Massimo Giletti su Non è L’Arena: “Gli italiani mi hanno seguito nella mia battaglia”
“Ho rinunciato a un ingaggio importante in Rai perché non potevo mettermi a fare il varietà. Credo che l’Arena su Rai 1 desse fastidio a tutti”
Massimo Giletti si gode il buon risultato in termini d’ascolto per il suo Non è L’arena, andato in onda col suo 1° appuntamento domenica 12 novembre su La7 e che TvBlog ha seguito nel liveblogging. Il conduttore ha commentato il dato (in media quasi 2 milioni di telespettatori) sul settimanale Chi, affermando:
La chiave di lettura del risultato non è solo la bontà del mio gruppo di lavoro, ma anche il fatto che gli Italiani abbiano capito il motivo per cui me ne sono andato dalla Rai e mi abbiano seguito nella mia battaglia.
Giletti prosegue, ricordando qual è stato l’elemento di rottura che lo ha allontanato da Viale Mazzini:
Non avrei mai detto che mi sarebbe toccato ricominciare a 55 anni, ma ho rinunciato a un ingaggio importante in Rai perché non potevo mettermi a fare il varietà. Credo che l’Arena su Rai 1 desse fastidio a tutti, ma mi ha ferito non vedere sostegno da parte della sinistra e sentirmi difeso solo dalla destra, mi ha scatenato fantasie e ipotesi su chi mi ha voluto chiudere.
I rapporti tra il conduttore ed il direttore generale della Rai, Mario Orfeo, come si sa, si sono incrinati questa estate, durante le trattative con la rete di Urbano Cairo. Giletti, ipotizza però cosa avrebbe risposto ad Orfeo, se il DG si fosse scusato per aver ceduto alle pressioni (probabilmente politiche):
Gli avrei risposto: Almeno hai avuto il coraggio di dirmi la verità senza nasconderla dietro a una controproposta inaccettabile come quella di fare il varietà.
Proprio il discorso politico è stato, spesso, un ostacolo per il conduttore. E’ lui stesso a sottolinearlo e a smentire le voci che lo davano come simpatizzante di fazioni politiche:
Non ho mai favorito il Movimento 5 Stelle e Beppe Grillo, ma ci sono stati alcuni giornali che mettevano la mia foto con scritto “Ecco la voce di Grillo in Rai”. Ce l’avevo con la politica che non vuole cambiare, quella che mi accusa di populismo – spiega – provo ancora un forte senso di ingiustizia verso chi ha parlato di ‘meritocrazia’ e poi fa chiudere un programma che fa 4 milioni di telespettatori. Mi fa tristezza vedere la Rai in cattive acque, perchè amo quell’azienda.
Ci sono parole anche per Mediaset: durante la lunga stagione estiva di Giletti, anche l’azienda del biscione si sarebbe fatta avanti con delle proposte, il riferimento è alla famigerata trattativa che sarebbe saltata per uno spazio negato nella domenica pomeriggio di Canale 5, già padroneggiata da Barbara D’Urso:
Ho grande rispetto per i vertici Mediaset e per questo rispetto credo che quello che è successo, debba rimanere tra noi. E sono convinto che i vertici di Mediaset non avrebbero permesso a un conduttore di decidere al posto loro.
Il retrogusto amaro della lontananza dalla Rai è percepito anche dalle sue affermazioni in merito allo stile giornalistico di spessore che Giletti ha intrapreso da qualche tempo:
Percepivo che l’aria intorno a me si stava facendo pesante. Essendo un giornalista da marciapiede alcune sensazioni le avevo. Forse la durezza e l’amarezza erano date dal sentore che sarebbe finita così.