Shark Tank, uno Start up got talent contemporaneo ma alla lunga insostenibile
A Shark Tank gli inventori di start up si affidano a cinque imprenditori squali: chi la spunterà a Shark Tank ogni giovedì sera su Italia1?
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21.29
La presentazione dei giudici è altrettanto stereotipata.
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21.42
Pirovano ha scelto Dettori perché gli ha prospettato un futuro in America. L’offerta è di 50.000 euro con percentuale del 10%.
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21.50
Avanti un altro, è la volta dei Dolly Noire, cinque ragazzi che hanno fondato un marchio. Chiedono 90.000 euro in cambio del 10% sul loro marchio di street style.
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21.54
I ragazzi non hanno convinto gli imprenditori e se ne vanno con le note di Downton Abbey, che è un telefilm di Rete4 e quindi si gioca in casa.
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21.57
Shark Tank sinora convince per la cura formale (bellissime le musiche, compreso Yann Tiersen in Amelie), meno per il ritmo.
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21.49
Momento dialettico in Shark Tank. Miss Green non convince gli imprenditori. Fabio Cannavale non ha compreso a pieno il progetto. A Vigorelli sembra “il piccolo chimico e il piccolo farmacista”.
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22.16
Lettieri chiede 500.000 euro, cedendo il 10%, per un sensore di parcheggio alternativo. Dettori vuole il 15%, Costanza rilancia col 12%.
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22.20
Lettieri fa l’affare con Costanza
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22.33
Gli imprenditori vedono forzato il progetto di Mirella e le augurano in bocca al gatto.
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22.41
Fanno ridere questi due e gli Shark se li mangiano. Tornano a casa.
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22.48
I coniugi Milena e Piergiorgio sono soci in affari di un’impresa sui generis. Chiedono 100.000 euro pari al 10% delle quote. Calihotplace è un prodotto che consente di mangiare nello stesso recipiente dove si è cucinato. Il costo di vendita al pubblico è di 350 euro per le piastre ad induzione, mentre il singolo piatto costa 30 euro. Non è facile vendere la piastra a tutti, è questo il problema degli imprenditori. Vigorelli apprezza il design.
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23.00
Cannavale propone 150.000 euro per il 25%. Dopo tante peripezie la spunta.
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23.01
Filomena chiede 90.000 euro e cede il 30% di Mammamenia per commercializzare cofanetti di coccole, a base di babysitting, stireria, messa in piega, insomma regali a misura di mamma. L’idea convince: “Avete inventato un contenitore con un senso”.
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23.05
Momento buoni sentimenti. Filomena vuole un sostegno anche perché malata di sclerosi multipla.
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23.08
Controffert degli Shark. . 150.000 euro e il 35%.
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23.10
Carlo Maria Recchia da grande vuole fare l’agricoltore. La sua idea si chiama Mais Corvino.
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23.21
Affare concluso a 150.000 euro e il 20%.
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23.23
Floome, l’etilometro dello smartphone, sarà il gadget del futuro? 500.000 euro in cambio del 10% della società. Rifiiutano controposta a 500.000 euro e il 15%.
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23.51
Massimo e Antonio con Airlite vogliono ridurre l’inquinamento dell’aria. Concludono l’affare a 750.000 euro per il 3%.
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23.53
Momento Start up got talent, tutte le idee non passate molto velocemente.
Shark Tank è il programma più innovativo dell’anno come dicono? Sicuramente no, e non (solo) per sua colpa. Perché un potenziale di novità e di contemporaneità nel racconto ce l’ha e sta nell’universo delle start up. Mai nessun programma, lo stesso The Apprentice, ha investito in tv sulle idee imprenditoriali quantificandone il prezzo e il valore di mercato.
Quel che penalizza Shark Tank, pertanto, non è il fervido contenuto, ma lo statico e freddo contenitore che – seppur importato – paga lo scotto di venire dopo l’inflazione di un genere. Iniziamo a non poterne più dei giudici impostati e della narrazione blindata dalle strettoie della gabbia formattizzata. Vedi Shark Tank e pensi immediatamente a MasterChef, anzi a Masterpiece che ne era già una versione fuori contesto. A incrementare lo straniamento di questo format è la sua collocazione in una rete come Italia1, che da regina della destrutturazione televisiva (non sempre illuminata) si trova a puntare su un programma strutturato sino al midollo.
Insomma, sono tante le cose che fanno di questo Shark Tank un’occasione mancata per le reti Rai. E un effetto déjàvu per Mediaset, che mixa il linguaggio del talent pregiato Sky con l’effetto freaks di Got Talent applicato alle idee-ciofeca.
Peccato solo che gli imprenditori-giudici non abbiano abbastanza appeal televisivo e al programma, in questa assurda programmazione in due puntate-fiume, manchi totalmente l’appeal di prima serata 2.0. Insomma, a forza di mediare tra troppe cose si rischia di sfornare una puntata pilota democristiana, più curata dei cloni di La5 (meravigliosi i tappeti musicali di uscita, specialmente quello di Downton Abbey), ma dallo stesso peso specifico non pervenuto. Il che dispiace, perchè la materia prima c’è, il target e la fruibilità no. Come Niccolò Fabi insegna, ogni acquisto ha il suo luogo giusto…
Shark Tank debutta su Italia 1 con la versione italiana: giovedì 21 e 28 maggio arriva in prima serata il primo business format al mondo per notorietà e ascolti, prodotto in più di 20 Paesi.
Il meccanismo della trasmissione è semplice ma avvincente, le regole ferree. 5 importanti imprenditori italiani metteranno i loro capitali a disposizione di persone dalla personalità forte e affidabile che, presentando la propria startup, un’idea innovativa e il business plan più efficace, riusciranno a indurli a investire su di loro e sui loro progetti.
Cosa vorranno i magnati in cambio del denaro? Che percentuale della nuova società? Che percentuale dei profitti? Quanto saranno disposti a concedere i candidati? Quale dei diversi investitori saprà sconfiggere i colleghi nella trattativa per accaparrarsi un buon affare?
La trattativa con gli aspiranti imprenditori sarà rapida e intensa e si svolgerà interamente davanti alle telecamere.
Il meccanismo di Shark Tank
Alla fine di ogni puntata, se l’aspirante imprenditore e almeno uno dei 5 investitori raggiungeranno un accordo, le parti stipuleranno un autentico contratto legale, a telecamere spente.
I magnati sono pronti a finanziare solo le idee più valide e convincenti, sono veri e propri squali che investiranno i propri capitali solo per guadagnare.
Shark Tank, i business man
I 5 businessman, Fabio Cannavale (presidente di lastminute.com group), Mariarita Costanza (direttore tecnico Macnil–Gruppo Zucchetti), Luciano Bonetti (presidente Foppapedretti), Gianluca Dettori (presidente e fondatore Venture Capital pixel) e Giampietro Vigorelli (pubblicitario), hanno ben chiaro in mente cosa funziona e cosa è destinato al fallimento. Non si faranno scrupoli a mettere a nudo i punti deboli di un’idea o di una persona, se non saranno convinti della proposta.
Shark Tank, second screen
Shark Tank ha una pagina Facebook e un profilo Twitter (hashtag #sharktankIT) e il suo sito ufficiale è sharktank.mediaset.it