Rai: Tutta in salita la scalata di Marcello Foa alla presidenza
Per niente scontata la nomina di Marcello Foa alla presidenza della televisione pubblica
Non sarà per niente facile l’approdo sullo scranno più alto della Rai per Marcello Foa, il giornalista e amministratore delegato della società editrice del Corriere del Ticino, al quale ha per altro oggi “concesso” una intervista. Nel corso di questa chiacchierata pubblicata sul giornale svizzero Foa dice a proposito di questa convocazione :
«Tutto è avvenuto molto all’improvviso. Giovedì sera sono stato contattato da Roma e mi è stata chiesta la disponibilità a ricoprire un incarico molto prestigioso in RAI, molto verisimilmente quello di presidente. Non era ancora una proposta ufficiale ma un sondaggio di disponibilità oltre a un attestato di stima nei miei confronti. Pensavo che la cosa avrebbe necessitato di tempo, come è prassi in questi casi, con colloqui e negoziati, invece venerdì mattina, per il mio stupore, mi è giunta una telefonata nella quale mi si comunicava che c’era consenso unanime sul mio nome e che sarei quindi stato proposto al consiglio dei ministri. Ho dovuto decidere sui due piedi. Sono onorato per come si è sviluppata la vicenda, ma anche colpito e un po’ frastornato. Non è facile decidere di cambiare vita in pochissimi minuti ma io ho preso la mia decisione, rinfrancato dal fatto che ci fosse consenso unanime attorno al mio nome per la mia carriera giornalistica, per il profilo accademico e non da ultimo per il percorso al Corriere del Ticino, visto come sinonimo di garanzia intellettuale e di indipendenza giornalistica. Questo è un attestato di grande importanza per il nostro Gruppo. Ora volto pagina, con l’intento di rinnovare la RAI e di riportarla al suo vecchio splendore, non solo giornalistico ma di contenuti in generale. Con queste premesse non potevo certo rifiutare un incarico di questa portata».
Un incarico questo che deve passare necessariamente da una votazione a maggioranza qualificata nella prossima riunione della Commissione di vigilanza Rai programmata per le ore 8:30 am di mercoledì 1 agosto 2018. Le opposizioni in commissione, in particolare PD e Leu hanno detto che non lo voteranno mai e si appellano a Forza Italia affinché faccia lo stesso. Davide Faraone del PD, membro della Commissione dice:
“Se Salvini e Di Maio pensano di occupare la Rai , che è degli italiani e non loro, noi siamo già qui e glielo impediremo. Il primo agosto in vigilanza Rai ci aspetta una bella battaglia. Marcello Foa non merita alcuna fiducia, non sarà il nostro presidente”.
Federico Fornaro di Liberi e Uguali chiede a Forza Italia (che ha 7 consiglieri in commissione che basterebbero a far eleggere il candidato del governo alla Presidenza Rai) di non votare Foa Presidente. Mariastella Gelmini di Forza Italia con una nota nel pomeriggio risponde a questo appello dicendo :
“La maggioranza, prima di proporre un suo nome per la presidenza della Rai, avrebbe dovuto avviare un’istruttoria tra i gruppi parlamentari presenti in commissione di vigilanza rai e solo dopo esprimere un candidato di sintesi, in grado di avere il voto dei 2/3 dei componenti, necessari per concludere l’iter. Proponendo Foa al buio, il governo ha utilizzato un metodo sbagliato. Forza italia farà un’attenta riflessione, ma al momento il nostro voto è no. Vogliamo proporre un dialogo con tutte le altre forze politiche per individuare una figura terza, di garanzia”.
Presa di posizione netta anche da parte di Michele Anzaldi segretario della commissione di Vigilanza Rai che dice:
Il pluralismo e l’autonomia dell’informazione del servizio pubblico sono a rischio. La nomina a consigliere e presidente Rai di Marcello Foa, un fedelissimo di Salvini e un tifoso del Governo Lega-M5s, rappresenterebbe un grave vulnus democratico e una violazione di legge, che prevede per il servizio pubblico un presidente di garanzia.
Per questo lancio un appello ai commissari di tutti i partiti di opposizione in commissione di Vigilanza Rai: col vostro voto in commissione possiamo ristabilire il rispetto della legge, bocciando la nomina. Per essere effettiva, infatti, la nomina di Foa deve ricevere il via libera dei due terzi della commissione. Significa riceve 27 voti sui 40 totali. M5s e Lega dispongono di 21 voti, quindi Foa diventerá presidente solo se anche una parte dell’opposizione lo voterà. Ma come può un commissario di opposizione votare per un candidato che non rispetta il requisito fondamentale per la sua nomina, ovvero essere un profilo di garanzia? Se qualcuno nei partiti di minoranza pensasse che votando il candidato della Lega potrebbe così tentare di influire nella salvaguardia del pluralismo nell’informazione sbaglierebbe: solo con un presidente di garanzia il Consiglio potrá realmente vigilare sul pluralismo dell’informazione, lo dicono i numeri. Se la maggioranza tentasse un blitz sui telegiornali, il voto decisivo del presidente potrá impedirlo. Se, però, il presidente è organico alla maggioranza, l’opposizione non avrá strumenti in consiglio per difendere l’informazione. A quel punto Salvini e Di Maio avranno mano libera.
Su Foa, peraltro, pende un vizio di incompatibilità per il suo incarico nella MediaTi Holding della Svizzera italiana: quando il Cdm lo ha nominato, era ancora formalmente in carica, non basta un post su facebook per dimettersi. Quindi la sua nomina potrebbe essere invalidata dai ricorsi. Peraltro è emerso che Foa sia stato cassa di risonanza di fake news e bufale, le abbia rilanciate più volte coi suoi profili sui social. Una circostanza che confligge con gli “obblighi” per la Rai previsti dal Contratto di servizio. Ecco cosa prevede per la Rai l’art. 25 del nuovo Contratto di servizio: “Attivare strumenti finalizzati a contrastare la diffusione di fake news e prevedere in proposito: l’istituzione di un osservatorio interno permanente; lo sviluppo di specifici prodotti di natura educativa e didattica; la realizzazione di iniziative di promozione riguardo ai rischi derivanti dalla diffusione di notizie false. Sensibilizzare i conduttori dei programmi e i propri dipendenti e collaboratori, anche attraverso specifiche azioni formative, ad attenersi scrupolosamente nella loro attivita’ ai principi del fact checking, adottando le migliori best practice di settore”. Può un’azienda di Stato, chiamata per contratto a contrastare le fake news, avere un presidente che le rilancia?
È auspicabile che tutti i partiti di opposizione in Vigilanza facciano valere le proprie prerogative e il rispetto della legge.
Luigi Di Maio risponde a questi rilevi dal suo profilo Facebook e dice :
“Marcello Foa è un giornalista con la schiena dritta che ha sempre fatto il suo mestiere con grande onestà intellettuale e dimostrando totale indipendenza. Eppure oggi Pd e Forza Italia lo accusano di sovranismo. Ma di che parliamo? ‘Sovranità’ è una parola presente nell’articolo 1 della Costituzione. È una bella parola che sta tornando di moda anche grazie a persone come Foa. Quelli del Pd poi sono gli stessi che avevano messo a capo della Rai una del Bilderberg: Monica Maggioni, che è attualmente presidente della Trilateral italiana. E ora vogliono opporsi a un giornalista totalmente libero che è pronto a fare gli interessi esclusivi della Rai e degli italiani?”
Replica di Anzaldi sulla questione “Trilateral” :
“Di Maio parla di Trilateral? Proprio lui che la incontrava di nascosto? Tutti ricordano il suo pranzo con i capi italiani della Trilateral, tenuto segreto finché non è stato rivelato dalla stampa. Oggi parla anche di Bilderberg ma in cinque anni in cui hanno presieduto la Vigilanza non hanno mai sollevato la questione. #senzavergogna”
Insomma animi molto accesi in vista della riunione di mercoledì alla Commissione di Vigilanza, vedremo se nel frattempo Forza Italia cederà, oppure in sede di votazione si allineerà con i suoi colleghi di opposizione in commissione arrivando a bocciare la nomina di Foa Presidente Rai, in questo caso il governo dovrà indicare un nuovo candidato.