L’intervista a Walter Veltroni
Stasera parte su Rai1 il nuovo programma Dieci cose. Una trasmissione di cui si è parlato moltissimo, anche da queste colonne, negli ultimi giorni. Abbiamo interpellato l’ideatore Walter Veltroni. Con lui abbiamo parlato di questo nuovo appuntamento del sabato sera di Rai1, ma anche di tante altre cose inerenti al mondo della televisione e non solo.
Partiamo dalla scomparsa di Dario Fo, ci regala un suo ricordo televisivo ?
Il mio ricordo va a quella Canzonissima in cui fu allontanato. Ricordo che questo ostracismo durò per ben 6-7 anni e se la mia memoria non m’inganna fu superato da un servizio giornalistico nel quale lui parlava di Enzo Jannacci, ai tempi della canzone “Vengo anche io no tu no”. Poi per fortuna sono andate in onda molte sue opere in televisione, portando sempre quella sua innovazione linguistica e di fantasia, capace di affrontare temi grandi e di non dissimulare l’impegno civile che è stata la cifra della sua grandezza.
Veniamo al programma in partenza stasera su Rai1, come è nata l’idea di “Dieci cose” ?
E’ nata da un colloquio con Leonardo Pasquinelli di Magnolia che era venuto a chiedermi di collaborare ad un progetto per il quale non mi sentivo adatto. Io invece gli ho proposto questa idea che avevo da tempo e la cosa gli è molto piaciuta. Piano piano il progetto è cresciuto ed è piaciuto anche alla Rai, fino ad approdare da oggi nel sabato sera di Rai1.
Ha partecipato attivamente alla confezione del programma, scelta dei conduttori compresi ?
No, io ho dato l’idea ma non ho voluto essere in nessun modo autore del programma. Gli autori hanno poi fatto un lavoro straordinario, così come i conduttori, il regista, i tecnici.
L’ha vista la prima puntata ?
Si l’ho vista, ma non ho il diritto di dare giudizi. Devo dire che gli ospiti sono davvero sorprendenti. Buffon e Cattelan faranno delle cose molto belle e si racconteranno in un modo molto generoso. Spero che questa sperimentazione di un linguaggio innovativo possa piacere.
Dieci cose è un inizio di un lavoro più “dentro” il mondo della televisione ?
Per adesso ho fatto due documentari per il cinema che poi sono andati in televisione e che sono andati molto bene, per la gioia anche di chi li ha prodotti (ride, ndr). Poi ho fatto un episodio in un film su Milano, ora ho fatto sei documentari prodotti da Rai Storia che andranno da gennaio su Rai1 sulla storia dei programmi della Rai, un argomento questo che ho trattato anni fa in un mio libro dal titolo “I programmi che hanno cambiato l’Italia”. Non so davvero cosa ci potrà essere televisivamente parlando in futuro, quello che mi auguro è che questo Dieci cose possa mostrare uno sforzo d’innovazione, partito con gli show di Zuccero, Mogol e Bolle. Non è uno show tradizionale, è un po’ diverso. Spero che risponda ad un bisogno dei telespettatori di qualità e anche un po’ di allegria e di profondità.
Le piacerebbe avere un ruolo dirigenziale in Rai? Gliel’hanno mai chiesto in passato ?
Da quando ho deciso di smettere di avere responsabilità politiche il mio nome è stato fatto per qualsiasi incarico, anche come commissario tecnico della nazionale di basket (ride, ndr). Adesso sto montando il mio nuovo film che parlerà della felicità, ed è cosa che m’impegnerà per molti mesi e poi ho altri progetti, che sono progetti di autore. Per rispondere alla sua domanda non me l’ha mai chiesto nessuno.
Fra Presidente, direttore generale e direttore di rete, quale ruolo eventualmente preferirebbe?
Nessuno dei tre. Siccome non ambisco a ruoli, non ho preferenze di nessun tipo. Mi piace fare quello che faccio adesso, cioè avere delle idee, cercare di realizzarle, seguire il filo di una mia intenzione culturale e civile. Vorrei poi proseguire anche con altre forme il mio amore per la televisione e per un mondo giusto che sono state insieme al cinema le passioni della mia vita. Non mi pongo nessun obbiettivo di ruoli. Ho deciso di girare pagina e come si è visto coerentemente.
Come è messa la Rai di oggi secondo lei ?
A me pare che si stiano facendo dei tentativi di innovazione. Non sempre tutte le ciambelle vengono con il buco, mi sembra però che complessivamente la televisione, quindi anche la Rai, stia facendo dei tentativi di sperimentare nuovi linguaggi. Penso per esempio che una operazione come quella dei “Medici” sia una ottima cosa. Anche Gazebo Social News è una buona operazione. Ritengo che i tentativi che sono stati fatti sulla Rete 2 di innovare con Nemo e con Stasera tutto è possibile vadano verso la via giusta. Io vorrei che la Rai sia dominata dall’angoscia della qualità e non degli ascolti. I progetti televisivi non si possono misurare solamente sui numeri dell’Auditel. Ci sono programmi della nostra televisione che sono partiti bassissimi e poi sono arrivati altissimi. Altri che sono rimasti bassi e hanno cambiato la storia della televisione e che hanno influito sul costume della nostra società. Ci sono poi programmi che hanno avuto ascolti clamorosi, ma che nessuno più si ricorda. Non valgono per esempio la stessa cosa gli ascoltatori dell’Isola dei famosi e quelli del Testimone di Pif. Gli uni sono tanti, gli altri sono pochi ma non c’è dubbio che il Testimone di Pif è una televisione innovativa e di cambiamento, mentre l’altra è televisione che ha fatto ascolti e basta.
Lei ha “inventato” la Rai 3 di Angelo Guglielmi, ci racconta come è nata ?
Nacque politicamente dall’idea -anche qui- di innovare il linguaggio televisivo. A me sembrò che la nomina di Guglielmi fosse la cosa giusta. Guglielmi era un intellettuale molto raffinato, era stato nel “Gruppo ’63”. Era in Rai da tanti anni, ma era tenuto ai margini in ragione delle sue opinioni politiche. Grazie a Sergio Zavoli e Biagio Agnes quella discriminazione cadde e Angelo poté sperimentare con tutti i suoi capi struttura di primissimo livello, cito Beghin, Voglino, Tantillo, Balassone e tanti altri, dei modelli televisivi assolutamente innovativi. Se pensa alle idee di televisione che mise in campo Angelo Guglielmi, ne cito alcune: Schegge, Blob, Va pensiero, La cartolina di Andrea Barbato, Milano Italia, Linea rovente, Chi l’ha visto, Telefono giallo, La Tv delle ragazze, Samarcanda. Nel giro di pochi anni la terza rete cambiò completamente i codici dell’intrattenimento e della comunicazione, stando sempre attenta al punto di rugiada che consente di ottenere il massimo di ascolto ed il massimo della qualità possibile. Se lei ci pensa, questa è la migliore tradizione della commedia all’italiana, da Risi a Monicelli fino a Scola.
Mi viene in mente il Sorpasso
Certo il Sorpasso è l’esempio più classico. Cercarono di comunicare al più largo pubblico possibile delle cose di altissima qualità in un linguaggio che non fosse solo per i critici.
Cosa che faceva anche Stanley Kubrick
Ma certo che lo faceva Kubrick, ma anche Sergio Leone, lo fa Martin Scorsese, lo fa Spieberg. Lo fanno quelli che lasciano un segno indelebile nella storia dell’industria cinematografica.
A suo giudizio funzionerebbe ancora oggi la televisione di Guglielmi?
La televisione è figlia del suo tempo, sempre. Ci sono trasmissioni, pensi al meraviglioso fenomeno di Chi l’ha visto, che durano dei decenni, perchè sono dei modelli in se talmente strutturati e forti che resistono all’usura del tempo. Ora bisogna fare una televisione che sia dentro questo tempo e che però che non si adatti -come fa Zelig- al tempo. Cioè non prenda la conformazione del tempo adattandosi al gusto cosi com’è. La grande televisione italiana ha sempre spostato il gusto dei telespettatori un passo più avanti. Questo per esempio Sky lo sta facendo molto. Penso The Young Pope, Gomorra siano degli ottimi esempi in questo senso. Cosi come la Rai lo ha fatto con Montalbano, una fiction di grande successo, esportata nel mondo, o come per esempio nel più recente Tutti pazzi per amore. La televisione non è la fotografia dell’esistente, la televisione deve essere pioniera, deve cioè scoprire spazi che non sono stati ancora visti.
C’è un Angelo Guglielmi oggi a cui affidare la direzione di una rete televisiva per fare questo lavoro ?
Vedo segni di questa innovazione dovunque. Li vedo in Rai, li vedo in Sky, li vedo anche La7 dove ci sono degli esperimenti abbastanza interessanti. Li vedo meno in Mediaset, ma spero che anche li torni la voglia di sperimentare come accade in passato. Faccio degli esempi: Emilio, Terra, Striscia la notizia, Le Iene. Sono tutti programmi che sono stati inventati in Mediaset e che sono di grandissima importanza nella storia della televisione. In Rai vedo tanti germogli di cose nuove che stanno nascendo.
Cosa guarda oggi Walter Veltroni in televisione ?
Sono affascinato dalle serie televisive, sono il nuovo cinema. Per esempio Fargo, piuttosto che Making a murderer che è un caso di serie televisiva di 10 puntate fatta solo di materiale documentario. Poi guardo parecchio sport.
Le manca la politica?
Continuo a svolgere il mio impegno civile, cosa che faccio da quando avevo 15 anni. Se lei mi chiede se mi manca il potere, gli incarichi ed i ruoli, allora la mia risposta è no. Ho cambiato stagione della mia vita, sono felice e grato per quello che ho fatto, ci ho messo il massimo d’impegno.
A lei, grande esperto di cinema chiedo due esempi cinematografici per fotografare queste due stagioni della sua vita
Le cito per tutte e due le fasi il medesimo genere, ovvero il realismo magico. Cioè lo sforzo di tenere unite la decifrazione della realtà, con un elemento di fantasia e anche un amore per le persone. Lascio ai posteri il compito di giudicare se sono riuscito a metterlo in campo e a realizzarlo.