Knight Rider: Kitt è ancora protagonista del nuovo Supercar, un po’ Transformers un po’ Fast and Furious
I nostalgici degli anni ’80, forse, storceranno un po’ il naso di fronte a “Knight Rider” (Nbc e nel 2009 su Steel di Mediaset Premium, gallery), riproposizione del telefilm con protagonista David Hasselhoff da noi rinominato “Supercar”. Gli altri, invece, potranno trovare una serie adrenalinica, ben girata e memore delle lezioni impartite al genere action
I nostalgici degli anni ’80, forse, storceranno un po’ il naso di fronte a “Knight Rider” (Nbc e nel 2009 su Steel di Mediaset Premium, gallery), riproposizione del telefilm con protagonista David Hasselhoff da noi rinominato “Supercar”. Gli altri, invece, potranno trovare una serie adrenalinica, ben girata e memore delle lezioni impartite al genere action dalla saga di “The Fast and the Furious”.
A cominciare dalla sigla, che trovate dopo il salto –basata sul tema storico ma riarrangiata come vogliono i nostri giorni-, però, presto ci si accorge che se “Knight Rider” è accattivante non è solo grazie agli effetti speciali ed alle belle scene d’azione girate a bordo della mitica Kitt (per la cronaca, non è più una Pontiac, ma una Mustang): l’idea di riportare un marchio di questo tipo in tv non si è fermato, come con il flop “Bionic Woman”, al semplice remake, ma va oltre, proponendo un sequel che sta attento a non farsi divorare dal confronto del passato.
Punto d’unione tra vecchia e nuova serie è il protagonista, Mike Traceur (Justin Bruening, gallery) che fin dal film-tv/pilot andato in onda la scorsa primavera in America con un buon successo si scopre essere figlio dello storico Micheal Knight, che proprio in quell’occasione fece una comparsa. Mike, ex soldato inviato in Iraq e dongiovanni perennemente in preda al gioco d’azzardo ed ai debiti, viene chiamato all’azione dalla stessa Kitt (la cui voce è prestata da Val Kilmer) dopo che il suo creatore Charles (Bruce Davison) ha subito un attacco.
Nella fuga dagli aggressori, Kitt passa a prendere anche Sarah (Deanna Russo, gallery), figlia di Charles, ma anche ex fidanzata di Mike. Tra i due la passione non pare ancora sopita, ed aspettiamoci qualche scena hot tra una missione e l’altra. Ma anche un po’ di umorismo, non da sbellicarsi dalle risate, ma il giusto per smorzare la tensione.
Nonostante i protagonisti, le loro storie (centrale, almeno in questi primi episodi, il passato da militare di Mike, sconosciuto anche a lui stesso) e le dinamiche che verranno fuori, ad attirare l’attenzione non poteva non essere Kitt, l’auto su cui ognuno di noi ha sognato di salire almeno una volta, e al confronto con la quale i moderni navigatori sembrano preistorici.
Si è infatti –e non si poteva fare altrimenti- tenuto conto del progresso tecnologico di questi vent’anni, fatti di auto sempre più computerizzate, navigatori che ci portano fin sotto casa e sensori per ogni eventualità. Kitt supera la realtà, e si ispira più ai Transformers che tanto sono piaciuti al cinema: preparatevi a vederla cambiare camaleonticamente colore o telaio, diventare una Pickup per mascherarsi ai nemici, sfuggire con razzi che la fanno diventare “turbo” e mantenersi in contatto col suo compagno di missione anche quando lui non è al volante –che bella invenzione la comunicazione senza fili-.
Tra le tante scene d’azione che ci vengono mostrate, quelle di “Knight Rider” sono forse tra le meglio riuscite negli ultimi anni. La regia sfrutta tutto il potenziale della storia, sapendo che il pubblico che seguirà lo show sarà prevalentemente un pubblico che cambia canale non appena vede la possibilità di un dialogo che va oltre il minuto.
Nessuna riflessione sul senso della vita, sulla fragilità dell’uomo, sul rapporto forse andato oltre il limite tra macchina ed inventore. O meglio, se volete queste conclusioni le potete tirare tranquillamente, ma vi sarà difficile trovare il tempo per pensarci, stando a bordo di Kitt.
La nuova sigla di “Knight Rider”: