E’ morto Paolo Ferrari, artista dai mille talenti
Dall’Accademia d’Arte Drammatica al neorealismo, dal doppiaggio al Giornalino di Gian Burrasca passando per la pubblicità del Dash e per un Sanremo; una vita sul palcoscenico, sempre amato dal pubblico.
Paolo Ferrari è morto a Roma all’età di 89 anni: la notizia arriva domenica 6 maggio. Era nato a Bruxelles, dove il padre – console – si trovava per lavoro, il 26 febbraio 1929 e ha trascorso la sua vita sul palcoscenico.
Il debutto avviene all’età di nove anni prima con un piccolo ruolo radiofonico in quella che era l’EIAR, in piena epoca fascista, e poi al cinema nel film “Ettore Fieramosca” diretto da Alessandro Blasetti. Quattro film da ‘enfant prodige’, quindi frequenta l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica a Roma. Da lì è un fiorire di ruoli teatrali, cinematografici – anche come doppiatore e sue sono le voci di David Niven, Jean-Louis Trintignant ne Il Sorpasso e del ridoppiato Humprey Bogart, senza contare i film girati con Zeffirelli, Petri, Festa Campanile – e anche televisivi, riuscendo sempre a essere convincente e credibile, coinvolgente e appassionante, che si trattasse dei varietà radiofonici a L’Opera da tre soldi di Brecht, dalla commedia all’italiana alla fiction in costume anni 2000, passando per la pubblicità della Dash, che negli anni ’70 lo consacrò alla definitiva popolarità.
Non che fino ad allora fosse uno sconosciuto al popolo televisivo, anzi: nel 1959 è con Vittorio Gassman in un caposaldo dello spettacolo tv italiano come Il Mattatore, nel 1960 conduce il Festival di Sanremo con Enza Sampò, mentre a metà degli anni ’70 conduce due stagioni di Ieri e Oggi, recentemente riattualizzato da Carlo Conti.
Gli ‘sceneggiati’, poi fiction, restano un grande veicolo di popolarità (non secondo alla commedia cinematografica, bazzicata con grandi del genere nell’epoca, come Steno): nel 1964 è il momento de Il giornalino di Gian Burrasca, di Lina Wertmüller con Rita Pavone per arrivare al gran successo in Nero Wolfe, serie popolarissima che lo vide al fianco del protagonista Tino Buazzelli nel ruolo di Archie Goodwin (1969-1971) o nel racconto ben più drammatico Quei trentasei gradini (1984).
Per capire la poliedricità di Ferrari, però, è importante ricordarlo in una sitcom ‘minore’, ma una vera chicca degli anni ’90, Disokkupati, prima di tornare sul set tv per le due stagioni di Non lasciamoci più, di Vittorio Sindoni nel ruolo del padre del protagonista, interpretato da Fabrizio Frizzi (1999-2001), o Don Luca, al fianco con Laurenti (2000), prima del gran successo delle tre stagioni di Orgoglio, prima di arrivare alla versione soap di Incantesimo. Nel 2011, inoltre, ha preso parte alla miniserie Notte prima degli esami ’82, nella quale ha recitato insieme al figlio Fabio, noto alla generazione degli ‘anta’ per il suo ‘Chicco’ in I Ragazzi della 3a C.
Una vita ricca anche quella sentimentale: due matrimoni e tre figli. Dalla prima moglie, l’attrice Marina Bonfigli, sposata nel 1956, ha avuto Fabio e Daniele, mentre dalla collega Laura Tavanti, sposata nel 1970, è nato Stefano.
Un elenco di opere, però, non riesce a spiegare la sua versatilità e il suo immenso talento, sempre portato in scena con classe e ironia.