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Rai Yo Yo, Rai 5 e Rai Storia: pubblicità abolita da maggio 2016, situazione in Europa

Abolita la pubblicità sui tre canali pubblici. Com’è la situazione in Europa?

pubblicato 25 Novembre 2015 aggiornato 2 Settembre 2020 08:00

La notizia era stata anticipata al neo direttore generale Antonio Campo dall’Orto durante la recente intervista rilasciata al Corriere della Sera. Ma nel calderone di notizie e dichiarazioni interessanti, non aveva ottenuto il giusto spazio. “Il servizio pubblico deve avere meno pubblicità – dichiarava il dg al giornalista Aldo Cazzullo – Dal primo maggio il canale Yo-yo per i bambini e i canali culturali come Rai 5 non avranno pubblicità”.

Il presidente della commissione di Vigilanza Rai, Roberto Fico (esponente del Movimento 5 Stelle), festeggia attraverso un post pubbliato su Facebook: “Vi do una grande notizia. Finalmente dopo tante battaglie ce l’abbiamo fatta: dal 1° maggio 2016 su Rai YoYo non ci sarà mai più la pubblicità. I bambini non saranno più bombardati da spot pubblicitari. Una tv pubblica deve tutelare le persone partendo proprio dai più piccoli. A essere eliminata sarà anche la pubblicità nei canali culturali Rai 5 e Rai Storia”.

Si tratta di una svolta quasi storica che va ad allinearsi con gran parte dell’Europa (ma la strada è ancora lunga). Vediamo com’è la situazione negli altri Paesi.

Tv pubblica in Europa, pubblicità

Francia – L’emittente TF1 è stata privatizzata, mentre Antenne 2 e Antenne 3 sono rimaste pubbliche. Dal 2009, poi, una riforma ha imposto lo stop agli spot. Già prima, comunque, erano ammessi solo durante gli intervalli naturali dei programmi.

Germania – I due canali pubblici (ARD e ZDF) possono trasmettere pubblicità, ma solo nei giorni lavorativi, solo in una specifica fascia oraria (tra le 17.00 e le 20.00) e con un tetto massimo di 20 minuti al giorno.

Gran Bretagna – I canali nazionali non trasmettono pubblicità, mentre lo fanno quelli diffusi all’estero.

Spagna – Rtve è finanziata al 50% da fondi pubblici, il resto dei costi viene pagato attraverso una tassa sui ricavi della compagnie telefoniche, delle televisioni private e delle pay-tv. Rtv, infatti, non può fare raccolta pubblicitaria dalla riforma Zapatero del 2010.

Niente spot pure in Norvegia, Svezia, Finlandia e Danimarca.

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