Report, Alberto Nerazzini fuori dalla squadra: “Non ci sono le condizioni”
Il giornalista sceglie di pubblicare un post su Facebook per annunciare la rottura del rapporto professionale con la trasmissione di Rai 3.
Il giornalista Alberto Nerazzini dice addio a Report, la storica trasmissione di Rai 3 a cui approdò come autore nel 2008, con un servizio dedicato allo studio dell’organizzazione dei sindacati svedesi. Un sodalizio lungo dieci anni quello tra il programma di inchiesta e Nerazzini, che entrò nella squadra del programma quando ancora guidato da Milena Gabanelli, che nel 2016 ha lasciato il testimone nelle mani del collega Sigfrido Ranucci.
L’annuncio relativo all’abbandono del programma è giunto dal profilo Facebook del giornalista, che cogliendo al balzo l’occasione della chiusura della stagione autunnale di Report, ha risposto alle eventuali domande che i telespettatori avrebbero potuto rivolgergli circa la messa in onda di nuove inchieste da lui firmate: nessuna altra indagine a suo nome sbarcherà sulle frequenze della trasmissione della terza rete della Rai, né ora, né – apparentemente – mai.
Il giornalista, autore tra le altre di inchieste sull’economia dei Frati Minori e sulla logistica in Veneto, ha affidato ai social la diffusione della notizia che parla della chiusura del rapporto con la trasmissione per una “mancanza di condizioni” tale da non permettergli di lavorare con lo stesso risultato degli scorsi anni. Nonostante in origine avesse sottolineato di non voler intervenire sulla vicenda con ulteriori messaggi e commenti, l’autore ha spiegato poi ad una sua seguace che:
Non sono più nella squadra da mesi […] Per onestà e chiarezza, aggiungo che sono stato costretto ad andarmene perché «non ci sono le condizioni», non perché (per esempio) ho deciso di andare a lavorare da qualche altra parte.
Sul percorso del reporter Nerazzini, collaboratore di Michele Santoro ai tempi de Il raggio verde e Sciuscià (nella Rai 2 della prima guida Freccero), nessun cambio di rotta improvviso, ma una scelta presa a causa di “questioni che non possono esser altro che contrattuali, deontologiche, produttive, di metodo di lavoro e di linea editoriale“.