“Uscire il cane” non è corretto, ma neanche il Tg1 riesce a spiegarlo bene
Tanto rumore per nulla, ma è difficile contrastare l’indignazione da social anche per il Tg1, soprattutto se mescola registri e punta più sull’ironia che sulla spiegazione.
La Crusca non ‘sdogana’ “uscire il cane” o “siedi il bambino”, né ne testimonia la correttezza grammaticale ma – come le è ‘dovuto’ – testimonia e registra l’uso di formule substandard nel parlato colloquiale, spiegando in una delle preziose risposte ai quesiti dei parlanti pubblicate sul suo sito che l’uso transitivo di verbi transitivi, come nel caso di “siedi il bambino”, è
“ammesso in usi regionali e popolari sempre più estesi e che in questa costruzione ha una sua efficacia e sinteticità espressiva che può indurre a sorvolare sui suoi limiti grammaticali“.
Così ha scritto il prof. Vittorio Coletti in una risposta datata 11 gennaio 2019 (che potete leggere integralmente sul sito della Crusca). Peccato che tutti si siano fermati acriticamente – e senza avere cognizione né del repertorio della lingua italiana né, di conseguenza, degli studi sulle varietà linguistiche dell’italiano e dell’uso della lingua – a una frase precedente di Coletti, ovvero:
“È lecita allora la costruzione transitiva di sedere? Si può rispondere di sì, ormai è stata accolta nell’uso, anche se non ha paralleli in costrutti consolidati con l’oggetto interno come li hanno salire o scendere (le scale, un pendio). Non vedo il motivo per proibirla e neppure, a dire il vero, per sconsigliarla”
fermandosi prima di un “ma” che apriva il capitolo sull’agrammaticalità della struttura.
Non è andato molto oltre neanche il Tg1 che nel servizio dedicato al ‘caso’ trasmesso nell’edizione delle 20.00 di domenica 27 gennaio ha evidenziato in grafica proprio quel passaggio e ha insistito sull’aspetto ironico, divertente, checcozalonesco della (presunta) apertura della Crusca a costrutti scorretti.
In questo senso, neppure la presenza del Presidente Onorario dell’Accademia, Francesco Sabatini – peraltro volto e voce del Pronto Soccorso Linguistico di UnoMattina in Famiglia – ha aiutato a chiarire la faccenda, visto che i suoi due interventi sono stati ‘stretti’ tra battute, imprecisioni e commenti social, quelli che hanno animato per tutto il giorno timeline FB e flussi TT su Twitter.
A dare, però, un’occhiata al tweet con cui il (bravissimo, va detto) Social Media Manager (team o single che sia) della Crusca promuoveva la presenza del prof. Sabatini al Tg1, direi che anche l’Accademia è rimasta delusa dalla trattazione del ‘caso’. Di fatto il Tg1 non ha proprio permesso a Sabatini di “fare chiarezza”; al massimo ha concesso un controcanto di pochi secondi, soffocato da tutt’altro: un intervento serio, ma non pedante, infilato in una sequela di ironie.
ATTENZIONE! Questa sera al TG1 delle 20:00 il prof. Francesco Sabatini, presidente onorario dell’Accademia della Crusca, farà chiarezza sulla questione dell’uso transitivo dei verbi intransitivi che oggi, a causa di alcuni titoli fuorvianti, ha fatto discutere tutta la rete. pic.twitter.com/YBAbRJaBsd
— Accademia della Crusca (@AccademiaCrusca) 27 gennaio 2019
Il servizio integrale del Tg1 potete vederlo sul sito della Testata. Fatto sta che oggi il profilo dell’Accademia è tornato a twittare sull’argomento, consigliando a tutti di leggere le risposte fino in fondo e di recuperare un altro contributo sull’argomento, meno equivocabile forse, ma non per questo di diverso orientamento. La lingua cambia e soprattutto non è una sola: i suoi usi variano a seconda dei contesti, dei mezzi, della provenienza geografica. C’è la varietà dell’Uso Medio, che proprio Sabatini studiò e configurò ormai più di 30 anni fa, ma non va confusa con lo Standard, così come non si può far confusione tra l’ammissibilità di usi locali e colloquiali e la legittimità grammaticale.
La situazione già è confusa; se poi ci si mette anche il Tg1…
PS. E no, l’Accademia non ha “contribuito al successo dell’aggettivo ‘petaloso'” come viene affermato in un’incidentale nel servizio: ‘Petaloso’ è semplicemente una manifestazione della creatività regolare della lingua, che si serve dei suoi morfemi e delle sue regole di combinazione per creare, all’uopo, parole nuove. Se ‘neoformazioni’ del genere hanno successo, entrando o meno nel dizionario, dipende dalla loro diffusione nell’uso e nelle loro attestazioni: in questo hanno fatto di certo più i mezzi di comunicazione che la Crusca. Ma questa è un’altra storia.