2008 – Il digitale che non c’è
Una compagnia telefonica mai nata, o meglio nata morta, che aveva – pensate il nonsense e il cattivo gusto della realtà che si oppone alla creatività dei pubblicitari – come testimonial un neonato e i suoi vagiti, e come slogan Il futuro che non c’era, avrebbe dovuto costituire quantomeno un case history su cui riflettere.
Una compagnia telefonica mai nata, o meglio nata morta, che aveva – pensate il nonsense e il cattivo gusto della realtà che si oppone alla creatività dei pubblicitari – come testimonial un neonato e i suoi vagiti, e come slogan Il futuro che non c’era, avrebbe dovuto costituire quantomeno un case history su cui riflettere. Quel futuro non ci fu e non ci sarà mai,
Ma la storiella della Blu, invece di insegnare qualcosa a chi parla dei propri progetti schedulati (per usare un termine molto caro agli internauti) e a chi non ha ancora imparato la magistrale lezione della Apple – non si parla dei progetti futuri – sembra restare una favoletta senza morale. E’ il destino che si accanisce contro certi modi di fare propaganda e di forzare il passaggio a certe tecnologie, certi brand. Ecco perché il passaggio definitivo al digitale terrestre slitta ancora. Al 2008, dicono. Ma in realtà la cosa significa entro il termine ultimo del 31 dicembre 2012 (perché siamo in linea con l’UE, dicono). Dimenticandosi che i decoder sono stati venduti.
Dimenticandosi le campagne pubblicitarie sul digitale che è sbarcato sulla terra, con il numero verde che non era un numero verde (ingrandite l’immagine con un click).
Dimenticandosi che persino il Costanzo Show ormai sta sul digitale terrestre. Di fatto, un digitale che non c’è.