Sanremo 2009 – La prima puntata in liveblogging su TvBlog – Eliminati Tricarico, Iva Zanicchi e Gli Afterhours, così annuncia la Gialappa’s
Sanremo 2009 comincia qui (fotogallery della prima puntata)E’ la voce di Mina che fa la sua apparizione brevemente anche in video, a dare il via alla 59° edizione del festival di Sanremo, in una suggestiva esecuzione del Nessun dorma, con immagini celebrative della storia del Festival e dell’Italia tutta, mentre una bimba, la piccola Beatrice,
Sanremo 2009 comincia qui (fotogallery della prima puntata)
E’ la voce di Mina che fa la sua apparizione brevemente anche in video, a dare il via alla 59° edizione del festival di Sanremo, in una suggestiva esecuzione del Nessun dorma, con immagini celebrative della storia del Festival e dell’Italia tutta, mentre una bimba, la piccola Beatrice, osserva dal palco.
Orchestra, teatro sottotono, Beatrice che accenna timidamente a un immenso – per lei – pianoforte a coda le note del Nessun dorma appena sentito dalla meravigliosa voce di Mina, poi fuochi artificiale (registrati, posso garantire, dalla mia finestrella che affaccia sul ridente paesino della riviera) e poi Paolo Bonolis, un bonolis che saluta il primo violino dell’orchestra, che celebra la regia di Stefano Vicario e la fotografia – per quanto si vede, molto bella – di Ivan Pierri.
E’ un Bonolis che, a non conoscerlo, si definirebbe quasi emozionato, cita Pavese mentre alle sue spalle provvedono a allestire per l’esibizione (momento non bello), e poi si comincia, alle 21:21 (record di velocità?) con Dolcenera, Il mio amore unico.
E’ una Dolcenera decisamente diversa da quella che conosciamo, look completamente rinnovato – lo ha sottolineato lo stesso Bonolis – ma pezzo che, tanto per cambiare parla d’amore, ma in maniera aggressiva , una di quelle canzoni da risentire senza l’arrangiamento orchestrale, probabilmente.
Peccato per il fastidioso effetto overscan che mostra i trattini bianchi sotto alle bande del 16:9. Ma fare delle prove tecniche? No, eh?
Tempo di presentare la giuria demoscopica, tutta presente in sala (in 300. Come alle Termopili. Quanto je piace, a Paolino, fare il dotto. Eppure, è bravo a farlo). Fausto Leali, Una piccola parte di te. Ancora padri e figli, ma la voce, caro Fausto, non è più quella di un tempo.
E nel frattempo, dalla regia hanno risolto il fastidioso problemino dei pallini bianchi sotto alla banda del 16:9. Sarà poca cosa, ma qui si ringrazia.
21:33: cambio luci, entra in scena Luca Laurenti, e Bonolis sfoggia i suoi piani d’ascolto, tecnica comica silente di cui è maestro. That’s Life. Siparietto noto ai più, ma bello che si ironizzi sul cantare a Sanremo.
E si ironizza anche sull’essere direttore artistico di Bonolis: alla dichiarazione del ruolo, Laurenti se la ride. Bonolis gli strappa la manica della giacca e lancia la pubblicità in maniera decisamente originale.
Se posso permettermi, un buon inizio, con qualche ma: il video sotto la splendida esecuzione di Mina era dilettantesco e poco suggestivo, nonostante gli intenti. La musica non è granché. L’ansia di ritmo è evidente. Forse è giusto così, eh.
E’ il momento di Tricarico, l’uomo che stonando convinse la critica dello scorso anno, guadagnandosi un posto in prima fila anche in questa edizione con Il bosco delle fragole. Ascoltiamo.
Pessimo. A me non piace, non lo trovo gradevole né interessante. Ma finalmente, è giunto il momento della bellezza – Bonolis non esita, prima di annunciarla, a salutare la mogliettina che sta in prima fila accanto a Del Noce – e poi, eccola, statuaria e con tacco impossibile, Alessia Piovan. Ahi, Vicario. Mi hai fatto vedere l’operatore con telecamera a spalla che stava appollaiato per il controcampo. Non si fa…
Emozionata, ma incapace di mettere insieme due parole di senso compiuto in una frase senza senso, sebbene legga dal gobbo elettronico (che è messo davvero troppo in alto, sembra che rivolgano le proprie preghiere a visnù, quando vi ricorrono, sia Bonolis sia la Piovan. Che bella è bella, eh), ha l’arduo e ingrato compito di introdurre Marco Carta, per il quale l’orchestra è diretta da una donna in abito rosso – è la prima volta? – Fedrica Fornabbaio. La forza mia. Canzone terribile. Esecuzione improbabile. Voce inesistente – e menomale che c’è il coro -. Rimandato a settembre prima ancora degli esami. Oh, sì, certo. Piacerà ai suoi fan. Ma qui ci è chiesto di essere obiettivi (o almeno, visto che i fan si scatenano favorevolmente, di dire quel che si pensa). Un voto in più per il coraggio, dai. Ma più di n.c., che vogliamo dargli?
Tocca a Patty Pravo, E io verrò un giorno là. Vorrei dirne bene, perché non si può non amarla, Patty Pravo. Però la canzone mi sembra banale, l’interpretazione lascia a desiderare e ci sono problemi di intonazione.
22:00: un clarinetto che intona l’intro di Rhapsody in Blue di George Gershwin serve da snodo per la pubblicità. Non prima di ricordare un collegamento con il Palazzo delle Nazioni Unite da New York. E per noi, è tempo di riordinare le idee.
22:06: Miguel D’Escoto, Presidente dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite è in collegamento in diretta da New York. Perché? A che pro? Cui prodest? Perché davvero Miguel d’Escoto sta mandando un messaggio al mondo attraverso il Festival, come chiede Bonolis?
Bastasse davvero dire in prima serata che dobbiamo amarci tutti come fratelli e sorelle – cosa condivisbilissima, sia chiaro – forse un programma tv potrebbe cambiare il mondo. Ma chi ci crede davvero?
Marco Masini e Italia. Interessante l’intro con brani radiofonici di cronaca. J’accuse di quelli pesanti – ma anche un po’ retorici. Eppure, la retorica sembra sempre molto condivisibile -, canzone non fenomenale, testo che farà discutere a lungo, melodia inesistente ed è un peccato.
Paul Sculfor, modello dalla bellezza maschia – così mi dicono dalla regia – si presta a una gag con Laurenti e Bonolis che perlomeno strappa il sorriso (meglio la prima, via).
Ora, Francesco Renga, che omaggia Luciano Pavarotti con Uomo senza età. Bella la luce rossa scelta per la sua canzone. Ecco. Francesco Renga ha la voce. Per tutti coloro che si chiedono cosa voglia dire essere intonati e avere la voce. Canzone difficile. Da riascoltare. Sicuramente non sanremese.
22:30: E’ il momento di Roberto Benigni. Ingresso trionfale, come di consueto. Ascoltiamo il monologo.
Trenta minuti di monologo. Trentadue, forse, con meravigliosa citazione finale a Oscar Wilde. Benigni è – dirò solo questo, perché noto che nei commenti si scatenano le fazioni politiche, di cui francamente mi importa poco – il più grande monologhista al momento in circolazione in Italia. Probabilmente il monologo andava limato, perfezionato e accorciato. Ma le risate, gli applausi e la standing ovation dell’Ariston non possono essere casuali, cari lettori. E a quelli ci atterremo, giacché è il pubblico nella sua manifestazione più ampia e totalizzante – la “massa”, a meno che non si voglia dire che nella “massa” dell’Ariston ci sono solo persone che la pensano allo stesso modo – a stabilire il successo o meno di qualcuno. Standing ovation. Cui, personalmente, mi aggrego volentieri. De Profundis al Festival di Sanremo, poteva portarlo solo Roberto Benigni.
Ma è giusto il commento di Bonolis, al rientro (23:07) dalla pubblicità: fiero di essere italiano. E poi, la Piovan, che stava meglio prima del cambio d’abito. Ora tocca allo strano trio Paolo Belli – Pupo – Youssu ‘NDour, ovvero Si può dare di più all’alba del 2010, con un trio davvero improbabile a pensarci, testo di Mogol e Ghinazzi, il resto è – a un primo ascolto, precisazione che vale per tutto quanto è venuto qua sopra – un coro di zampognari.
23:18: Grazie, grazie, grazie a Luca Laurenti per aver ironizzato sul gobbo elettronico. E non sono ironico. Ora tocca ai Gemelli Diversi. Vivi per un miracolo, ma il miracolo è il primo problema tecnico della serata, probabilmente. E questa volta, vedere il lavorìo sul palco e Bonolis che deve improvvisare per portare avanti la baracca, fa piacere.
Ma veniamo a Vivi per un miracolo. La parte rappata mi piace. Il vocoder proprio no.
23:27: battuta della Piovan, che fa anche ridere. Ma tocca a Al Bano. Amore non corrisposto, che è sempre amore anche se non ha quando e non ha dove. Non mi sento in grado di giudicare. Perché Al Bano propone canzoni che sono sempre uguali a loro stesse. E che so piacerebbero a mia madre.
23:33 Paolo Bonolis chiama l’orchestra a un’esecuzione alternativa. Prima Smoke on the water (il rocker che è in me ringrazia), poi la K525 di Wolfgang Amedeus Mozart (qui ringrazia il classicista che è in me), poi il medley di entrambe. Bravo Bonolis.
23:38: Nuovo momento col bellone di turno, introdotto da un George Michael d’annata. E nuova gag in anglo-maccheronico.
23:43: Afterhours. Puntavo su di loro per qualcosa di nuovo. Qualcosa di nuovo ci sarà anche, la mancanza di intonazione invece è uguale a quella di molti altri. La versione da studio sarà meglio di sicuro. Peggio è impossibile, possiamo dirlo?
23:47: Un Freddie Mercury registrato da Made in Heaven per il terzo cambio d’abito della Piovan, bellissima questa volta, per introdurre l’Iva Zanicchi che è stata fra i bersagli degli strali di Roberto Benigni. Ti voglio senza amore.
Lei ci crede. Noi, francamente, un po’ meno. Subito dopo, il sax di Stefano Di Battista e la bella voce di Niki Nicolai su testo scritto da Jovanotti, vediamo di che si tratta. Il marchio di Lorenzo è evidente, il pezzo non è originalissimo probabilmente, ma non mi dispiace affatto. Questa è gente che si diverte a fare musica. E c’è qualcuno che suona, sul palco dell’Ariston. Finalmente.
Povia. Luca era gay, dirige Massimo Morini. Un’accozzaglia di banalità pseudofreudiane che non meritava tutta l’attenzione mediatica di cui è stata oggetto. Intellettualmente disonesta. Non mi sento di giudicarla altrimenti. Sia chiaro, non c’è omofobia, c’è solo una clamorosa banalizzazione. Eppure, musicalmente piacevole. Ma non è la musica che conta, qui.
Paolo Bonolis, che di comunicazione ne sa eccome, dà la parola a Grillini, che signorilmente parla di amore omosessuale. Qualche fischio in platea. Di qualcuno che probabilmente, in fatto di comunicazione, invece, ha qualche problema. Bravo a Bonolis, per come gestisce la situazione.
Sal Davinci è una delle prime vere canzoni sanremesi di questa sera. Attenzione perché l’amore tormentato ai Sanremesi piace. E la voce di Davinci è bella.
Alexia feat. Lavezzi è in versione punk postatomica. Arrangiamento interessante, accoppiata decisamente inedita, Lavezzi ci crede e Alexia ha una voce d’altri tempi. Bravi.
Chapeau per la Katy Perry che non canta in playback, errore nel quale sono incorsi grandi ospiti stranieri delle passate edizioni sanremesi. Carica per bene platea e galleria – che per una volta non sono popolate da cariatidi – e scherza con Bonolis.
E grazie a Paolo Bonolis per aver portato, in qualche modo i Queen sul palco. Don’t stop me now. Katy Perry la canta, a sorpresa, e non era in condizione di farlo, evidentemente. Sfoggia una voce notevole e una simpatia davvero rara, da vera donna dello showbiz. Ci vorrà tanto, a fare musica e spettacolo come si deve?
Esclusi gli Afterhours, Tricarico e Iva Zanicchi, secondo la Gialappa’s.
Iniziano i giovani, Malika Ayane, Come foglie. O meglio, come Giusy Ferreri. Ovvero, come la Whinehouse e chi più ne ha più ne metta.
Irene Fornaciari, figlia d’arte con Spiove il sole. Sembra una canzone del padre, ma decisamente meglio di parecchi big. Simona Molinari, Egocentrica: arrangiamento ammiccante, canzoncina piacevole, buona interpretazione. Filippo Perbellini, decisamente molto, forse troppo cocciantiano.
Alle ore 01:15 (forse è per questo, che non ha voluto il Dopofestival), Paolo Bonolis si siede sulle scalette – non sulla scalinata che pure ha percorso ampiamente – stremato, come noi. Si concede un dialogo con Vicario che in ordine casuale annuncia, in grafica, chi è passato: Sal Davinci, Dolcenera, Marco Masini, Francesco Renga, Nicky Nicolai e Stefano Di Battista, Alexia+Lavezzi, Leali, Al Bano, Patty Pravo, Genelli Diversi, Pupo, Belli, Ndour, Marco Carta, Povia. E ovviamente, gli eliminati sono quelli già annunciati dalla Gialappa’s più di mezz’ora fa su RadioDueRai.
Gli eliminati dalla giuria demoscopica – salvo ripescaggio sono: Afterhours, Tricarico e Iva Zanicchi.
Ringraziamenti finali – che giro anche a tutti i lettori di TvBlog – e arrivederci a domani. Grazie per essere stati con noi, lo diciamo anche qui. Si chiude con un bel giro di valzer.