Home Fiction Furore 2, il marchio Ares non è più una garanzia (per gli ascolti e per Twitter)

Furore 2, il marchio Ares non è più una garanzia (per gli ascolti e per Twitter)

Furore 2 crolla negli ascolti rispetto alla prima stagione: Mediaset ha voluto presidiare la domenica sera con la fiction, ma gli effetti non sono stati prevedibilmente quelli desiderati

pubblicato 18 Marzo 2018 aggiornato 1 Settembre 2020 02:03

Pur di mantenere il presidio della fiction in onda la domenica sera, Canale 5 ha deciso di sacrificare parte dei suoi ascolti. Inutile girarci intorno: Furore 2 non faceva immaginare prima della sua messa in onda ascolti stratosferici: il calo, rispetto all’autunno di Canale 5, che ha visto ne L’Isola di Pietro e Rosy Abate la rivoluzione della domenica dell’ammiraglia Mediaset, era ampiamente prevedibile, per una serie di ragioni.

Furore 2, quattro anni dopo son davvero troppi

La prima stagione di Furore andò in onda quasi quattro anni fa, tra l’altro in primavera inoltrata: nonostante la collocazione poco favorevole, gli ascolti furono più che discreti, con oltre 4 milioni di telespettatori. Le critiche non erano state altrettanto benevoli, ma questo poco importa quando si tratta di decidere se rinnovare o no una fiction.

La seconda stagione è stata quindi messa in cantiere, ma a danneggiarne l’esito -per quanto riguarda gli ascolti, sempre sotto i 3 milioni di persone- è stata la decisione di proporla al pubblico ad una distanza temporale così ampia, davvero cosa rara per qualsiasi fiction. Inevitabile il calo di ascolti, soprattutto nell’era dello streaming: chi volesse vedersi Furore 2 o non si ricordi bene cosa sia successo nella prima stagione basta che vada su Video Mediaset. E la tv ne risente.

Furore 2, il modello Ares non fa più centro

Una volta chi si sintonizzava su una fiction prodotta da Ares Film (quelli de L’Onore e il Rispetto, per intenderci) sapeva cosa avrebbe visto: grandi drammi, il più delle volte ambientati nel passato, con storie d’amore tormentate e colpi di scena dietro l’angolo.

Bisogna ammettere che Teodosio Losito, artefice di Furore e di tante altre fiction targate Ares, conosce il proprio lavoro e sa quali tasti toccare per riuscire a smuovere la trama nei momenti più opportuni: è il re delle sottotrame, capace di affiancare alla storyline principale tanti altri racconti minori che, pur avendo lo scopo di allungare la trama -come in tutte le fiction-, lo nascondono bene.

Uno schema che, però, ormai il pubblico conosce: a tradire il racconto è il comparto recitativo. Ci risiamo: se un cast non è sempre all’altezza (neanche l’aggiunta di un pezzo da novanta come Remo Girone riesce a sollevare la media), dall’altra ci si è fermati ad una fiction che ormai non è più accettabile nel 2018. Furore è rimasta indietro nel tempo, ed ora ne paga le conseguenze.

L’effetto social è svanito

Ricordate quando le fiction Ares diventavano trending topic su Twitter, con migliaia di utenti pronti a scherzare su battute, attori e scene volutamente spinte per generare l’effetto chiacchiera da bar? Una strategia che funzionava all’inizio, ma con il tempo il gioco è finito. Commentato uno, due episodi, l’effetto curiosità e sorpresa non c’è più. E su Twitter ogni dettaglio di Furore 2 che poteva essere sfruttato per generare buzz ormai viene visto come qualcosa di già visto: meglio concentrarsi sulle frasi cult di Franca Leosini, almeno per il momento.