Apple spenderà 4,2 miliardi per serie originali. Amazon 8,3 miliardi. Sarà un bene per lo spettatore?
Crescono gli investimenti e gli operatori che realizzeranno serie tv originali. Ma per lo spettatore questo sarà un bene oppure no?
Pronti per l’invasione di serie tv?
Da qui al 2022 rischiamo un’ulteriore impennata di produzioni originali, come se non bastassero le oltre 400 serie di questa che è già stata ribattezzata l’era della peak tv. Aumenteranno a dismisura il numero di soggetti che realizzeranno serie sempre più veicolate non solo attraverso la tv ma soprattutto tramite device di ogni tipo, pc, smartphone, tablet.
Apple, Facebook, YouTube sono pronti a scendere in campo e a sfidare la concorrenza di Netflix, Amazon (e Hulu negli USA) sul fronte dello streaming e delle produzioni originali. Secondo le proiezioni realizzate dalla Loup Ventures entro il 2022 Apple passerà da un investimento di 500 milioni di dollari in produzioni originali a spendere 4,2 miliardi alla ricerca del nuovo successo seriale. Ma secondo queste previsioni non sarà la società che spenderà di più considerando che Amazon sembra avere l’intenzione di superare il record di Netflix e arrivare entro il 2022 a spendere 8,3 miliardi all’anno in produzioni originali.
La crescita di Apple sarà decisamente più vorticosa, con un aumento previsto del 54% ogni anno per arrivare nel 2022 ad essere tra i principali soggetti nella produzione originale e nel giro di due o tre anni l’attuale servizio iTunes sarà completamente ristrutturato e pensato per la diffusione di video in streaming. E non mancheranno i contenuti visto che sono già stati annunciati i primi due grossi investimenti che riguarderanno un reboot di Amazing Stories realizzato da Bryan Fuller e una serie tv con Jennifer Aniston e Reese Whiterspoon.
Secondo Gene Munster che ha collaborato alla stesura del report riportato da deadline, Apple ha iniziato ad interessarsi alle produzioni perchè si è accorta che la crescita dei suoi guadagni derivava più dalla vendita di servizi che dai device, soprattutto tra i più giovani, tra gli adolescenti. Insomma più che a nuovi oggetti gli utenti sembrano sempre più interessati a nuovi contenuti da usare su questi device. Munster sostiene anche che Apple non sarebbe interessata ad accordi con altri produttori, almeno per il panorama USA, come fanno Amazon o Netflix.
Considerando che iTunes music ha (negli USA) 30 milioni di utenti, un video streaming di Apple supererebbe tranquillamente Hulu che ha tra i 12 e i 15 milioni di utenti, piazzandosi subito dietro Netflix e Amazon. Anche se non ci sono ancora dettagli in questo senso, sarebbe ovviamente semplice espandersi nel resto del mondo.
La presenza già radicata in praticamente tutto il mondo sia per Apple, che per YouTube Red o per Facebook Watch, tutte ormai impegnate in produzioni originali, la strada da percorrere sembra poter essere più quella di un’espansione proprietaria globale piuttosto che della vendita delle proprie produzioni. Come dimostrato da Netflix la costanza di sottoscrizioni internazionali come base di partenza può essere vantaggiosa rispetto alla contrattazione dei singoli diritti. Ovviamente questo vorrà dire un aumento degli abbonamenti. Il rischio da qui al 2022 è quello di doversi ritrovare abbonati a 7-8 operatori diversi per godere delle migliori produzioni internazionali (e non solo).
Ovviamente questo sistema si sorregge solamente con la presenza degli utenti. Noi poveri spettatori non solo saremo sempre più costretti a destreggiarsi tra password, sottoscrizioni, spese, abbonamenti, cataloghi infiniti, ma anche a scegliere la propria serie tv preferita tra centinaia di altre. L’abbondanza porterà assuefazione? Creerà nello spettatore una sindrome da rigetto, magari travolto da storie deboli con nomi importanti e grosso budget (anche nella promozione) non riuscirà più a scovare piccole perle nascoste? Ci saranno abbastanza spettatori per tutti?
Oppure possiamo scegliere di guardare il tutto in positivo e immaginare la pacchia che aspetta i fan della serialità. Speriamo.