Su RaiUno è andato in onda il funerale della musica leggera
Doveva essere un tributo ai grandissimi The Beatles e invece è stato uno scempio. Non servono tante parole per descrivere la trasmissione andata in onda questa sera sull’ammiraglia Rai e non ancora conclusa – ma vederne la fine è puro masochismo -, ossia una vergognosa rovina di brani che hanno fatto la storia della musica
Doveva essere un tributo ai grandissimi The Beatles e invece è stato uno scempio. Non servono tante parole per descrivere la trasmissione andata in onda questa sera sull’ammiraglia Rai e non ancora conclusa – ma vederne la fine è puro masochismo -, ossia una vergognosa rovina di brani che hanno fatto la storia della musica moderna. Sarebbe probabilmente di cattivo gusto dire che John Lennon si sarà rivoltato nella tomba sentendo in lontananza la riproposizione delle sue canzoni, ma purtroppo altre frasi che descrivano così bene questo “incredibile evento”, il Premio Caruso 2008 – Tributo ai Beatles, non ce ne sono.
Un’accozzaglia di esibizioni da far drizzare la peluria, ma non certo per l’emozione. Fatta salva qualche voce più gradevole e intonata, come quella di Dolcenera, che si è limitata (quasi sempre) ad “eseguire” mettendoci poco del suo, e un terzetto vocale non ben identificato, il resto è inimmaginabile: Alberto Fortis versione predicatore che, dopo aver duettato in inglese maccheronico con Neffa rovinando Penny Lane, si è lanciato in una Strawberry Fields Forever da paura (nel vero senso della parola), senza azzeccarne una nota; la sorellastra cattiva di Sinead O’Connor che ha tentato di far uscire un filo di voce in Hey Jude, facendola però diventare strumentale.
Ma non è finita, perché ad esibirsi sono stati in tanti, da Piero Pelù che è riuscito a peluizzare Revolution, ai Marlene Kuntz che con Come Together hanno provocato un fuggi fuggi generale in platea. E poi Le Vibrazioni, nonno Donovan e chi più ne ha più ne metta, tutti accompagnati da una megagalattica orchestra che probabilmente avrebbe preferito rimanere a casa a riposare. Anche Morgan non è riuscito ad essere impeccabile, con alcuni virtuosismi forzati al pianoforte che hanno fatto storcere il naso. Uno spettacolo che, come dice il titolo, più che un tributo è sembrato un funerale alla musica.