Luciano Grande: “Ero il Nando di Libero. Feci ballare tutta Italia, oggi faccio ancora il bidello”
TvBlog per la rubrica TvOff ha intervistato Luciano Grande, il Nando del programma Libero che nel 2004 fece ballare tutta Italia: “Divenni una celebrità, mi riconoscevano ovunque. Oggi faccio ancora il bidello ad Ostia”
Si può diventare un fenomeno musicale senza aver mai preso un microfono in mano? La risposta è sì, se ti chiami Luciano Grande. Correva l’anno 2004 e su Raidue Libero lanciò un motivetto che, nel giro di poche settimane, si sarebbe trasformato in un assoluto tormentone.
“Anvedi come balla Nando, anvedi come balla Nando, è proprio la fine del mondo, ammazzalo chi è”, cantava Teo Mammucari. E lui, Luciano, camicia rossa con colletto enorme e pantaloni a scacchi, era proprio quel Nando, protagonista di una danza sfrenata che vantò mille tentativi di imitazione.
Allora cinquantenne, Grande faceva il bidello nella scuola superiore Carlo Urbani di Ostia. “Mi cercò Teo in persona– rivela a TvBlog – mi disse che stava facendo uno show e che si era creato un buco in trasmissione. ‘Vuoi venire?’. Accettai subito. E così nacque Nando”.
Anzi, sarebbe il caso di dire rinacque, dato che il brano era stato già pubblicato venticinque anni prima da Saverio Pitarresi ed Emanuele Fragione, i veri autori di musica e testo.
“Saverio e Lele erano due cantautori romani. Mi notarono nel 1979 e si inventarono la ‘Nando discoteca’. A quei tempi partecipai anche ad alcuni programmi, uno era 10 Hertz, condotto da Gianni Morandi. Mammucari all’epoca aveva quattordici anni, probabilmente mi vide in tv e anni dopo si ricordò di me”.
Il conduttore di Libero cambiò la base e qualche parola. Tempo pochissime puntate e “Anvedi come balla Nando” divenne un caso da studiare e pezzo di punta – con ben tre versioni realizzate – di “Canzoni belle”, album dichiaratamente demenziale pubblicato dallo stesso Mammucari.
Fai ancora il bidello?
“Sì. In pensione non mi ci mandano (ride, ndr). Purtroppo mi toccano ancora 2-3 anni”.
Torniamo a quel periodo. Come cambiò la tua vita?
“Divenni una celebrità nazionale, fu molto bello. Venivo riconosciuto ovunque andassi, non potevo camminare per strada. Mi fermavano ogni cinque secondi. Giornalisti e fotografi venivano addirittura a scuola, mi faceva piacere”.
Oggi ti riconoscono ancora?
“Di meno, quasi nessuno. Certo, i ragazzi che frequentano il mio istituto sanno tutti chi sono. Anni addietro mi fecero pure un regalo: una targa con la quale venivo incoronato come il bidello più bravo d’Italia”.
Torniamo per un attimo alla fine degli anni settanta. Pitarresi e Fragione come ti notarono?
“Andai a fare un piccolo concorso per gente sconosciuta. Mio fratello cantava e io ballavo, era la mia passione. Saverio e Lele facevano parte della giuria e mi videro. Mi comunicarono che avevano scritto un brano e che avrebbero voluto farmelo interpretare”.
Da lì, come detto, il successivo contatto con Mammucari.
“Abito da trentacinque anni ad Ostia, ma sia io che lui eravamo del quartiere San Lorenzo. Teo l’ho visto nascere. Suo padre e il marito di mia sorella erano fratelli”.
Oltre al bidello facevi pure il barman nei fine settimana.
“Esatto, nei weekend, a tempo perso. Dovevo arrotondare. Dopo l’avventura di Nando smisi, anche perché oggi non ce la farei più a tenere il ritmo”.
Libero andava in onda in seconda serata. Come ti organizzavi?
“Registravamo nel tardo pomeriggio del giorno di messa in onda. Lo studio era nei pressi di Saxa Rubra, non dentro, ma attaccati. Era lo stesso teatro in cui realizzarono Indietro Tutta”.
In trasmissione si sviluppò una giocosa sfida, con molti vip che insistevano per ballare con te.
“Vennero attori, conduttori e calciatori di Roma e Lazio. Ricordo Delvecchio, Oddo, Sereni, Mihajlovic. Quest’ultimo tornò più volte. Tutti volevano esserci, si generò una specie di gara. Teo non voleva mettere in atto un derby, aveva un po’ di timore, ma si rivelò un siparietto divertente”.
Finito Libero arrivarono altre proposte televisive?
“Seguii Mammucari a Mediaset e partecipai ad otto puntate di Mio fratello è pakistano. Ballavo pure lì, anche se non ero più Nando. Mi esibivo in gruppo assieme ad altri ragazzi, sempre per far ridere”.
Quel botto di popolarità ti arricchì economicamente?
“Nei locali e nelle discoteche qualcosa guadagnai, ma non ho mai smesso di lavorare a scuola. Feci qualche soldino, però non mi cambiò la vita”.
Consideri la televisione una parentesi definitivamente chiusa?
“Sono fuori dalla tv, dopo Mio fratello è pakistano non ho fatto più nulla. Lo scorso marzo Teo voleva richiamarmi per un suo progetto, pare che avesse in cantiere un altro programma, poi non se ne è fatto più niente”.