10 momenti indimenticabili dal Festival di Sanremo. #ricordisanremo
Amarcord: il Festival di Sanremo negli anni.
C’è una cosa che non può mancare, quando si parla di Festival di Sanremo: i ricordi, i momenti magici, l’amarcord. Ognuno ha le sue personalissime classifiche e se ne deve parlare per forza (fra le altre cose che si devono dire per forza, c’è un ottima guida alla scrittura di pezzi sul Festival, dal titolo Sanremo For Dummies di Gregorio Paolini). Perché comunque, il Festival è sempre stato uno specchio deformante della realtà italiana: la superficie era sul palco dell’Ariston. Ogni tanto ci arrivava anche la realtà, mescolata alla finzione. E poi c’era quel magma di retroscena anche troppo veri, o talmente veri da sembrar finti, o finti e basta. Insomma, un immenso carrozzone mediatico. Deformante, appunto.
Allora ho cercato di mettere insieme ricordi miei, quelli della generazione che mi precede, quelli che proprio non si possono dimenticare. Ne è venuta fuori una prima selezione di 10 momenti e storie, che aumenterà fatalmente con un altro appuntamento, perché le storie che ho dovuto, per forza di cose, escludere dai primi dieci (che in realtà, come vedrete, sono molti di più), sono davvero troppe. Lasciate anche voi i vostri ricordi nei commenti, ne parleremo a breve.
Abbiamo lanciato anche un’hashtag su Twitter: #ricordisanremo, per un amarcord da 140 caratteri.
1987 – Patsy Kensit, il Palarock e… le polemiche su Celentano
Era il 1987. La biondissima cantante inglese Patsy Kensit, voce degli Eight Wonder (un gruppo che fece successo, essenzialmente, in Italia e Giappone, prima di arrivare in classifica anche nel Regno Unito), ospite straniera in un’edizione condotta da Pippo Baudo – che nella serata finale annuncerà la morte di Claudio Villa – si esibisce con la sua band in Will You Remember. E accade il fattaccio. Il vestito cede e mostra il seno.
Considerato il fatto che negli anni ’80 non esisteva YouPorn, l’evento segna eroticamente un’intera generazione. Forse due.
Le esibizioni dell’87 avvenivano al Palarock, dove si esibirono anche Paul Simon, Whitney Houston, Tom Robinson, Bob Geldof e i Duran Duran. I collegamenti erano curati da Carlo Massarini.
Vincono quell’edizione Gianni Morandi, Umberto Tozzi ed Enrico Ruggeri, insieme per Si può dare di più. Toto Cutugno arriva secondo con Figli, terzo posto per Al Bano e Romina Power con Nostalgia Canaglia.
Adriano Celentano avrebbe partecipato fuori concorso con una canzone sulla pace. Dovette rinunciare: i Big erano contrari all’idea e si sentivano esclusi (Wikipedia, da «Canzoni Italiane», di Claudio Somazzi, 1994)
1995 – Pippo Baudo salva un aspirante suicida
Giuseppe Pagano minaccia di buttarsi nel bel mezzo della platea del teatro Ariston. Pippo Baudo si fa strada come una specie di Chuck Norris de noantri e lo va a salvare. Il tale dice di essere disperato, Pippo gli promette che gli starà vicino e non lo farà arrestare.
Il 25 marzo, Pagano rivela a Repubblica la sua verità:
«Baudo sapeva tutto prima, sicuro… Sette giorni prima del mio exploit al teatro Ariston, mi ha telefonato a casa per chiedermi quando andavo a Sanremo. ‘ Se può venire lunedì per quella faccenda…stia dietro ai miei funzionari, mettetevi d’ accordo fra di voi».
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Il giorno seguente la Rai lo querela. E RaiUno smentice «nel modo più assoluto le dichiarazioni del signor Pagano in merito ai suoi presunti rapporti con i responsabili del Festival».
Poi Pagano bissa il tentativo di suicidio alla quarta edizione del Pavarotti International, a settembre dello stesso anno. Questa volta lo salvano i Vigili del Fuoco.
E’ il 1995. Pippo Baudo conduce con Anna Falchi (all’epoca fidanzata con Fiorello) e Claudia Koll. E’ l’edizione record, 16.845.000 (66,42%) di telespettatori per la serata finale. Vince Giorgia con Come saprei. Seguono In amore cantata da Gianni Morandi (manco a farlo apposta) e Barbara Cola e Ivana Spagna con Gente come noi. Fra le nuove proposte, è l’anno dei Neri per caso (Le ragazze), che cantano a cappella.
La verità sull’aspirante suicida? Non si sa. Baudo ha sempre negato la combine. Pagano ha sempre detto che era tutto architettato a tavolino.
1980 – Benigni bacia Olimpia
Come dimenticare Roberto Benigni quando dava veramente scandalo? E’ il 1980. Il comico toscano conduce il Festival insieme a Olimpia Carlisi, Claudio Cecchetto e Daniele Piombi. In scena, Benigni e la Carlisi si baciano, e Sally Oldfield canta I sing for you senza che nessuno la presenti. Quel che succede dopo il bacio è semplicemente un capolavoro di imbarazzo.
Era l’anno del buonismo, per quanto riguarda la gara: non si devono far arrabbiare le case discografiche, così vince Toto Cutugno con Solo noi e le altre canzoni vengono considerate seconde a pari merito. Solo Sorrisi e Canzoni pubblicò la classifica con la seconda e la terza posizione: rispettivamente, Ti voglio bene cantata da Enzo Malepasso e Su di noi di Pupo.
Nel corso dello stesso festival, Benigni si rivolse a Giovanni Paolo II chiamandolo Wojtilaccio: inutile dirlo, fu polemica.
Celentano ’61
Adriano Celentano deve partecipare al Festival di Sanremo con una dispensa speciale firmata nienemeno che da Giulio Andreotti (allora Ministro della Difesa): il molleggiato era, infatti, militare. Altri tempi. Al Festival, Celentano presenta con Little Tony 24mila baci (scritta da Pietro Vivarelli e Lucio Fulci, su musica dello stesso Celentano).
Manco a dirlo, il cantante scandalizza il pubblico. Come? Be’, a chi commenta il Festival non va proprio giù che, per qualche secondo, Celentano volga le spalle alla platea (al punto che questa esibizione verrà raccontata come “Celentano canta dando le spalle al pubblico”. Cosa non vera, come si può vedere dal video).
Conducono Lilli Lembo e Giuliana Calandra, e poi, per la serata di proclamazione dei vincitori, Lilli Lembo e Alberto Lionello. E’ l’anno in cui viene introdotto il voto popolare. Allora si votava attraverso l’Enalotto. La canzone di Celentano-Little Tony ha un grande successo, ma non vince. La vittoria andrà a Luciano Tajoli.
Luciano Tajoli canta Al di là. L’ultimo anno di Mina
All’epoca (1961) le canzoni scritte dagli autori, spesso subivano un abbinamento ai cantanti. E’ Luciano Tajoli che canta Al di là. Un giovanissimo Mogol non è affatto contento: lo ritiene uno della vecchia guardia; Tajoli è anche malato e, siccome zoppica, le telecamere evitano di inquadrarlo quando sale e scende dal palco.
Mogol racconta: «era fuori dal giro, e lui venne a trovarci. Quando entrò aveva un sorriso smagliante e ci disse: “Lo so che non siete contenti, però voi avete scritto la canzone che vincerà il Festival, e quindi il compito di farla vincere è mio. Se non vinco mi sputerete in faccia».
Nessuno gli deve sputare in faccia. La canzone – che viene proposta anche da Betty Curtis – vince. E poi ottiene anche successo internazionale, reincisa da Emilio Pericoli.
E’ anche l’ultimo anno al Festival di Mina. Oggetto da anni di un’attenzione morbosa ai limiti dell’ossessivo da parte della stampa, a cominciare da Tv Sorrisi e Canzoni, Mina è finalista sia con Io amo tu ami sia con Le mille bolle blu. Le canzoni arrivano quarta e quinta. Lei, data ossessivamente per vincitrice proprio dalla stampa, afferma che non parteciperà mai più a gare canore. E siccome è una che mantiene la parola – a differenza di molti – così farà. Pochi anni dopo, con qualche strascico (annuncia il ritiro nel 1972, continua fino al 1974) farà lo stesso con la televisione.
Claudio Baglioni e la canzone del secolo
E’ il 1985 e Claudio Baglioni è sul palco dell’Ariston. Ma non in concorso. E’ lì perché i telespettatori di Fantastico (condotto, come il Festival di quell’anno, da Pippo Baudo) hanno decretato la sua Questo piccolo grande amore la “canzone del secolo”. Il brano è del 1972. Baglioni non parteciperà mai al Festival come concorrente.
In un’edizione dominata dal playback, Baglioni si esibisce live, accompagnandosi al pianoforte.
Conduce, come dicevamo, Pippo Baudo, con Patty Brard. Vincono – una vittoria annunciatissima – i Ricchi e Poveri con Se mi innamoro, esplode Luis Miguel con Noi ragazzi di oggi e al terzo posto si piazza Gigliola Cinquetti con Chiamalo amore.
Fra gli ospiti musicali, i Duran Duran, i Village People, gli Spandau Ballet, Claudio Villa, Frankie Goes To Hollywood e Claudia Mori.
Patty Pravo rifiuta Donna con te. Anna Oxa mostra l’ombelico
Nel 1990, Patty Pravo rifiuta di cantare Donna con te. La ragazza del Piper sostiene che il brano non sia all’«altezza della sua immagine artistica». Lo esegue, però, in un provino di cui, putrtroppo, si trova traccia solamente in audio, in una puntata di uno Speciale Sanremo di RaiDue in quattro parti. La puntata si intitola Bizzarrie e liti dietro le quinte.
Il brano finisce così fra le mani (e per la voce) di Anna Oxa.
Nel 1990 conducevano Johnny Dorelli e Gabriella Carlucci. La classifica vede al primo posto i Pooh con Uomini soli, secondo (tanto per cambiare) Toto Cutugno e terzo il duo Mietta-Minghi (Vattene Amore). Fra le nuove proposte, si propone già con una canzone che dice tutto del suo futuro discografico, Marco Masini, che vince con Disperato.
Parlando di Anna Oxa, pochi anni prima, aveva dato il suo personale “scandalo”, mostrando l’ombelico. Era il 1986, la canzone era E’ tutto un attimo. Conduce Loretta Goggi, con Anna Pettinelli, Mauro Micheloni e Sergio Mancinelli. Vince un giovanissimo Eros Ramazzotti con Adesso tu, poi c’è il secondo posto di Renzo Arbore con Il clarinetto e il terzo di Marcella Bella con senza un briciolo di testa. E’ l’ultimo sanremo da cantante per Zucchero
1986 – Loredana Bertè canta Re, col pancione
Torniamo al 1986, perché non c’è solo il pancino di Anna Oxa a dare scandalo. C’è anche il pancione di Loredana Bertè che è alla sua prima partecipazione al Festival. La sorella di Mia Martini, accompagnata da due ballerine, propone il suo brano Re (Mango e Beppe Cantarelli) con una coreografia di Franco Miseria. Le tre (la Bertè e le ballerine) sfoggiano un abito corto, attillato, quasi cyberpunk, che fascia tre (finti) pancioni, come se fossero tutte e tre in dolce attesa. Insomma, Lady Gaga, nel 2011, non ha inventato proprio nulla.
La canzone si piazza al nono posto.
1988 – Nella Valle dei Timbales – I Figli di Bubba
D’accordo, questo è un ricordo dimenticabilissimo, ma evidentemente rimasto scolpito nella memoria del sottoscritto. Nel 1988 fanni la loro apparizione sul palco del Teatro Ariston sei strani figuri che si presentano come Figli di Bubba. Cantano una canzone dal titolo Nella Valle dei Timbales. Il gruppo prende il nome da Giorgio Bubba, uno dei telecronisti sportivi del 90° minuto (inviato da Genova). La canzone non è abbastanza demenziale per essere davvero demenziale, ma comunque fa discutere perché sembra totalmente “stonata” rispetto al festival. Membri del gruppo? Due grandissimi musicisti della Premiata Forneria Marconi (PFM): Franz Di Cioccio e Mauro Pagani, poi Roberto Manfredi, due comici, Enzo Braschi e Sergio Vastano e due giornalisti, Roberto Gatti e Alberto Tonti. Il brano è contro lo yuppismo imperante, contro l’alta finanza, contro la vita frenetica.
E’ l’anno della vittoria di Massimo Ranieri con Perdere l’amore. Al secondo posto (che strano) Toto Cutugno con Emozioni, al terzo Luca Barbarossa con L’amore rubato.
E’ anche l’anno del dopofestival affidato ad Aldo Biscardi: un Processo al Festival pieno di polemiche, come di consueto. A cominciare dal vincitore, troppo annunciato. Conducono il Festival Gabriella Carlucci e Miguel Bosè con Carlo Massarini dal Palarock, Kay Sandvick, Lara Saint Paul e Memo Remigi dal Casinò di Sanremo e i collegamenti esterni affidati a Valerio Merola.
1981. Troisi censurato, i Dire Straits in playback
Il 1981 è uno degli anni del “rilancio”, diciamo così (gli anni del “rilancio” quasi non si contano). Fra gli ospiti stranieri, la performance dei Dire Straits in Tunnel of Love, fece storia. Per gli otto minuti di playback. Vince Per Elisa (Alice, una canzone di Franco Battiato). Loretta Goggi si classifica seconda con Maledetta primavera e Dario Baldan Bembo arriva terzo (Tu cosa fai stasera?). Conducono Claudio Cecchetto (per la seconda volta consecutiva), con Eleonora Vallone e Nilla Pizzi. Cecchetto, genio del marcheting, incide la sigla iniziale: il Gioca Jouer. Fra i ballerini che lo accompagnano nella coreografia, c’è Sandy Marton (Aleksander Marton)
Ma la chicca delle polemiche riguarda Massimo Troisi. Invitato al Festival, dovrebbe proporre tre monologhi: uno in cui dialoga con dio chiedendogi conto e ragione di alcuni errori della natura; un altro dove sostiene di avere dei dubbi sulla lucidità dell’angelo custode; un terzo sul terremoto irpino del 1980, prendendo spunto dal discorsi di Pertini.
La Rai teme le polemiche – dopo quelle dell’anno precedente, con Roberto Benigni – e vorrebbe conoscere i testi dei monologhi. Per Troisi non se ne parla. Rivela loro solamente i temi. Così, poco prima dell’inizio del Festival, la Rai fa sapere a Troisi che i suoi monologhi sono ridotti a uno, e che deve trattare altri argomenti (niente politica, niente religione, niente terremoto). Troisi non accetta e rifiuta di andare in onda.
E’ anche l’anno dei Bad Manners, il cui cantante mostra le chiappe al pubblico (altro che Celentano) e dello scandalo di Marina Occhiena, la quarta dei Ricchi e Poveri, cacciata dal quartetto per storie di corna. I Ricchi e Poveri cantano per la prima volta in tre.