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Gerardo Greco: “A Mediaset contro Mentana, basta piazzate in tv”

Il giornalista romano parla dalle colonne di Libero, a dieci giorni dalla nomina a direttore del TG4.

pubblicato 20 Agosto 2018 aggiornato 31 Agosto 2020 09:36

Gerardo Greco risponde alle domande di Pietro Senaldi in un’intervista su Libero, facendo il punto sul passaggio di azienda, da Rai a Mediaset, e sulla nuova impresa da direttore del Tg4. Dopo 25 anni di lavoro per la televisione di Stato, dodici dei quali passati in America come corrispondente, il giornalista romano sbarca sulla rete del Biscione per rivestire i panni di conduttore, indossati l’ultima volta nello studio di Agorà, di cui ha ricordato l’incarico.

Il mio segreto di sopravvivenza (in Rai, ndr) sono stati i dodici anni in Usa, ero vissuto come un marziano un po’ naif. Quando sono rientrato a Roma per ragioni di famiglia, in Rai c’era Gubitosi, che avevo conosciuto a New York, e mi propose la conduzione di Agorà, trasmissione politica. Io non sapevo neppure chi fossero Gasparri e Brunetta…

Proprio in relazione a quanto affermato ai microfoni del quotidiano, non è tardata ad arrivare la replica su Twitter di Andrea Vianello, ex direttore di Rai 3 e al timone di Agorà prima di Greco. Il giornalista, augurando un carriera fortunata al collega, ha rammentato l’ordine corretto degli eventi: non Gubitosi, ma lui stesso fu dietro alla chiamata dagli Stati Uniti del neo-direttore del telegiornale di Rete 4:

A Mediaset, da metà settembre, presenterà nella prima serata di giovedì Viva l’Italia, nuova produzione che si pone un obiettivo, che fa il paio con la missione del rinnovato telegiornale:

La missione è allargare il pubblico a mutare il DNA della rete, trasformandola da emittente narrativa a tv d’attualità. Avremo cinque serate dedicate all’informazione, io condurrò il giovedì Viva l’Italia, non sarà un talkshow, non mi piacciono, ma un programma di approfondimento, cronaca e analisi. […] Sarà una prima serata larga, dalle 21.30 a mezzanotte e passa, non di politica pura: partirà dalla cronaca, coi fatti della settimana, per arrivare al dibattito; ci sarà molta narrativa, sceneggeremo la realtà attraverso un telefilm, come una fiction. […] Tutte le sere introdurrò il telegiornale delle 19 con un racconto della prima pagina della giornata, per poi passare la conduzione alla redazione, la natura corale dell’informazione Mediaset deve restare.

Noto l’obiettivo, figlio di una scommessa ambiziosa, e ancor più noto l’avversario a cui sottrarre pubblico: la rete di informazione Rai e il telegiornale di La7 a guida Mentana, ritenuto dal giornalista distante dalle etichette con cui si è soliti descriverlo:

La7 è troppo politicistica, noi ribaltiamo il canovaccio e parliamo dalla realtà. E poi non cerchiamo la faziosità. […] Dicono che La7 sia di sinistra, ma per me sta diventando populista. Ha fatto meglio degli altri la tv antisistema e si è molto esposta a quel tipo di racconto. Forse l’ha fatto senza rendersene conto, pensando di essere la tv dell’élite e parlare a un lettore serioso; invece, inseguendo gli ascolti, ha mosso la pancia degli italiani.

Se da direttore dovrà occuparsi di rimodernare la struttura del telegiornale di rete, legato nell’immaginario alla guida di Emilio Fede (direttore dal 1992 al 2012), in qualità di volto della prima serata avrà il compito di segnare coi suoi colleghi – tra cui Barbara Palombelli e Nicola Porro – un netto confine con il recente passato:

Ogni format è figlio del suo tempo, Del Debbio e gli altri puntavano a movimentare la piazza, e allora c’era; ora passiamo dalle grandi piazze ben raccontate a storie più umane e private, faremo una tv di strada. Nella piazza perdi razionalità e logica, mentre nella storia dei singoli recuperi emotività, hai più tempo per ragionare, passi dalla collettività al soggetto.

Parole di riflessione anche sulle responsabilità dei media nazionali a proposito del successo politico della Lega Nord e del MoVimento Cinque Stelle, evidenziato dall’ultima tornata elettorale:

Tutti hanno contribuito a far vincere Salvini, anche io: lui ha alzato le antenne prima degli altri e noi, raccontando l’Italia, abbiamo inevitabilmente raccontato anche lui e i Cinquestelle.

Greco ha replicato anche alle insinuazioni di coloro che lo ritengono sin troppo schierato dal punto di vista politico verso l’ala di sinistra, temendo che la posizione del giornalista possa marcare eccessivamente la linea editoriale della nuova Rete 4:

È una critica facile. Magari lo fossi, vorrebbe dire che sarei il direttore del tg d’opposizione, che da sempre è quello più interessante ed autorevole, visto che può raccontare la realtà senza filtri e permettersi la critica al governo. […] Nei miei anni di tv credo di aver fatto capire al pubblico che sono un giornalista e basta, ho sempre tutelato il confronto.

Tutto è pronto per il lancio della nuova Rete Quattro, che punta a diventare “da emittente narrativa a tv d’attualità“, in cui si darà tanto ascolto all’indignazione, quanto all’elaborazione dei sentimenti. Almeno sulla carta.