Sbloccate le nomine Cda Rai: Di Pietro accusa “solita spartizione lottizzatoria”
Sono giunte alla fine le attese nomine per il Cda Rai, deliberate come previsto dalla Legge Gasparri in Commissione Vigilanza, la commissione bloccata nei mesi scorsi dalla reticenza dell’On. Villari a dimettersi. Lo stallo è stato risolto dai Presidenti di Camera e Senato che l’hanno sciolta e riconvocata permettendo che l’accordo per l’elezione di Sergio
Sono giunte alla fine le attese nomine per il Cda Rai, deliberate come previsto dalla Legge Gasparri in Commissione Vigilanza, la commissione bloccata nei mesi scorsi dalla reticenza dell’On. Villari a dimettersi. Lo stallo è stato risolto dai Presidenti di Camera e Senato che l’hanno sciolta e riconvocata permettendo che l’accordo per l’elezione di Sergio Zavoli in quota Pd venisse portato al suo naturale compimento.
Ora che la Vigilanza Rai è nuovamente “operativa” l’elezione del nuovo Cda ha avuto luogo, con 8 mesi di ritardo sulla scadenza del precedente, il suo insediamento permetterà la nomina dei nuovi dirigenti di rete, direttore generale e presidente. Sono due gli amministratori confermati e cinque le new entry. Ne hanno parlato anche i nostri colleghi di PolisBlog. Nino Rizzo Nervo e Giovanna Bianchi Clerici mantengono la loro carica; subentrano Alessio Gorla, Gugliemo Rositani, Antonio Verro, Rodolfo De Laurentiis e Giorgio Van Straten.
Come di consueto i 7 membri rispondono alle logiche di spartizione partitica con 1 consigliere indicato dalla Lega, 2 dal Partito Democratico, 1 dall’Udc e 3 del Pdl. Alla votazione non ha partecipato l’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro, ancora impegnata nel boicottaggio della Vigilanza dopo il colpo di mano che ha impedito l’elezione del Presidente indicato, Leoluca Orlando, perchè non gradito alla maggioranza.
Oggi Di Pietro è tornato a parlare di Rai, attaccando con forza le nomine del Cda.
In questo governo di regime abbiamo assistito all’ennesima spartizione lottizzatoria della Rai. Con quest’atto spartitorio l’informazione è stata ammazzata. Questo significa che quando si tratta di gestire il poltronificio, le varie forze politiche diventano un unico partito. È una cosa sconcia. Se tu mandi al Cda Rai ex parlamentari, trombati della vecchia politica, sodali di partito, se non d’ombrellone, e te li spartisci tra maggioranza e opposizione, hai fatto un inciucio di comunicazione. Se si mettono d’accordo maggioranza e opposizione, allora nel Paese l’opposizione non c’è più. Io mi sento meno opposizione e più resistente. Io non credo che in questo momento ci sia una maggioranza al governo, io credo che ci sia una dittatura in costruzione e una resistenza in azione. Ognuno ha fatto in modo di scegliersi il proprio controllore. E questo trovo che sia profondamente sbagliato. Non volevamo che la Rai fosse asservita ancora una volta alle logiche di partito. Ed è per questo che abbiamo deciso tempo fa di non prendere più parte ai lavori della commissione di Vigilanza. Non volevamo essere complici del delitto dell’informazione che si è perpetrato. Ma ora che il delitto è compiuto, torneremo a far sentire la nostra voce in commissione di Vigilanza.
Aldilà della critica, condivisibile o meno, Di Pietro ha fatto notare che queste nomine rispondo a quanto dispone la Legge Gasparri, legge sulla quale si è ancora in attesa di una pronuncia della Consulta che potrebbe, almeno nelle intenzione dei ricorrenti, essere dichiarata incostituzionale.