spettatori, che – oggettivamente – non e’ un numero molto elevato. Ma se Tara riuscira’ nell’impresa di fidelizzare un ascolto costante, potrebbe diventare (come Dexter o Weeds) quella ragione per cui milioni di clienti pagano la quota di abbonamento ogni mese (e magari per molti anni). Questa e’ la logica per cui molti show che magari non fanno grandi numeri continuano ad essere prodotti. “E’ come l’abbonamento a Vanity Fair” scherza il Presidente di Showtime Bob Greenblatt: “lo ricevo ogni mese ma non lo leggo molto. Ma se ogni tanto ci trovo uno o due articoli interessanti, quelle sono buone ragioni per continuare a riceverlo”.
I grandi ascolti sono invece sempre e ancora importanti per i quattro grandi Broadcast Network la cui salute si basa solo sulle revenue pubblicitarie. Ma anche qui possono esserci criteri diversi per decretare un successo. The Mentalist di CBS ad esempio, e’ uno degli show piu’ in salute della stagione (media di 18/19 milioni di spettatori) sebbene i network rivali facciano notare come il telefilm fallisca nell’intercettare la fascia d’ascolto piu’ pregiata come invece fanno Grey’s Anatomy o House. Ma (ovviamente) la rete e’ assai soddisfatta del suo successo. Sono piuttosto quei titoli che raggiungono tipo il 3% del target 18-49 anni che preoccupano, soprattutto se aumentano notevolmente i costi di produzione.
Come risultato di questa logica, a molti Producer e’ stato chiesto di ridurre i costi di produzione, se desiderano ancora andare in onda la prossima stagione. Un esempio e’ My Name is Earl di NBC. In casi come questo, gli Studi stanno decidendo se le revenue provenienti dalla futura vendita di DVD e di syndication del programma saranno tali da consentire il rinnovo dello show per un’altra stagione. Essere un “successo” di questi tempi, non e’ poi cosi’ facile…