Guerra in Siria su Rai 1 con Fazio e Saviano: “Immagini dure, ma abbiamo deciso di trasmetterle”
Saviano racconta a suo modo la Guerra in Siria su Rai 1 nella domenica delle Palme.
La Guerra in Siria raccontata da Roberto Saviano ospite di Fazio a Che Tempo Che Fa: la puntata di domenica 25 marzo, domenica delle Palme, porta il conflitto meno raccontato nel prime time della tv generalista su Rai 1.
Lo fa anche con delle immagini definite “dure, difficili” da Fabio Fazio fin dal collegamento col Tg1: un avviso per mettere in guardia i telespettatori da video che potrebbero ‘urtare sensibilità’.
“Avviso subito che dopo l’intervento di Luciana Littizzetto e prima del Tavolo Roberto Saviano ci porta in Siria per raccontare la guerra. Ci saranno anche immagini dure. Abbiamo deciso di trasmetterle, ma avvertiremo per tempo”
dice Fazio, preoccupato di avvertire chi non abbia intenzione di vedere nel prime time domenicale quel che accade a Ghouta. O che, meglio, succede da anni in Siria e in altre martoriate aree di guerra (non ultimi i nostri mari).
Saviano arriva alle 22.42, dopo un annuncio ad hoc di Fazio che approfitta del lancio della pubblicità per ribadire che saranno trasmesse immagini “molto forti”, “non usuali”:
“Tengo a dirvi che ci sembrava doveroso non far finta di niente. Chi non se la sente è avvertito fin d’ora. Fate voi, ma vi confermo che si tratta di immagini non usuali”.
E arrivano immagini di bambini feriti. Di bambini che gridano la propria disperazione, di bambini salvati dalle macerie, di bambini soccorsi, sofferenti, in ambulanza. Bambini visti ai tg, sul web, anche su quei social che Saviano indica come strumenti per non conoscere quanto accade, perché quello che “dobbiamo sapere lo decide un algoritmo” (a seconda di quello che posti e di chi frequenti, oserei dire, ma andiamo avanti).
Molte raccomandazioni, tante, assai: comprensibile. Ma Fazio e Saviano scelgono di non sconvolgere, giusto far assaggiare qualcosa a chi ne è de tutto digiuno o volutamente disinteressato. Cercano un modo per infrangere le resistenze: davanti ai bambini non si può contestare, non si può cambiare canale. Le immagini trasmesse, in sé, non sono peggiori di quelle presentate nei montaggi dei Tg. Almeno di quelli un po’ più aperti all’estero.
Per il prime time domenicale è considerato pure troppo; ecco perché Fazio si scusa per quanto mostrato, che potete vedere integralmente su RaiPlay.
“Voglio scusarmi col pubblico se l’abbiamo sottoposto a una riflessione così dura”.
chiosa il conduttore con Saviano al suo fianco. Non scusatevi di una cosa giusta, quella di far vedere qualcosa a chi magari in genere non vede, non si interessa, non sa. Sempre che non abbia cambiato canale con la scusa di immagini dure. Non lo erano. Non quanto quelle che postano sul web chi vive davvero l’inferno tutti i giorni, come il citato Muhammad Najem, 15 anni, che vive nel Ghouta Orientale. Non scusatevi per aver provato a sensibilizzare, far riflettere. E’ come se vanificaste tutto quello che avete tentato di fare.
Ma scusarsi può aiutare, può prevenire critiche, evitare polemiche o attacchi dal fuoco amico. Ahimé, mi resta la sensazione di una testimonianza di maniera, ma è un passo, un gesto, un tentativo, diciamo, per innestare l’argomento nell’intrattenimento, leggero come quello di Che Tempo Che Fa che infatti torna al Tavolo subito dopo il racconto di Saviano. Un racconto che è una sintesi estrema di interessi politici e commerciali, diplomazie sul filo di una Guerra Fredda di decenni addietro, di crimini di guerra, giusto per fornire qualche coordinata su quanto accade da 7 anni in una zona nevralgica dello scacchiere internazionale e che ottime penne in giro per il mondo, anche italiane, cercano di raccontare, con fatica, nei Tg e negli approfondimenti informativi, sulle varie piattaforme.
Quelle di CTCF non sono immagini durissime: lo sono per rapporto al prime time di Rai 1. Per altre immagini vi rimando, tra le tante, a un servizio no comment di Euronews.
Ora si torna a parlare degli ultimi dischi in uscita e dei film al cinema.