Grey’s Anatomy, la morte di Derek confonde gli sceneggiatori: tutti gli errori degli ultimi episodi
Derek è morto e anche Grey’s Anatomy non si sente tanto bene…
Grey’s Anatomy ha dato di che parlare nella sua undicesima stagione, terminata negli USA lo scorso 14 maggio e che ieri, lunedì 8 giugno, ha visto Fox Life Italia trasmettere la tanto odiata puntata numero 21, How to save a life. Ovviamente sconsiglio a chi non vuole spoiler di proseguire la lettura e di riprenderla solo a serie terminata, ovvero dopo il 29 giugno. Regolatevi.
Per me, intanto, Grey’s Anatomy può dirsi definitivamente ‘finito’, con buona pace di Shonda Rhimes e del suo pool di autori. E vi spiego il (mio) perché tracciando i 5 motivi per cui, secondo me, Grey’s Anatomy non è sopravvissuta a Derek Shepherd. E se avete la pazienza di seguirmi, vi illustro anche l’errore nella sequenza temporale di ben tre puntate dell’undicesima stagione.
Grey’s Anatomy | Senza Shepherd ‘il diluvio’
Della morte di Derek Shepherd abbiamo già avuto modo di parlare, raccogliendo peraltro le opinioni di buona parte della redazione di TvBlog. Questo post si collega idealmente a quanto scrissi allora. Ero convinta che Grey’s non potesse andare avanti senza Derek e, senza volerlo, le puntate successive me ne hanno dato una conferma.
Non entro nel merito delle scelte ‘narrative’ in senso stretto, dell’evoluzione dei personaggi, dell’opportunità di far morire l’altra parte di Meredith, delle trovate a dir poco discutibili che in fondo puntellano la serie fin dalla sua nascita. Eviterò, dunque, di commentare anche la posa da superhero di Amelia Shepherd prima dell’operazione alla dott.ssa Herman o il momento ‘Hulk’ di April Kepner, personaggio tra l’altro evolutosi in ‘contumacia’ (praticamente per telefono) nell’arco di una doppia puntata (E22-23). Non mi soffermo neppure sulla ‘credibilissima’ scenata di Amelia che rinfaccia a Meredith di non essere stata chiamata al capezzale di Derek ‘appena’ un anno dopo la sua morte (S11E24), né del messaggio di Derek fatto sentire alla sorella sempre nel primo anniversario della sua scomparsa (S11E25). Tralascio anche l’ingresso delle due nuove matricole (Giacomo Gianniotti nel ruolo di Andrew DeLuca e Joe Adler in quello di Isaac) che incrementano il lutto per la dipartita di Sloan e Shepherd.
Mi soffermo invece su alcune incongruenze legate alla temporalità diegetica e su aspetti preminentemente produttivi. Altresì detto, non mi trovo con i tempi nelle puntate che precedono e seguono la morte di Derek, oltre che con una serie di scelte di confezione che mi sembra tradiscano una certa ‘sufficienza’ nella realizzazione di questo finale di stagione.
E allora entriamo nel dettaglio dei motivi per cui, secondo me, Grey’s Anatomy non è sopravvissuto a Derek Shepherd:
1) di Shepherd ce n’è uno… (e poi dove lo trovano un altro Dempsey?);
2) l’abuso, ossessivo, dei flashback, inequivocabile segno del raschiamento del barile narrativo;
3) l’immagine di Derek sul cuscino di Meredith (roba che neanche le fiction Ares sono mai arrivate a fare);
4) il balzo temporale che ha proiettato la serie nella primavera del 2016 (circostanza più vicina a una narrazione fantasy o sci-fi, non proprio da medical drama);
5) le discrepanze temporali delle puntate 19-21 (punto piuttosto delicato che richiede una certa cura).
Procediamo.
Grey’s Anatomy | Con i flashback la Giostra non smette mai di girare
Visto che il primo punto è superfluo da approfondire, direi di partire dal tratto distintivo di questa stagione: i flashback.
All’inizio hanno riguardato Ellis per via dell’arrivo di Maggie (e la giostra che non smette mai di girare può entrare nel novero delle ossessioni audiovisive, un po’ come il clown di IT o la doccia di Psyco). Poi si sono concentrati sulla storia d’amore di MerDer. Se Ellis si è poi rimaterializzata sotto forma di ultimogenita di Derek e Meredith, a Stranamore è stato riservato l’ennesimo affronto, quello di apparire a mo’ di visione celestiale sul cuscino della moglie neo-mamma. Shonda lo deve davvero odiare Dempsey, non c’è altra spiegazione.
Il ricorso ossessivo al passato è uno dei segni del raschiamento del barile. Mi auguro che non ci siano più flashback di McDreamy in futuro, ma nutro poche speranze in merito. Nelle ultime puntate della 11esima serie, infatti, Shonda ha già tradito la ‘promessa’ di chiudere il ‘vecchio’ Grey’s Anatomy con la morte di Derek Shepherd e di iniziare una nuova vita per Meredith. Una promessa ‘stipulata’ nelle dichiarazioni sulla morte di Shepherd e con la scelta di invertire la consueta alternanza bianco/nero che segna l’inizio e la fine di ciascuna puntata in occasione della puntata doppia seguita alla morte di Derek (E22-23, She’s Leaving Home).
Il messaggio era chiaro: questo è un nuovo inizio. Nonostante questo non si riesce a fare a meno di Shepherd fino alla fine della stagione. L’impressione è che il fantasma di Derek perseguiti Shonda, contro la sua stessa volontà.
Grey’s Anatomy | Il santino di Derek Shepherd
E a proposito di ‘fantasmi’, il collegamento con il secondo punto della lista è automatico: avete visto un fotogramma più brutto, mal concepito e squallido di quello in cui il volto di Derek fa capolino accanto a Meredith quando parla con Alex della piccola Ellis? Come detto, neanche la Ares avrebbe potuto concepire un momento così didascalicamente inutile. E se una serie arriva a tanto vuol dire che davvero non è sopravvissuta a se stessa.
Grey’s Anatomy | La fuga (impossibile) da Stranamore
12 mesi (circa) in 121 minuti (al netto della pubblicità): questo il succo della puntata doppia 22-23 (She’s Leaving home), che ha visto Meredith seppellire il marito e andar via con i figli mentre la vita al Grey Sloan Memorial scorreva veloce. Da una serie che ha sempre seguito da vicino – anche se non pedissequamente – l’andamento temporale extra-diegetico, un balzo in avanti di un anno non è cosa da poco. Più frequente avere una dilatazione del tempo – e penso alle prime tre stagioni, in onda da marzo 2005 al maggio 2007, che raccontano il primo anno di internato dei protagonisti – che un FF così repentino da far passare un anno in una sola settimana di programmazione.
Ora sappiamo cosa hanno fatto i nostri eroi fino, più o meno, a fine marzo 2016. Non sarà facile rimettersi in pari. A meno che la 12esima stagione non parta direttamente nell’autunno 2016. L’impressione è che Shonda abbia cercato di mettere subito quanto più spazio possibile tra lei e Dempsey. Ma senza riuscirci.
Grey’s Anatomy | La morte di Derek e la vita di Meredith
Ma veniamo al punto principale.
Io non mi trovo con lo scorrere delle ore e dei giorni che hanno preceduto e seguito la morte di Derek. Procedo con ordine e ripercorro rapidamente le puntate dalla 19 alla 21.
Derek Shepherd parte di buon mattino alla volta dell’aeroporto dopo aver concepito un figlio con Meredith (inizio E19, Crazy Love). Prende il ferryboat e chiama Meredith: il messaggio resta nella casella vocale (E21, How to Save a Life). Rimessosi in macchina trova traffico e decide di prendere una scorciatoia per raggiungere l’aeroporto di Seattle. Mentre guida, sente al telefono Amelia e la dott.ssa Bailey, impegnate in un intervento.
Dopo poco si trova ad assistere a un incidente. Salva tutti e quando si rimette in auto il display segna le 7.45 pm di giovedì 26 marzo 2015. Il patto narrativo è che quel che si mostra sullo schermo ‘accade’. La data peraltro non sarebbe neanche casuale per la serie, che infatti ha debuttato il 27 marzo 2005: vi si potrebbe leggere una scelta simbolica. Comunque sia, salito in auto, Derek viene preso in pieno da un tir: l’ambulanza lo ‘scarica’ poco dopo nel piccolo Dillard Medical Center, vicino Seattle, dove provano a salvarlo.
E Meredith? Come ha passato la giornata?
Dobbiamo tornare indietro, all’episodio 19. Fatta colazione, Meredith va in ospedale dove discute con Amelia della sua relazione con Owen, discussione che le due continuano la sera, a casa. Un giorno, dunque, è passato: nel momento in cui Amelia e Mer discutono a casa, Derek dovrebbe essere già in ospedale.
Ma poi si vede Meredith di nuovo al Grey Sloan Memorial: sembra si tratti già del giorno dopo, ma le luci dell’ospedale possono trarre in inganno. Consideriamo sia ancora la notte del 26 marzo.
La Casa Bianca chiama dicendo che Derek non si è presentato all’appuntamento del mattino. “Gli avranno cancellato il volo” dice Meredith, lasciando un appunto giusto per non dimenticarsi del marito che non si trova.
Con la puntata 20 (One Flight Down) si apre indubbiamente una nuova giornata. Siamo, dunque, a venerdì 27 marzo. E’ mattino, infatti, quando il dottor Webber (la sua auto segna 10.15) assiste a un incidente aereo che riempie il Grey Sloan Memorial di feriti. L’evento getta nello sconforto Meredith e Arizona, che rivivono lo schianto nei boschi in cui morì Lexie e che causò la morte di Mark.
Forse per la suggestione, Meredith – che ha provato a chiamare Derek al mattino, senza avere risposta – inizia a preoccuparsi del suo silenzio. Potrebbe essere precipitato? Ma Derek, a questo punto, dovrebbe essere in ospedale già dalla sera prima. Che sia invece proprio questa la telefonata che spinge Derek a distrarsi per cercare il cellulare nella sua auto? Peccato che per Meredith sia la mattina del 27 e per Derek la sera del 26 marzo…
Comunque sia, Meredith concorda con la Bailey che alle 17.00 di ‘quel’ pomeriggio avrebbe provato a richiamare Derek. Ma poco prima che scatti l’ora X, i poliziotti bussano alla sua porta. Siamo alla fine della puntata 20. Stando al tempo della narrazione di Seattle, a questo punto dovrebbero essere passate circa 21 ore dall’incidente di Derek. Ma per Derek il tempo è scorso uguale?
Torniamo da lui, balzando a metà della puntata 21. Avuto l’incidente alle 19.45 del 26 marzo, McDreamy si ritrova in ospedale poco dopo. E’ sera, è ufficialmente un uomo non identificato, ma viene però riconosciuto da Winnie, la bambina che ha salvato. Sa che si chiama Derek e che è un medico. In fondo l’identificazione non è poi così difficile.
In ogni caso Stranamore arriva in ospedale in condizioni critiche. Viene spedito in sala operatoria dove la situazione appare disperata: sono le 20.05 (hanno fatto pure – troppo – presto) quando viene chiamato il neurochirurgo. Ulteriore dettaglio, che mi spinge a pensare che siano stati alquanto frettolosi nella gestione di questo episodio: sul monitor che mostra i dati vitali di Derek si legge “23 aprile 2015 ore 04.23 pm” (screenshot nella gallery). Lo shooting di questa puntata è andato per le lunghe, ma nello stesso tempo il montaggio non sembra essere stato molto accurato.
Andiamo avanti. Torniamo al racconto.
Derek è in sala operatoria, sta morendo e il neurochirurgo si presenta solo alle 20.55 del 26 marzo. Sorvoliamo sul fatto che la dottoressa parli di un ritardo di un’ora e mezza del medico che invece gli orologi non confermano.
Nel frattempo (e siamo ancora nell’episodio 21) i poliziotti arrivano a casa di Meredith: visto quanto ci hanno raccontato nella puntata 20, sono le 17.00 di un pomeriggio non meglio precisato nel racconto. O meglio, seguendo il filo della narrazione delle puntate dalla 19 in poi, dovrebbe essere il giorno dopo l’incidente, almeno per Meredith; se si trattasse dello stesso giorno dell’incidente, a quell’ora di fatto non sarebbe ancora successo: alle 17.00 del 26 marzo Derek sta ancora salvando vite, non sta perdendo la sua.
Derek e Meredith sono ormai in due universi spazio-temporali diversi. Talmente è stata la fretta di ‘cacciare’ Dempsey da aver fatto perdere il filo ad autori ed editor. Non si sono neanche accorti di aver infilato un giorno in più nella vita di Meredith, che Derek non ha mai vissuto, già prima di morire.
Cerchiamo conferme e veniamo all’arrivo di Meredith in ospedale (E21): quando Mer entra, portando con sé i figli, la piccola Winnie è ancora nella sala d’attesa, con lo stesso vestitino del giorno dell’incidente. Il sangue intorno a lei è ancora fresco e tutto fa pensare che si tratti della notte stessa dell’incidente, non di quella dopo.
Eppure una serie di indizi potrebbero quasi avallare l’idea che Meredith arrivi in ospedale la sera DOPO l’incidente. Ad esempio, l’orologio che compare di fronte a Meredith mentre parla con i medici, per la prima volta, delle condizioni del marito segna le 7.40 (a questo punto di sera, visto che – secondo il racconto – Meredith è stata avvertita dell’incidente alle 17.00). Poco dopo, inoltre, la stessa Meredith dichiara che sono già trascorse le ore necessarie per la dichiarazione di morte cerebrale, almeno sei stando alle precedenti puntate di Grey’s Anatomy. Parrebbe quasi probabile che Derek abbia avuto l’incidente giovedì 26 e che Meredith sia stata contattata solo venerdì 27 alle 17.00.
E invece, quando sembra che tutto, in fondo, possa davvero filare e che il mio sia solo il frutto di un’allucinazione, Meredith si ritrova a consolare la dottoressa che non è riuscita a salvare il marito e le dice:
“Sai che giorno è domani? Venerdì. E arriveranno altri pazienti…”.
Quindi Meredith arriva in ospedale giovedì sera, la sera stessa dell’incidente di Derek. Non ci sono più dubbi (al netto di tutte le incongruenze degli orologi inquadrati, incongruenze narrativamente gravi, visto che è proprio sul tempo che si ‘gioca’ la morte di Derek). C’è un problema nella sceneggiatura: l’incidente aereo della puntata 20 di fatto non sarebbe ancora avvenuto. E mi sento come Doc che cerca di spiegare a Marty McFly le conseguenze della rottura spazio-temporale.
Abbiamo, però, la certezza che gli editor di Grey’s Anatomy si sono persi un giorno di racconto per strada (forse la stessa strada sulla quale ‘hanno ucciso’ Shepherd…). Ci ritroviamo con un giorno vissuto da Meredith e non da Derek. Un giorno importante, visto che intorno a questo si sarebbe dovuto costruire il pathos dell’assenza di Stranamore. Un errore così grossolano da essere quasi incredibile, considerato che proprio lo scorrere del tempo avrebbe dovuto segnare l’attesa di Meredith e la crescente angoscia del pubblico: la partenza al mattino, il mancato meeting, la telefonata delle 17.00… tutto dichiarato nel dialogo, ma tutto reso vano da una messa in scena che, invece, ha lasciato aperti ‘buchi’ di sceneggiatura degni di un gruppo di dilettanti.
Certo, potreste dirmi che quando si segue una serie è necessario concedere alla narrazione la sospensione dell’incredulità e quindi ‘dare per buone’ una serie di incongruenze. Beh, si fa di continuo e non sarei arrivata all’undicesima stagione di Grey’s Anatomy se non l’avessi fatto. Ma una narrazione deve essere comunque coerente e coesa, non può contenere errori ‘grammaticali’ e temporali così evidenti. Tanto più dopo aver portato la ‘cruda’ realtà di un comune incidente stradale nel mondo ‘fatato’ di Grey’s Anatomy. Se vuoi raccontare la ‘realtà’ allora devi stare ancora più attento ai dettagli.
Per me questa è la definitiva dimostrazione che, insieme a Shepherd (e Dempsey), Grey’s Anatomy ha perso completamente la bussola. E’ bastato che Stranamore scomparisse per qualche tempo per far perdere l’orientamento ad autori, editor e showrunner che, nell’arco di sole tre puntate, sono riusciti a incrinare quella ‘gioiosa macchina da guerra’ che ha appassionato mezzo mondo per 10 anni.
Shonda & co. sono riusciti a incasinare il momento clou in dieci anni di serie con una costruzione raffazzonata, oserei dire ‘avvelenata’, che arriverei a immaginare dettata più dalla rabbia che dalla necessaria lucidità dovuta all’uscita di scena di una delle colonne dello show. Persino la sequenza del taglio del LVAD, dell’espianto del cuore per Danny e il ferimento di Burke è stata fatta con maggior precisione.
L’errore temporale è per me la ‘conferma’ che Grey’s non è sopravvissuta a Derek Shepherd. Il dott. Stranamore ha portato via con sé quel pizzico di lucidità produttiva che ancora restava alla serie. Sulla coerenza narrativa ormai si navigava a vista da tempo.
Che sia piombata sulla serie la ‘maledizione’ del maltrattato McDreamy? Beh, sarebbe una ‘giusta’ vendetta considerata la sua indegna uscita di scena e una ‘punizione divina’ per la hybris di Shonda, che nel frattempo pensa ad altri progetti. E fa bene. Io intanto recito un De Profundis per Grey’s Anatomy.