Le mille e una notte, l’incantesimo fatica ad ingranare (e gli effetti speciali promessi si risparmiano per la seconda parte)

C’era una volta Aladin. Quello del cartone animato, che volava su un tappeto, rubava al mercato e cantava “Il mondo è mio”, ricordate? Ne “Le mille e una notte-Aladino e Sherazade” (o quantomeno, nella sua prima parte), la base di partenza è proprio questa. La fiction della LuxVide strizza l’occhio alla rivisitazione Disney della celebre storia, cercando però di adattarla più per ragioni di diritti che per esigenze narrative.

E così, l’Aladino di Marco Bocci (che se fino ad una settimana fa era rinchiuso chissà dove mentre la squadra Duomo lo cercava disperatamente) è ancora un furbacchione spensierato, ma invece di incontrare Jasmine -che qui è una schiava ed arriva nel mezzo della storia- s’imbatte in Sherazade (Vanessa Hessler), una principessa viziata e capricciosa.

La dinamica è la stessa, con tanto di scena dei due che durante un inseguimento si prendono per mano e si buttano dall’alto di un tetto: ci mancava solo il “ti fidi di me?” di lui a lei. Poi, però, le cose cambiano, Aladino diventa il cattivo e Sherazade umile. E’ qui che inizia il vero lavoro di sceneggiatura, un rimodellamento della storia originale che la casa di produzione fece già un anno fa con “Cenerentola”.

Le mille e una notte-Aladino e Sherazade


Il modello è sempre quello, rafforzato lo scorso anno da “Once upon a time”: prendi una storia popolare e cambiane i contorni, costruisci nuovi legami, gioca con i personaggi storici e cambia loro le direzioni che avrebbero dovuto prendere. Il risultato è una storia che confonde ma resta riconoscibile, dando un effetto di sorpresa ma che allo stesso tempo fa sentire il pubblico parte di un racconto che conosce già.

“Le mille e una notte” di Raiuno saranno un successo, proprio per questo: la riproposizione di un classico con una nuova prospettiva è un’idea che piace, soprattutto quando le ambientazioni diventano esotiche e permettono di ìmmergersi in un mondo tutto nuovo, per qualche ora.

Questo nonostante l’incantesimo non sia riuscito del tutto: a mancare, qui, è un ritmo che sappia alla storia l’interesse che merita, e che invece si perde troppo nei soliti sguardi speranzosi dei protagonisti. Le due storyline, quella del presente e del passato dei personaggi, non sanno sfruttare al massimo il pathos, e così la magia si dimezza.

L’impegno produttivo (che però manca, almeno nella prima parte, di quegli effetti speciali promessi alla presentazione della miniserie) si arena dunque in ordinario racconto dai mille risvolti, sì, ma senza passione. La sensazione è che si sia preferito tenere i pezzi grossi (come il Genio/Massimo Lopez) per la seconda parte: ma per ora non basta il ricordo di Aladino per affascinare.

Le mille e una notte – Aladino e Sherazade, la fiction di Raiuno