Roberto Saviano: “Vespa non ha capito il messaggio di Riina Jr”
Lo scrittore napoletano a Tv Talk ha commentato l’intervista di Vespa a Riina Jr.
Roberto Saviano ha commentato l’intervista di Bruno Vespa al figlio di Riina nella puntata di Tv Talk in onda oggi, sabato 9 aprile 2016. Giusto mandarla in onda per raccontare il male o assurdo dare spazio alla mafia? Questa la domanda che ha diviso giornalisti, politici, dirigenti, opinione pubblica italiana. Saviano fa chiaramente capire che Bruno Vespa non ha colto, né saputo decodificare, l’essenza intima dell’intervista a Salvo Riina, ovvero il messaggio che il figlio di Totò ha voluto trasferire ad ‘amici’ e ‘nemici’ vicini e lontani, al netto di qualsiasi racconto familiare.
“E’ necessario raccontare il male, ma c’è un problema di competenza. Il maggior rischio, quando si incontrano figure così complesse come un mafioso, un terrorista, un capo politico, è quello di diventarne un megafono, enfatizzandone il messaggio, piuttosto che mediare tra quello che l’interessato vuole dire, facendosi intervistare o chiedendo di essere intervistato, e quello che si vuoi far emergere. Il problema è quanto sa il giornalista, quanto sia davvero in grado di decodificare e capire“.
Molti hanno criticato l’intervista (persino prima di vederla) dicendo che non ha aggiunto nulla alla conoscenza della Mafia, alla comprensione di un fenomeno. Saviano non è d’accordo.
“Non è servita a capire la mafia? No, questo non lo condivido. L’intervista era pienissima di messaggi. Anzi penso si tratti dell’intervista più pregna di messaggi degli ultimi anni. Un mafioso va in TV perché vuole lanciare un messaggio, altrimenti non ci va. Il clamore mediatico è sempre e comunque controproducente. Se ci va, c’è una ragione. Il non detto di quell’intervista, di cui penso che Vespa non si sia neanche accorto, è gravido di informazioni che Riina Jr. ha dato a chi deve capire.”
A chi era indirizzata, dunque, la ‘comunicazione’? Secondo Saviano
“Riina jr ha voluto parlare a pezzi della vecchia Cosa Nostra, a pezzi della società dell’antimafia, a pezzi della nuova mafia e anche a un pezzo di Stato che avrà capito benissimo cosa voleva dire”.
Quale sarebbe questo messaggio? In pratica la ‘vecchia Mafia’ si starebbe dissociando dalla nuova, ribadendo nel contempo i valori su cui si è fondata e che ora non ci sono più. Una strategia che nascerebbe in accordo con i legali dei grandi boss ora in carcere, e non solo siciliani, ma anche campani, calabresi, quindi delle principali realtà della grande criminalità organizzata. Secondo la lettura di Saviano, infatti:
“c’è una scelta nazionale della vecchia guardia mafiosa, che sta pagando un prezzo gigantesco in anni di carcere, quella della dissociazione, adottata anche dai terroristi neri e rossi per risparmiarsi anni di carcere senza pentirsi. Una parte della difesa di grandi boss sta costruendo una strategia precisa facendo passare, a livello culturale prima ancora che giudiziario, questo messaggio: abbiamo finito con l’attività mafiosa, ma noi crediamo nei valori mafiosi, che ormai sono solo nostri. Tutto il racconto della famiglia del figlio di Riina è il racconto di una famiglia unita, disciplinata, rigorose, secondo le vecchie regole che lo stesso Buscetta raccontò a Falcone e che prevedevano che nelle famiglie non potessero entrare separati, gente che tradiva la moglie, iscritti al PCI o al Partito Fascista, e i gay. Regole che adesso non vengono più seguite. ‘Noi siamo una vecchia Mafia che non c’è più’ dice Riina jr. alle nuove generazioni, a Matteo Messina Denaro, che non hanno questo tipo di struttura”.
Il problema dell’intervista di Vespa a Riina jr, per Saviano, quindi, non è affatto nella presunta promozione del libro, della ‘marchetta’ che per molti ha rappresentato lo spunto di questa intervista, ma nel messaggio inviato dal figlio di Totò e che Vespa non sarebbe riuscito a neutralizzare, perché sostanzialmente ‘incapace’ di intelleggerlo.
“Il punto più importante, di cui incredibilmente non si accorge Vespa, è un cortocircuito in cui incappa Riina, che peraltro non pronuncia mai la parola ‘mafia’: lui non interviene mai su quello che chiede il giornalista. Riina interviene solo quando si parla dei pentiti, come se sapesse benissimo chi sono, cosa hanno fatto e a chi appartengono. Invece di rispondere ‘non so chi siano’, su questo argomento entra nel merito. Sta dando un messaggio chiarissimo: sta dicendo ‘io non sono pentito, non lo sarà mai mio padre, ma noi non possiamo più pagare per le vostre colpe’, là dove ‘vostre’ va riferito alla Cosa Nostra che sta fuori”.
Se, dunque, è corretta la decodifica dell’eloquio di Saviano, il problema dell’intervista a Riina Jr è stato Vespa:
“Servono strumenti per capire un mafioso. Biagi coglieva i messaggi di Liggio, lo conosceva abbastanza bene e li smontava uno a uno; Joe Marrazzo lo faceva con Raffaele Cutolo, che intervistava direttamente nelle gabbie dell’aula bunker…”
ma di Vespa non commenta alcun acume. Anche in questo caso valgono i non detti.
Cosa quindi è arrivato al telespettatore?
“Io penso che il telespettatore abbia visto un ragazzo che cercava di difendere il padre in un racconto con tanti buchi, per quanto anche il telespettatore più ingenuo penso abbia capito che c’era qualcosa che non andava”.
La questione della promozione del libro, dunque, è assolutamente accidentale:
“A Riina jr non interessava promuovere il libro, ma quel che c’è dentro il libro, in accordo con gli avvocati”.
Ultima notazione, di tipo stilistico, sulla scelta di Vespa di non comparire mai durante l’intervista: secondo Saviano si è trattato di una scelta precisa,
“quella di non essere associato al figlio di Riina e rimanere cristallizzato nell’immagine che altrimenti sarebbe rimasta nell’immaginario collettivo e online nei secoli dei secoli”.
Il prof. Simonelli, invece, ricorda come anche Zavoli scelse di intervistare Mario Moretti senza apparire mai in video e trova in questa decisione quella di non personalizzare l’intervista, di far sembrare che le domande le facesse il Servizio Pubblico, il Paese. Contesta a Vespa, però, che questa scelta ha privato l’intervista della ‘sanzione’ mimica, del controcampo espressivo che, a suo avviso, avrebbe dovuto/potuto dare una chiave di lettura al telespettatore. Ma questa è un’altra analisi, di linguaggio tv non di codici mafiosi.
Per Saviano, quindi, Vespa si sarebbe fermato a un primo livello di lettura e non sarebbe riuscito ad andare in profondità per scardinare il messaggio cifrato inviato dalla vecchia Mafia alla nuova Mafia tramite Riina jr.. Il problema, quindi, starebbe ‘oltre’ il figlio di Riina, in quel che non si è detto e in quel che non si è visto. Saviano non lo dice mai esplicitamente, ma lo fa capire. I non detti non mancano, neanche in questo caso.