Rosy Abate, il produttore Pietro Valsecchi a Blogo: “Convinto del successo, stiamo innovando. In onda la domenica? Meglio evitare altre fiction”
Blogo ha intervistato Pietro Valsecchi, produttore di Rosy Abate-La serie, per commentare il successo della fiction e parlare dei nuovi progetti della Taodue, come Liberi Sognatori ed una fiction sulla storia della mafia in Italia
Terzo appuntamento, questa sera alle 21:15 su Canale 5, con Rosy Abate: lo spin-off di Squadra antimafia con protagonista il personaggio interpretato da Giulia Michelini arriva ad un momento cruciale, ovvero l’incontro della Regina di Palermo con il figlio Leonardino (Francesco Mura), che ha da poco scoperto essere vivo.
La fiction della Taodue è riuscita a discostarsi dalla serie originale, raccontando non tanto il ritorno agli affari criminali della protagonista, ma la sua ricerca, come donna e soprattutto madre, del figlio. Molta più psicologia e dramma, per una fiction che ha fatto di Rosy Abate centro del racconto.
I risultati dei primi due episodi hanno sicuramente fatto contento anche Pietro Valsecchi, che firma il soggetto di serie con Mizio Curcio (quest’ultimo ha scritto anche le sceneggiature con Andrea Nobile): Blogo lo ha contattato in occasione del terzo episodio, per commentare gli ascolti della prime due puntate e per sentire il suo punto di vista su alcuni temi legati alla fiction italiana, oltre che ad avere qualche anticipazione sui prossimi progetti della Taodue, come la serie Liberi Sognatori ed una sulla storia della mafia in Italia.
4,9 milioni per il debutto di Rosy Abate: ora che gli ascolti confermano il successo di questa serie, può dirci se queste erano le cifre che si aspettava?
“Sì, ne ero assolutamente convinto: dopo tanti anni e tante serie so riconoscere il potenziale di una serie”.
Il lunedì successivo alla prima puntata, Auditel ha pubblicato gli ascolti molto tardi: come ha vissuto quella giornata?
“Come un tentativo di sabotaggio perché tutti, non solo i fratelli Sciarra, vogliono mettere i bastoni fra le ruote alla Regina di Palermo…! Ma Rosy è stata più forte anche di questo!”
La puntata di domenica, la terza, segnerà finalmente l’abbraccio di Rosy al figlio Leo dopo anni: come si è arrivati a questa scena, che immaginiamo sarà una delle più cruciali della stagione?
“La tv la facciamo da anni e abbiamo imparato come creare le premesse per una grande emozione: alla fine è tutta ‘cucina’”.
Ha commentato i risultati dicendo “Con Rosy Abate ci riprendiamo la fiction”: crede che Taodue (e la tv in generale) debba cambiare modo di raccontare il poliziesco, così come già fatto con Solo, prendendo quindi una strada diversa rispetto, ad esempio, a Squadra Mobile 2?
“Stiamo innovando come abbiamo sempre fatto, poi ogni prodotto è diverso ed è la risultante di tanti fattori, la struttura narrativa, i temi, gli attori ecc. e tutti questi linguaggi insieme fanno la modernità di una serie”.
Canale 5 ha deciso di mandare in onda Rosy Abate di domenica sera, una serata per niente facile, tra Fabio Fazio ed il nuovo programma di Massimo Giletti. Prima di vedere i numeri, e considerato che le altre serie Taodue sono sempre andate in onda in giorni feriali, aveva dubbi su questa collocazione?
“Ormai ogni sera è una guerra sempre più difficile con tantissime offerte, non più una o due come una decina di anni fa: in ogni caso credo sia comunque meglio evitare lo scontro con altre fiction italiane”.
Anche Rosy Abate andrà su Netflix, come Solo?
“Netflix è come una grande autostrada che assorbe tanto prodotto molto bello, ma anche molto brutto, delle vere schifezze; io sono interessato al pubblico che vedrà i miei film non alle piattaforme e quando c’è una buona serie il pubblico lo viene a cercare. Detto questo se Netflix pagherà molto bene venderemo Rosy Abate.”
Non possiamo non chiederle conferma su una seconda stagione di Rosy Abate…
“Secondo voi?”
Vanno già in onda i promo di Liberi sognatori, 4 film-tv dedicati a 4 eroi della recente storia italiana. Cosa può anticiparci di questa serie antologica?
“Sono quattro film per la televisione, della durata di cento minuti ciascuno, incentrati sul racconto di quattro figure emblematiche della cronaca italiana: Libero Grassi, Mario Francese, Emanuela Loi, Renata Fonte vissute tra la fine degli anni ’70 e gli anni ’90. Il progetto si inserisce nel lungo curriculum di impegno civile di Taodue, da sempre orientata alla divulgazione di storie esemplari, legate alla lotta contro le mafie. La linea editoriale di questo ciclo si basa infatti sull’idea che la fiction televisiva possa insegnare contenuti etici profondi attraverso un linguaggio emotivamente coinvolgente in grado di parlare nel profondo alla coscienza degli spettatori, in particolare dei più giovani.”
A febbraio avete annunciato un film-tv sulla tragedia di Rigopiano. A che punto è la lavorazione del progetto?
“È un progetto molto complesso e stiamo ancora lavorandoci sopra.”
Taodue ha raccontato le vite di numerosi personaggi della vita reale, da poliziotti come Ultimo a Papa Francesco, ai protagonisti di Liberi sognatori. C’è un personaggio a cui vorrebbe dedicare una miniserie su cui ancora non è riuscito a lavorare?
“Ce ne sono ancora tanti e stiamo lavorando su diversi progetti: quando saremo pronti lì annunceremo”.
La settimana scorsa è morto Totò Riina, di cui Taodue ha raccontato la vita ne Il capo dei capi, che suscitò numerose critiche ai tempi della messa in onda. Crede che oggi, con numerose produzioni italiane e straniere che raccontano il Male ognuno a modo suo, una fiction come questa sarebbe ancora così tanto criticata?
“Le rispondo solo dicendo che a gennaio andrà in lavorazione ‘Mille morti a Palermo’, una grande serie dedicata alla storia della mafia e quindi anche dell’Italia dagli anni ‘70 agli anni ‘90″.
Il decreto Franceschini imporrà ai network maggiore spazio alle produzioni seriali e cinematografiche italiane, ma ha anche diviso gli stessi network, che temono -soprattutto i più piccoli- di essere fortemente danneggiati dalla necessità di aggiungere produzioni italiane al proprio magazzino, ed i produttori, che invece vedono questo decreto come un’opportunità di crescita per l’industria dello spettacolo italiana. Lei cosa ne pensa?
“Penso che sia sbagliata perché mettendo vincoli alle tv si lascia il campo libero ai nuovi soggetti internet; credo invece che proprio questi nuovi soggetti dovrebbero essere obbligati a investire quote consistenti in Italia. E ora un saluto: ci vediamo domenica sera su Canale 5 per la prossima puntata di Rosy Abate“.