Carlo Pastore su TvBlog: “Da grande spero di non fare l’Infante, in Rai sembrano tutti vecchi a qualsiasi età”
Carlo Pastore, a grande richiesta dei nostri lettori che lo reclamavano nella sezione commenti, ha accettato di farsi intervistare da TvBlog, ammettendo di essere un nostro affezionato lettore. Lo abbiamo interpellato in qualità di vj che impazza su Mtv, dove conduce TRL Total Request Live (programma vincitore del TvBlog Awards 2008 come miglior show musicale)
Carlo Pastore, a grande richiesta dei nostri lettori che lo reclamavano nella sezione commenti, ha accettato di farsi intervistare da TvBlog, ammettendo di essere un nostro affezionato lettore. Lo abbiamo interpellato in qualità di vj che impazza su Mtv, dove conduce TRL Total Request Live (programma vincitore del TvBlog Awards 2008 come miglior show musicale) in onda ogni giorno dal lunedì al venerdì alle ore 15 su Mtv Italia. Sempre Mtv lo vede coinvolto in un progetto molto ambizioso, Tocca a noi, volto a presentare una proposta di legge, che riguardi la Scuola e l’università, ideata e realizzata solo e unicamente dai ragazzi. Il 3 marzo, inoltre, uscirà il suo primo romanzo, Se fai un bel respiro.
Carlo, insomma, rifugge il cliché del ragazzotto che lancia video e resta uno dei pochi giovani conduttori tv di belle speranze “sulla piazza”. Sul suo futuro ha delle idee ben precise: non diventare come uno dei “giovani” conduttori ingessati Rai, che “sono vecchi a qualsiasi età”, non fare il santone come Andrea Pezzi, non condurre programmi sfigati sulla musica (vi è un velato riferimento ai contenitori in stile Scalo76). Vediamo nel dettaglio che cosa vuol “fare da grande”…
Tu sei l’ennesimo figlio della generazione Mtv. Ti ci sei trovato per caso o volevi proprio cominciare da lì?
“Mtv era la rete che guardavo da pischello. Pomeriggi di compagnia. Ho sempre pensato che fossi adatto, non ci badavo, poi è successo davvero. Con naturalezza, senza bramare né cercare ostinatamente, ci siamo trovati. Devo dire grazie a Campo Dall’Orto e staff perché hanno saputo riconoscere un potenziale (poi sta a me trasformarlo in atto)”.
Temi che il fare il vj, alla lunga, “castrerà” la tua carriera per via dei soliti pregiudizi?
“Se fare Mtv – l’unica rete che prova(va) a tentare nuove vie – scatena dei pregiudizi, non è un problema mio, ma degli altri. Io ho sempre combattuto i pregiudizi, non appartengo a nessuna chiesa e non credo nelle cose facili. Perciò facciamoci sotto e prendiamoci ciò che ci spetta!”.
Ecco, a proposito di Mtv che “provava”, mi viene in mente l’arrivo di Elena Santarelli. La bonona che scardina l’identità del veejay. Il vallettume che degrada l’isola felice Mtv. Tu come hai preso all’inizio la notizia di lavorare con lei?
“La tua è una giusta sensazione. Ma TRL è la flagship della rete ed è televisione al 100%, l’idea “generalista” è naturale (poi sulle singole scelte non spetta a me decidere, piuttosto discutere). D’opposto, però, TRL ha scardinato un’altra Elena, accendendo una luce sul suo lato capace e autoironico (e cinico), evitando il solito faro puntato sui 280 grammi (x 2) dell’anima. Quando m’hanno detto che avrei lavorato con lei mi sono messo a ridere. Sono fondamentalmente un outsider, per me era una foto da calendario. Poi quando l’ho conosciuta mi sono messo a piangere – metaforicamente parlando, s’intende – perché non mi ha certo accolto a braccia aperte. Poi si è ricreduta (e scusata). Ora ci rispettiamo reciprocamente”.
Guardiamo al futuro. In quanto giovane conduttore pensi che ti faranno mai diventare grande?
“Il futuro non è ancora scritto, diceva Joe Strummer. Ho appena staccato i due anni di “carriera”, sento di aver lavorato bene ma di poter migliorare moltissimo. La verità è che c’è poco spazio per crescere. L’unico modo di migliorare è lavorare”.
Se ti facessi tre nomi di tuoi predecessori, Andrea Pezzi, Daniele Bossari e Paolo Ruffini, di chi vorresti seguire le orme?
“Rispetto ai tre, quello che preferisco è Andrea Pezzi, perché ha costruito un nuovo linguaggio. Ma la sua svolta da santone non è per niente in linea con le mie corde. Vorrei fare una televisione piacevole e utile, che contribuisca al sogno creando immaginario. Mi piace stare in mezzo alla gente. Mi piace raccontare storie. Mi piacciono le cose surreali”.
Insomma, sei un “candidato perfetto” per lavorare in Rai (scherzo):
“Sai cosa? Parlando di RAI e giovani, l’impressione è che qualsiasi età abbiano i conduttori, il solo fatto di comparire in video per la TV di stato li rende vecchi. Abbiano 20-30-40 anni, sotto il logo RAI risulti più anziano. Se con uno sforzo gigantesco di fantasia mi immagino sulla rete pubblica a parlare ai ragazzi, improvvisamente mi vedo trasformato nel “giovane” Milo Infante. Un incubo”.
E se ti affidassero la conduzione di programmi come Scalo76 o X Factor continueresti la strada musicale sulla generalista? O preferisci fare altro?
“Vorrei fare “qualcos’altro” nel quale tenterei di portare il mio mondo, in cui pure la musica è fondamentale. Sono curioso e cangiante. Non mi piacciono i programmi televisivi di informazione musicale che sembrano la trasposizione sfigata della radio. Xfactor mi piaciucchia ma non per la musica. Non amo i supercontenitori pomeridiani. Il mondo del videoclip mi ha sempre affascinato perché è autonomo, anche se la creatività ormai si è trasferita in rete. La Musica vive meglio fuori dagli schermi, noi dovremmo solo darle una chance in più”.
Per finire ti lancio una provocazione che è stata di recente oggetto di un’accesa tavola rotonda a TvBlog. Pensi che l’aspirante conduttore maschio in tv sia discriminato e che per una donna sia più facile fare carriera?
“In termini assoluti no, anche se è chiaro che avere un bel corpo e mostrarlo spiana le strade; e da che mondo e mondo la Bellezza è donna, e contemplarla dal divano incrementa lo share. In termini generali, credo sia morto il conduttore generalista alla Pippo Baudo: per funzionare devi servire ai format, forse non è più possibile fare qualsiasi cosa. Se invece ti riferisci alle parole di Del Noce sulla presunta necessità dei maschi di maggiore tempo per crescere, mi chiedo se parli per esperienza personale. Chissà”.
Io non ho nessuna esperienza personale, in termini “professionali” mi rifaccio a quello che leggo sui giornali per poi dire come te ‘Chissà’… Grazie per la tua disponibilità Carlo e buona fortuna.