Come nasce Techetechetè? Risponde Salvo Guercio
Salvo Guercio, uno degli autori del programma, svela i retroscena della trasmissione di Rai 1.
Nostalgia, nostalgia canaglia, che ti prende davanti allo schermo. Techetechetè è ormai un appuntamento fisso per più di tre milioni e mezzo di telespettatori, che si concedono per tutta la bella stagione quaranta minuti in compagnia dello spettacolo che fu. Nata dalle ceneri di Super Varietà e Da Da Da, l’antologia che riporta sullo schermo la televisione del passato occupa l’access prime time estivo della rete ammiraglia della Rai dal 2012 e quest’anno toccherà un record: 100 puntate, in onda dall’8 giugno al 16 settembre.
Sei anni di trasmissione, per una formula che tenta di variare in ogni edizione: dopo l’alfabeto tematico del 2013 e le sigle “techetechizzate” di Marco Armani del 2015, quest’anno la puntata del venerdì omaggia i successi radiofonici dagli anni ‘6o ai ’90, mentre molte domeniche sono dedicate ai grandi del cinema nostrano.
Ma come nasce Techetechetè? Lo abbiamo chiesto a Salvo Guercio, uno dei dieci autori che compongono la squadra del programma. A monte c’è la scelta dei temi, che avviene molte settimane prima della messa in onda delle puntate, effettuata sulla base di due fattori: il gusto del pubblico, che in tal modo partecipa attivamente alla produzione della trasmissione, e la diversificazione dei soggetti, con un occhio sempre rivolto al telespettatore, costantemente stimolato da nuovo vecchio materiale ogni anno. Anche gli autori partecipano attivamente alla programmazione dei temi, mettendo in campo le proprie passioni private e competenze per la realizzazione di un contenuto originale. La missione è quella di offrire una miscellanea eterogenea di argomenti.
Io, per esempio, amo molto gli anni ’70 ed ’80 e i personaggi trasgressivi e anticonformisti. Quest’anno ho realizzato una puntata sulla discomusic, due sulle “stelle perdute” (personaggi che hanno brillato per poche stagioni, pur avendo lasciato in eredità delle hit indimenticabili), una su Raffaella Carrà, una su Patty Pravo e Amanda Lear che andrà in onda sabato 11 agosto, una su Renato Zero che chiuderà la stagione il 16 settembre. Ma abbiamo realizzato anche una puntata straordinaria su Anna Marchesini, una su Sandra e Raimondo, una su Vasco, personaggi amatissimi dal pubblico di almeno tre generazioni.
Alla prima fase segue quella di ricerca del materiale, nonostante non sia raro che proprio spulciando tra le Teche possano giungere nuove idee da mettere in scena. La ricerca avviene sul catalogo, ma si avvale anche del contributo della memoria personale degli autori, esperti di repertorio. Elisabetta Barduagni, ideatrice già dell’antesignano Super Varietà, studia la mole immane dei filmati da più di 16 anni.
Io personalmente, – ci ha rivelato Guercio – come altri miei colleghi vado quasi esclusivamente “di memoria”. Ho visto il mio primo varietà a 4 anni.
È al montaggio che le scene recuperate iniziano ad assumere una forma antologica. I telespettatori più attenti avranno notato che non si tratta di un assemblaggio casuale, ma che spesso la trasmissione traccia una rotta ben precisa, un volo di andata e ritorno che prevede simmetrie ed accostamenti a contrasto ben studiati:
La puntata va costruita seguendo un filo logico e un racconto, e richiede un notevole impegno anche tecnico: il materiale spesso è deteriorato nel video o nell’audio, e va trasformato dal formato originale in 4:3, nello standard attuale in 16:9, spesso procedendo fotogramma per fotogramma, soprattutto per quanto concerne i balletti o le coreografie in movimento.
Si stava meglio quando si stava peggio? Un luogo comune, ma che in questo caso pare essere confermato dai tanti che seguono il programma sui social network e che vengono trascinati dall’effetto amarcord. D’altronde, il revival è ormai un genere canonizzato, e cosa stimola più il rimpianto del tempo passato che il passato stesso?
Un’ultima domanda sorge spontanea: e fra 30 anni? Con l’assenza quasi totale del varietà, la grande fucina del materiale video di Techetecheté, e i palinsesti orientati verso l’informazione e la cronaca, non sarà compito facile proporre un’antologia analoga ai grandi di domani.
Tra 30 anni? Sarà durissima con la TV usa e getta di oggi!
Nostalgia canaglia, di un paese che sogna e che sbaglia…