Su Joi arriva Pushing Daisies, la favola surreale e “casta” che ringrazia Burton ed Amelie
Aveva ragione Lord Lucas quando, ormai un anno fa, definì “Pushing Daisies” una fiaba tridimensionale. Ad un clima da cui ci si aspetta il più classico dei “e vissero felici e contenti” fa da contraltare una gamma di personaggi surreali ma umani, avvincenti ma sognatori. Insomma, questo telefilm, vincitore di 3 Emmy di cui Joi
Aveva ragione Lord Lucas quando, ormai un anno fa, definì “Pushing Daisies” una fiaba tridimensionale. Ad un clima da cui ci si aspetta il più classico dei “e vissero felici e contenti” fa da contraltare una gamma di personaggi surreali ma umani, avvincenti ma sognatori. Insomma, questo telefilm, vincitore di 3 Emmy di cui Joi di Mediaset Premium da stasera trasmette le 9 puntate della prima stagione (mannaggia allo sciopero), è stata l’unica vera novità dello scorso anno.
Bastano pochi attimi, pochissimi anzi, per essere coinvolti nella storia del giovane Ned (Lee Pace), un “creatore di torte”, come lo chiama la voce narrante, dall’onirico potere di risvegliare i morti con un semplice tocco, ma al tempo stesso di togliere loro la vita se toccati un’altra volta.
Ecco spiegata la tanto citata tematica della castità di cui si parla raccontando la trama di questa serie: incontrato il cadavere di Chuck (Anna Friel), l’amore dell’infanzia del protagonista, gli basta un solo tocco per rivedere i suoi occhi e tornare ad innamorarsene, consapevole però che non potrà toccarla mai più, per non perderla di nuovo, e per sempre.
Il tocco di Ned ha anche una terza regola: se un morto tornato nel mondo viene lasciato in vita per più di un minuto, qualcun altro prenderà il suo posto. Un minuto, però, basta ad Emerson (Chi Mcbride, visto già in “Boston Public”, “Dr. House” e “The Nine”), investigatore che coinvolge Ned nelle sue indagini, per andare a chiedere direttamente alle vittime chi le ha uccise.
Non fatevi ingannare però da quest’aspetto crime della serie, perché anche laddove l’indagine diventa principale in una scena, non viene mai meno l’aura dolcemente fiabesca di cui sono intrisi gli episodi, che sembrano voler citare a chiare lettere “Il favoloso mondo di Amelie”, altro racconto di un sogno per sognatori.
Si parte da una sceneggiatura che potrebbe essere tranquillamente stata scritta da Tim Burton (ed invece è ad opera di Bryan Fuller, già al lavoro su “Star Trek: Voyager” e “Dead like me” -forse avrà preso l’ispirazione proprio da qui?-), così come l’uso che la regia fa di ampi spazi ricreati al computer, di luci sgargianti e di un cast che non solo si cala nei propri personaggi, ma nell’intero mondo di “Pushing daisies”.
Un mondo in cui il sesso, seppur non presente esplicitamente per forza del copione, è percepibile paradossalmente nell’impossibilità dei due protagonisti di non potersi toccare. Ogni loro sguardo, ogni loro minima vicinanza si carica così più che di sessualità, di sensualità, merce rara in un mondo in cui bastano 5 minuti per decidere se capitolare tra le lenzuola del fortunato/a o no.
Si viene cullati dalla voce narrante che ci introduce in ogni episodio -e che ricorda tanto la sfortunata Mary Alice di “Desperate Housewives”-, senza avvertire la necessità di trovare delle risposte nella puntata successiva o in quella successiva ancora. Uno degli aspetti positivi di questo telefilm è proprio nella mancanza di quell’adrenalina che tanto ci piace, certo, e che ci rende dipendenti da questa o quell’altra serie.
Sia chiaro: di “Pushing Daisies” non ne potrete fare a meno per molto, però la sensazione che ne avrete ricevuto a fine episodio sarà più quella di essersi lasciati andare a tre quarti d’ora di pura fantasia, dolce e morbida solo come le torte che il protagonista impasta con così tanta passione, dando vita col suo tocco ad una deliziosa comedy scacciapensieri.
