Home Maria De Filippi Milly Carlucci: “Non ho voluto io la De Filippi in procura. Ho denunciato ignoti”

Milly Carlucci: “Non ho voluto io la De Filippi in procura. Ho denunciato ignoti”

La Carlucci ha chiarito di avercela coi troll che l’hanno accusata di rubare voti: “E’ un mancanza di rispetto al lavoro onesto della mia squadra”

pubblicato 11 Febbraio 2016 aggiornato 2 Settembre 2020 04:49

Milly Carlucci non ce l’ha con Maria De Filippi. Lo ha chiarito intervistata da Tv Zap sul caso Premio Social Tv, che ha visto Ballando rinunciare al premio di Trasmissione più social dell’anno per un putiferio scoppiato sul web.

Dopo la notizia della chiamata in procura di Maria De Filippi, per chiarire i suoi eventuali rapporti con il suo finto profilo su Twitter, reo di aver accusato Milly di aver comprato web-voti, è arrivata ieri la replica della conduttrice di Amici su Witty Tv. Oggi arriva la controreplica della signora di Rai1:

“Quando ho letto la notizia ho chiamato il mio avvocato e ho chiesto cosa c’entrasse Maria De Filippi. Mi ha spiegato, anche se non lo so con certezza perché il magistrato non avverte chi ha sporto querela, che probabilmente si tratta di un atto compiuto dal magistrato a tutela della persona, per informarla della attività che viene compiuta da qualcuno usando un nome simile al suo. Non ho sentito Maria perché veramente non c’è nulla da chiarire. Lei non c’entra assolutamente nulla, è tutto un fumo senza elementi concreti, perché si insegue il titolo ad effetto. Ha tutte le ragioni per essere intervenuta, si creano delle situazioni spiacevoli che non corrispondono a verità. Mi piace la parte creativa e artistica del mio lavoro e la De Filippi lo fa alla grande”.

E allora con chi l’ha la Carlucci?

“La Rete è piena di commenti al vetriolo che mi riguardano. Dicono che rido con la dentiera, mi chiamano parruccona. Non mi sono mai sognata di offendermi per queste cose. So bene che è un gioco alla soda caustica e ci sto. Diverso è se ti dicono ‘hai rubato, sei una ladra’. Io e la mia trasmissione lavoriamo seriamente, e lasciar dire che rubiamo è inammissibile. Si tratta di un valore morale sul quale non è possibile transigere. Fa parte di un diverso genere di cose. Per questo, l’estate scorsa, abbiamo agito con una querela, senza alcun clamore, contro una sola persona reale e un centinaio di profili fake, vuoti, a cui non corrispondono delle persone reali, per questo la nostra denuncia è contro ignoti. Questi profili, in quel momento, hanno agito tutti di concerto.
Questa è, secondo me, l’inciviltà del web, il tentativo di infangare la mia reputazione al quale non potevo sottostare”.

Insomma, Milly ha solo mobilitato onestamente il web senza comprarselo, come nelle più oneste competizioni:


”Quando venne lanciata quella votazione ci siamo rivolti, tramite il mio sito e i profili social di Ballando, al nostro mondo. Abbiamo chiesto ai nostri maestri internazionali, ad Andres Gil a Martina Stoessel, di aiutarci in questa competizione. Lo abbiamo fatto per fare gruppo, cercando di scatenare un po’ di casino tra di noi. A quel punto sono comparsi questi profili anonimi e la Rai ha deciso di eliminare dal conteggio i retweet e considerare solo le utenze uniche. In quel momento siamo balzati in testa e apriti cielo, sono iniziati gli attacchi e gli insulti. Ma, quando abbiamo fatto la querela, abbiamo chiesto a un perito di analizzare la situazione e abbiamo scoperto che c’erano moltissimi falsi profili, ma per tutte le trasmissioni, non solo per la nostra. E’ tutto depositato negli atti della querela. Risulta anche che il ‘massacro’ ai nostri danni è stato organizzato ad arte, con retweet anche a distanza di pochi secondi. Quando si è sparsa la voce della querela moltissimi di quei retweet sono stati cancellati, noi abbiamo gli screenshot delle schermate ma non esistono più”.

Milly ha puntualizzato il suo accostamento di questa vicenda al cyberbullismo:

“
Vorrei chiarire questa questione: ne ho parlato quando sono stata ospite del Safer Internet Day, con il Moige, del quale sono testimonial. La questione riguarda l’esempio che diamo ai nostri figli. Se noi lasciamo che qualcuno, nascondendosi dietro l’anonimati ci insulti, come possiamo insegnare ai nostri figli a difendersi. Detto questo, sono perfettamente consapevole che il cyberbullismo è un fenomeno ben più grave e che è assolutamente sproporzionato riferirlo a una questione come questa. L’ho riportato solo come un esempio legato al comportamento degli adulti nei confronti dei ragazzi.
Certi attacchi, però, anche se riguardano una trasmissione televisiva, non si possono prendere alla leggera, soprattutto se non puoi sapere chi ti attacca perché si nasconde dietro all’anonimato. Ho una dignità, non mi faccio insultare”.

Questione chiusa?

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