Tiberio Timperi a TvBlog: Io, la Vita in diretta e il futuro
L’intervista al conduttore della Vita in diretta
A settembre è approdato alla conduzione della Vita in diretta a fianco di Francesca Fialdini. Oggi ospite di TvBlog è Tiberio Timperi che ha accettato di fare un primo bilancio a circa metà del cammino dell’edizione 2018-2019 dello storico contenitore pomeridiano di Rai1. Un bilancio fra luci ed ombre che Timperi commenta nel corso di questa nostra chiacchierata.
Sei arrivato quest’anno a vita in diretta, forse un traguardo per un giornalista come te che da molto bazzica il piccolo schermo. Come è cambiato il tuo stato d’animo da settembre a oggi?
Non è cambiato. Ero e sono positivo. Lo sono di natura. Reputo Vita in diretta un traguardo prestigioso. Ti racconto una cosa. Ho sempre seguito, in questi anni, la trasmissione. Ciclicamente sentivo fare il mio nome per la conduzione, in particolare a seguito dell’incidente occorso a Sposini. Ma per un motivo o per l’altro, l’occasione non si concretizzava mai. Quando ho ricevuto l’investitura ufficiale ho affrontato la sfida con la consapevolezza di essere una persona molto attenta e scrupolosa in quello che faccio, e che quindi la cosa avrebbe potuto funzionare.
Capitolo ascolti, il programma indubbiamente fatica. Come ti spieghi questa cosa?
Vita in diretta, ascolti alla mano, più o meno va come lo scorso anno. Forse, a mio modo di vedere, alcuni giornalisti sembrano essere un filo prevenuti. E il perché mi sfugge. Le discussioni tra co-conduttori, normale dialettica in un gruppo di lavoro, diventano scontri all’ultimo sangue. Battute innocenti si trasformano in strali velenosi contro questo o quell’altro. Pettegolezzi sull’arrivo di nuovi conduttori. Una continua, incessante insistenza sul presunto flop stagionale del programma. Psicologicamente non è piacevole lavorare così. Meno male che ho le spalle larghe…
Cosa non sta funzionando secondo te quest’anno?
Vita in diretta è un complesso e articolato gruppo di lavoro. Dove convivono molte anime, visioni diverse e stratificazioni. Inevitabili in un programma in onda da quasi trent’anni. Non ho idea, o forse ce l’ho ma sarebbe troppo complicata da spiegare in questa sede. Una cosa è certa: quest’anno tutto il palinsesto del day time è stato ripensato e rimodulato. Ma l’allarme scatta solo quando si parla della Vita in Diretta.
Senti di ammettere degli errori nel tuo cammino a Vita in diretta?
Certo. Tutti commettiamo degli errori. Forse ho sbagliato a farmi contagiare dall’entusiasmo di una nuova avventura senza valutare l’opportunità di coinvolgere anche una mia squadra. Professionisti di cui conosco la testa e con cui ho condiviso altre avventure. Angelo Teodoli e Mario Orfeo- che erano rispettivamente direttore di Rai Uno e Direttore Generale, quando mi venne fatta la proposta di conduzione, volevano ristrutturare radicalmente il programma. Cosa non facile, ora capisco, visto che Vita in diretta è attiva dodici mesi su dodici. Nel quotidiano, credo di essere un buon soldato. Il capo autore, decide e impagina argomenti e notizie. Negli spazi che scrivo e conduco, cerco sempre di valorizzare l’aspetto emozionale senza scadere nel sensazionalismo o nella morbosità. Arrivo a dire che privilegio l’emozione anche a scapito della cronaca. Per quella ci sono TG e Rainews 24 che hanno mezzi e strutture per farlo in maniera approfondita. Emozione nel fatto, semplicità nel raccontare. Tenendo sempre bene a mente il pubblico di quella fascia. Questa la mia filosofia. A prescindere che si tratti di varietà, quiz o talk, generi che ho frequentato in questi miei primi trent’anni…
Pensi sia cambiato il giudizio del pubblico nei tuoi confronti?
A giudicare dai commenti che ricevo sui social e per la strada, la mia popolarità è aumentata. Mi si dice che questa trasmissione ha giovato alla mia simpatia e scioltezza. Oggettivamente, a Vita in Diretta, rispetto a In famiglia, è più facile trovare momenti di estemporaneità dove personalizzare e caratterizzare. Mi fa piacere che funzioni. Diciamo che oggi sono ancora più me stesso. Qualche leone da tastiera mi rimprovera di interrompere spesso gli inviati ma sono costretto a farlo. Tra ospiti, servizi da mandare in onda e collegamenti multipli, a comandare sono i tempi della scaletta. Che rispetto rigorosamente, al secondo.
Oggi accetteresti ancora di fare Vita in diretta?
Di nuovo devo rispondere: certo! Però ora c’è un nuovo direttore, Teresa De Santis, che ha, come è giusto che sia, potere assoluto. L’ultima parola è la sua: su programmi e conduttori. Spero sia contenta del mio lavoro e che mi consideri una risorsa dell’Azienda su cui contare. Questa è la mia vita. Questa è la mia passione.
Ti sei pentito di aver lasciato il caldo abbraccio della tv di Michele Guardì ?
Con Michele si è temporaneamente interrotto il rapporto professionale, non certo quello umano. Ci sentiamo, ci incontriamo. Nulla è cambiato. È una persona con la quale ho condiviso tanti momenti pubblici e privati, e ormai fa parte stabilmente della mia sfera affettiva. È famiglia. Famiglia dove è normale crescere, maturare e poi vivere nuove esperienze. Senza per questo dimenticare o rinnegare le proprie origini. Origini di cui vado orgoglioso.
Se dovessi in due parole spiegare Vita in diretta, come lo spiegheresti?
Difficile spiegare in due parole Vita in Diretta. È come un aereo spia, un U2 che non si può fermare mai. Che deve fare rifornimento in volo. Che deve fotografare tutto ma scegliere cosa riferire. Un lavoro continuo, incessante. In cui è altamente sconsigliabile scadere nella routine o abbassare la tensione. Nulla è scontato o scritto nella roccia e si deve sempre esser pronti a cambiar rotta.
L’altro tuo amore e la radio. Spiegaci questi due mondi, le differenze e quale dei due ameresti più frequentare
In verità gli amori sono tre. Tv, Radio e Recitazione. Ma a differenza di quanto capita negli Stati Uniti, dove conduzione tv e recitazione non si escludono, da noi questo è visto con una certa diffidenza. Peccato perché quando mi sono cimentato nella recitazione, a detta del pubblico, non me la sono cavata male. Se, come capita, ci sono attori che conducono e bene, perché non deve valere il contrario? Circa la radio, è qualcosa che mi scorre nel sangue e che amo fino a star male. La radio è semplicità e immediatezza. Ne ho fatta tanta e ancora ne ho voglia. Che sia davanti o dietro al microfono, poco importa. Ho idee, progetti, strategie. Ma in questo momento sono…come dire, in panchina. E ne soffro molto.
Abbiamo parlato molto di ieri e oggi, ma come vede il suo domani Tiberio Timperi? Che farà e che vorrebbe fare?
Il domani è come la X di un’equazione. Un’incognita. Lavoro da più di trent’anni tra radio e tv. E tutto quello che ho fatto, l’ho fatto con le mie forze. Senza santi in paradiso o nelle segreterie di partito. Credo di essere un serio professionista e mi auguro che un sistema fondato sul merito, possa continuare a garantirmi esperienze professionali come quelle che sto vivendo. Tanti i sogni nel cassetto. Ma, quali che siano, mi piacerebbe realizzarli con un gruppo di lavoro composto da amici con la stessa visione di valori e obiettivi. Perché il nostro è un lavoro di squadra. Dove un pilota, per quanto bravo, senza un’automobile a punto, non va da nessuna parte.