Gabriele Corsi a Blogo: “La mia Reazione a Catena”
Intervista a Gabriele Corsi, il nuovo conduttore di Reazione a Catena. “Accetto tutto, ma non l’accusa di essere raccomandato”, confida a Tvblog.
“Quello che mi rende orgoglioso è che oggi sto raccogliendo i frutti di più di 25 anni di durissimo lavoro. Il rigore e il rispetto hanno sempre accompagnato la mia vita professionale, così come il mio animo da secchione e nerd”. Gabriele Corsi non è certo un improvvisato piovuto dal cielo. La sua storia professionale inizia nel 1996 con un ruolo in Il Maresciallo Rocca, poi prende il via con il Trio Medusa (da Le Iene a Quelli che il calcio, passando per Radio Deejay), infine spicca da solista nel 2016 grazie al gruppo Discovery. Take Me Out e Piccoli Giganti , poi Cartabianca e Boss in Incognito, gli consentono di farsi conoscere anche in solitaria e farsi apprezzare per indiscusse doti da intrattenitore. Quindi la sorpresa: la Rai lo vuole alla conduzione di Reazione a Catena, l’amato preserale estivo della prima rete.
Dopo un inizio con gli occhi puntati addosso, come sta andando?
“Beh, sta andando molto bene. Io mi diverto come un pazzo e credo si percepisca. Quando sento qualcuno che ride sto bene. La risposta del pubblico sembra positiva: sono scosso da tanti ascolti”.
Se vogliamo fare un confronto con il passato, la media della scorsa edizione era del 24,56% di share. Questa edizione oscilla tra il 22% e il 27,95% di share (4.373.000 telespettatori nella puntata di ieri).
“Sono felice, ma posso dire la verità? Il nostro interesse era fare un programma pulito e bello: bello perché si gioca con la lingua italiana, bello perché ci si appassiona, bello perché la vincita si ottiene solo per merito. Questo è il nostro successo. Gli ascolti sono consequenziali a tutto ciò. Sono felice, ma non mi struggerei se domani facessi il 17%. Piuttosto, sarei infelice se facessi una brutta puntata”.
Durante la prima puntata sembravi quasi intimorito. Non era facile prendere il posto di Amadeus?
“L’emozione c’era, ma c’era soprattutto una forma di rispetto. Non sono qui per sconvolgere nessuno: non mi piacciono quelli che incendiano per cambiare le cose, ma quelli che annaffiano per far crescere rigogliose le piante. Sono entrato in punta di piedi in una rete sulla quale non avevo grande visibilità, pur avendo già fatto altre cose per la Rai”.
Quali erano i timori prima del debutto?
“Non avevo alcun timore perché sapevo di avere attorno a me una squadra rodatissima. Mi sono fidato delle persone che conoscono bene questa macchina. Nessun timore, semmai una grande sorpresa quando mi hanno comunicato che la scelta era ricaduta su di me. Ho subito pensato che sarebbe stata una bella scommessa”.
Sei un volto nuovo per Rai 1 e questo ha generato delle critiche.
“Non ho ancora capito se il mio problema era l’aver fatto troppi programmi o troppo pochi. Ho letto di tutto”.
Dicono che la tua ascesa è stata troppo veloce, dunque sei raccomandato.
“Questa è la cosa più volgare che ho sentito e la respingo immediatamente. Questa accusa è tanto falsa quanto ingiusta. Tutto si può dire sulla mia carriera, che è molto cristallina, tranne che sono un raccomandato. Da chi poi? Ho imparato che ci sono una serie di movimenti e interessi che uno non può governare. Di me si può dire tutto, ma la mia famiglia va lasciata fuori”.
Ti danno fastidio le critiche?
“Non sono il tipo che sta a struggersi sui social. Ho scoperto una funzione meravigliosa, quella del ‘silenzia’. Così se ci sono dei cani che abbaiano e si nutrono di questo abbaiare, io non vedo neanche la loro bava e non li sento. Invece apprezzo molto chi muove critiche costruttive e sul programma. Mi scrivono tante professoresse di italiano per farci notare degli errori e lo apprezzo”.
Quando cammini per strada ora che succede? E’ cambiato qualcosa?
“Adesso quando mi fermano per strada mi chiamano con il mio nome e cognome, mentre prima ero solo Gabriele. Questo è un pubblico diverso, molto simpatico e gentile. Mi diverte quando mi scrivono ‘mia nonna ha avuto una crush per te’: c’è una contaminazione di generi lessicali e di età che trovo meravigliosa”.
Ah, dicono anche che hai sempre lo stesso abito. Lo cambierai?
“Questo è sempre avvenuto, non so se la polemica c’è sempre stata. E’ una scelta editoriale. C’è anche chi dice che sono troppo elegante: mia nonna mi ha insegnato che non si è mai troppo eleganti. Credo sia caratteristico il fatto di avere una sorta di divisa da conduttore”.
Sei stato un volto di Discovery, adesso la Rai ti sta dando fiducia. In futuro sarai un volto solo Rai?
“Posso darti una risposta diplomatica: valuteremo in futuro (ride, ndr). Stiamo facendo una serie di valutazioni. Il mio sogno è continuare a fare programmi gradevoli e che mi siano affini. Non dimentico l’enorme possibilità che mi ha dato Real Time di uscire come singolo e non più come trio. Cosa accadrà in futuro non lo so ancora dire”.
In tre era difficile trovare uno spazio?
“E’ più complicato, senza dubbio. A parte Le Iene, che però sono un programma più radiofonico, sono pochi gli spazi che si prestano a una conduzione a tre. Posso però annunciarvi che il 1 luglio a Reazione a Catena verranno a trovarmi i miei soci del Trio Medusa, giocheremo insieme con loro”.
E’ vero che nella prossima stagione televisiva condurrai Quelli che il calcio di sabato?
“Pronto? Non ti sento più, ti ho perso…”.
Vabbè, dimmi almeno dove ti piacerebbe essere tra vent’anni.
“Spero di essere al parco a leggere il giornale (ride, ndr)”.
E tra dieci?
“Verso il parco con il giornale sotto braccio (ride, ndr). Non lo so, davvero. Tre anni fa se qualcuno mi avesse detto che oggi sarei stato alla guida del preserale di Rai 1, senza falsa modestia, gli avrei riso in faccia. Sarebbe stato irrealistico. Spero solo di continuare a fare bei programmi”.