90 Giorni per Innamorarsi: liaison d’amore nel ‘trash’ intelligente di Real Time
Il format 90 Giorni per Innamorarsi, in onda su Real Time, è già arrivato alla sua quinta stagione. Nonostante tutto, tiene incollati alla tv dall’inizio alla fine. Perché?
Bene o male, purché se ne parli – È così che potremmo definire uno dei format più apprezzati di tutta l’America, capace di dividere l’opinione di chi lo segue da casa, ma anche di incrementare gli ascolti una stagione dopo l’altra.
Stiamo parlando di 90 Days Fiancé, approdato in Italia da ormai 5 stagioni sul canale Real Time con il titolo 90 Giorni per Innamorarsi. Il format originale di TLC, del gruppo Discovery, è diventato un fenomeno anche in Italia, ha visto nascere diverse fan-base sui social network, e io mi sono chiesta ‘perché‘.
Ma, esattamente, di cosa si tratta? Di coppie di innamorati formate da un cittadino americano e da uno straniero, e del loro iter burocratico (con tutto ciò che ne consegue) per giungere al tanto atteso matrimonio. Novanta giorni per sposarsi, ottenere la Green Card e diventare cittadino americano grazie ad una fede al dito. Negli Stati Uniti, infatti, tra i vari modi per ottenere un visto di residenza nel paese c’è anche il K-1: il passa-là per i Fidanzati. Dal momento in cui lo straniero atterrerà su suolo americano, avrà 90 giorni per sposare il suo amato cittadino statunitense oppure sarà cacciato. C’è da dire che a tal proposito i tentativi di frode siano all’ordine del giorno, ed è proprio su questo che 90 Giorni per Innamorarsi tesse le sue trame.
Nella quinta stagione, al momento su Real Time, vediamo sei coppie raccontarsi alle telecamere, ma la prima idea che ci passa per la testa è che non ci sia nulla di credibile e che, da parte del cittadino straniero, si nasconda un unico interesse ben preciso: il grande ‘Sogno Americano‘.
Le eccezioni si contano sulle dita di una mano o, anzi, su di un dito solo: Evelyn e David, lei 18 anni, di Claremont, New Hampshire, lui 27 anni, di Granada, in Spagna. Forse l’unica coppia che davvero sembra volersi bene ma che comunque ci riserva sorprese: niente rapporti prima del matrimonio.
E anche qui sta il bello di questo programma: nel non riuscirsi ad immedesimare mai. Perché quando credi che finalmente tu abbia trovato la coppia con la quale sognare, quella con la quale empatizzare a tal punto da volere una storia d’amore pari pari, ti devi ricredere. Gli avvenimenti assurdi e le pretese di fidanzati o fidanzate nei confronti dell’altro sono “too much”, e l’unica cosa che ti tiene incollato allo schermo è il subdolo voyeurismo che dal tuo divano ti fa dire: “A me una cosa del genere non capiterebbe mai“.
La narrazione è decisamente ‘trash’, con espliciti riferimenti erotici sempre dietro l’angolo. Ne sono un chiaro esempio Molly e Louis, 41 anni lei, da Woodstock, Georgia, e 26 anni lui, dalla Repubblica Dominicana e più precisamente da Santo Domingo. Molly non solo ha due figlie di 17 e 6 anni avute da due compagni precedenti, ma anche un padre decisamente conservativo che senza mezzi termini vediamo più volte scontrarsi con la figlia e la sua volontà di sposare un ragazzo a suo dire esclusivamente interessato alla Green Card. Ed effettivamente, lo svilupparsi degli eventi ci fa proprio chiedere come Molly possa essere tanto cieca da credere che davvero Louis la ami. Ma è questo stesso stupore innescato nello spettatore che fa divorare, puntata dopo puntata, tutta la serie, facendo sperare nell’assurdo lieto fine, nonostante tutto.
Intervengono poi le diversità culturali a rendere avvincente il racconto, come quelle evidenziate dall’amore tra Nicole, 23 anni, dalla Florida, e Azan, 24 anni, da Casablanca, in Marocco. I due giovani ragazzi erano già stati protagonisti della precedente stagione del programma, ma tornano stavolta con una relazione ancor più turbolenta e con una famiglia (quella di Nicole) ancor più scettica sul loro futuro di coppia. Nicole, già mamma di una bimba di 2 anni, andrà in Marocco da Azan e si scontrerà fortemente con molteplici usanze del posto, tra cui quella che vieta le effusioni in pubblico o la possibilità di condividere una camera in hotel senza essere sposati.
Lo stesso Azan ci metterà del suo, uscendosene con frasi come: “Sono attratto da Nicole, ma su una scala da 1 a 100 direi di essere attratto soltanto al 50 per cento da lei”, come se questo fosse normale da dire alla donna che vorresti diventasse tua moglie nell’arco di novanta giorni soltanto.
E in un mondo dove ancora oggi si dipinge l’America come il paradiso dalle strade lastricate d’oro, è anche divertente accorgersi che non sia affatto così. In 90 Giorni per Innamorarsi viviamo lo stupore di alcuni tra i personaggi delle coppie nello scoprire che, forse forse, stavano meglio a casa loro – con particolare riferimento ad alcuni fidanzati provenienti da Jamaica, Thailandia e Filippine, convinti di rifarsi economicamente non appena arrivati negli States ma delusi da tutti e tutto sin dal loro arrivo in aeroporto.
Come in ogni buon reality che si rispetti, la differenza la fa il cast e quello di 90 Giorni per Innamorarsi è veramente perfetto: dall’americano riccone andato in malora, al palestrato con 3 matrimoni alle spalle, senza dimenticare il tema dei problemi alimentari di alcune delle protagoniste, o l’arretratezza e il maschilismo di alcuni fidanzati stranieri. Non manca, inoltre, la figura dell’uomo asociale proveniente dalla grande metropoli, che tuttavia agli umani preferisce i gatti.
Insomma, 90 Giorni per Innamorarsi non è sicuramente un’eccellenza nel panorama dei format di intrattenimento internazionale, ma è comunque più astuto di quanto si creda, perché ci sorprende, ci stupisce e soprattutto ci fa dire “Siamo molto meglio noi”. E così facendo, ci tiene incollati alla tv dall’inizio alla fine.