The Good Doctor, cosa conferma e cosa ci dice di nuovo il record d’ascolti su Raiuno
L’esordio di The Good Doctor su Raiuno ha ottenuto 5,2 milioni di telespettatori: ascolti inaspettati, che confermano alcune considerazioni e svelano una tendenza in corso in queste stagioni
Inutile girarci intorno: quando stamattina gli addetti ai lavori hanno verificato gli ascolti di ieri sera, si aspettavano i numeri di una tipica serata estiva (per di più una delle prime a pochi giorni dalla fine dei Mondiali di calcio). In palinsesto c’erano una serie tv, un concerto, un talk e tanti film.
E’ bastato fermarsi alla prima riga dei dati, quella di Raiuno, per intenderci, per cambiare idea. Il debutto di The Good Doctor ha ottenuto 5,2 milioni di telespettatori (27,8%): il miglior risultato per una serie tv sulla generalista dal 2013 ad oggi. Freddie Highmore, protagonista del medical drama (sentiremo il suo nome, ne siamo certi, sempre di più) è riuscito a scalzare dal gradino più alto del podio Stephen Amell, il cui Arrow, al suo debutto nel 2013 su Italia 1 ottenne 3,2 milioni di persone (10,6% di share), saliti addirittura a 3,4 milioni (12,6%) qualche settimana dopo.
Numeri che hanno sorpreso chiunque, per diverse ragioni: innanzitutto, come detto, siamo in piena estate, e 5 milioni di telespettatori a luglio, di solito, li fanno solo le partite amichevoli (se ne fanno, a luglio). Non solo: la scellerata idea di mandare in onda ben tre episodi a sera (in tutto le puntate della prima stagione sono diciotto) sarebbe potuta essere controproducente -e non facciamo ingannare dal risultato: sempre di idea scellerata si tratta-, causando un effetto noia rischiosissimo per la tenuta degli ascolti.
Eppure, tutto questo non è accaduto. Come mai? Le ragioni più evidenti sono quelle che, da anni, si continuano a sostenere: tralasciando le ragioni più tecniche (come la scarsa concorrenza ed il fatto che fosse una prima tv assoluta per l’Italia) il pubblico televisivo, sia esso più avvezzo alla pay tv o alle nuove piattaforme di streaming on demand, è sempre affamato di novità, e premia quando si trova davanti a qualcosa di nuova che vale la pena seguire. I numeri di The Good Doctor caleranno inevitabilmente nel corso delle settimane, ma resta il fatto che la massiccia campagna pubblicitaria (leggasi promo e bumper) effettuata da Raiuno per promuovere una serie straniera, acquistata e quindi non una produzione propria, ha dato i propri frutti.
Qualcuno in viale Mazzini ha intuito la potenza di una serie che conferma un trend iniziato, negli Stati Uniti, come This Is Us: sono finiti gli anni dei mistery che tengono con il fiato sospeso, dei personaggi cinici e cattivi la cui schiettezza era fonte d’invidia o dei continui dubbi sollevati da un cliffhanger costruiti non per la trama ma per garantirsi un bacino di pubblico curioso ogni settimana.
Ora, vogliamo la bontà: il che non vuol dire banalità, ma storie che facciano stare bene in un mondo che ci fa sentire sempre peggio. Una formula tanto semplice nella sua enunciazione quanto complessa nella messa in pratica, come ben scrive Nico Morabito in un articolo per Link: “per preparare un buon bagno caldo ci vuole talento, fatica, abnegazione”.
Quel talento David Shore ce l’ha, e l’ha saputo adattare ai tempi: pensare che è stato lui, qualche anno fa, a portare in tv il Dr. House, che di simile a Shaun Murphy, protagonista di The Good Doctor, ha davvero poco. House era cinico, sarcastico, “tutti mentono” era il suo motto, e non si faceva problemi ad ingannare le persone per raggiungere il proprio obiettivo. Ed anche se alla fine faceva dannatamente bene il proprio lavoro, House era un ribelle.
Anche Shaun è un ribelle, ma inconsapevolmente: non si piega a certe logiche relazionali, non riesce a dire le bugie, non ama il contatto e non risponde alle domande. Eppure, a differenza di House, ci ritroviamo a tifare per lui, perché riesca a guadagnarsi la fiducia dei colleghi ed a riuscire a muoversi tra i corridoi del St. Bonaventure Hospital.
I 5,2 milioni di persone che hanno conosciuto Shaun Murphy ieri e che non hanno cambiato canale, lo avranno fatto perché incuriositi da un personaggio fuori dagli schemi, ma incapace di infastidire. Un personaggio perfetto per la tv generalista -non a caso negli Stati Uniti va in onda sulla Abc, il network familiare per eccellenza- e per Raiuno, e che ci ricorda quanto le serie tv possano anche oggi, nell’era dei palinsesti personalizzati online, fare la differenza.
Quando la collocazione è studiata e la campagna pubblicitaria non si risparmia, i numeri arrivano: sarebbe bello immaginare che The Good Doctor possa dare una nuova spinta alla serialità in prima serata, portando sui canali free serie tv scritte appositamente per il grande pubblico in cerca di un “bagno caldo”. Non si può non immaginare che effetto avrebbe su questo pubblico This Is Us, anche se già trasmessa dalla pay. Ma se d’estate si possono avere sorprese come questa, forse è ora di ragionarci su.