Simonetta Martone: “Lanciai Belen, nessuno stilista voleva vestirla. La tv non mi manca, ora mi godo mio figlio”
SECONDA PARTE – Tvblog per la rubrica TvOff ha intervistato Simonetta Martone: “Lanciai Belen, era bellissima e sconosciuta. Indossava abiti di 20 euro perché gli stilisti non volevano vestirla. La tv non mi manca, adesso mi godo mio figlio”
Vent’anni. Come il tempo passato dal momento in cui il nostro racconto si è interrotto, ma anche il titolo della seconda trasmissione che Simonetta Martone condusse sotto la guida di Michele Guardì. “Il programma ripercorreva la storia della televisione italiana – ricorda a TvBlog – facevo coppia con Andrea Roncato e indossavo meravigliosi vestiti originali appartenuti a Mina, Raffaella Carrà, Gina Lollobrigida e Silvana Mangano”.
A pochi mesi dall’ingresso nel nuovo millennio, alla Martone si aprirono le porte del pomeriggio di Raiuno. L’approdo sulla rete ammiraglia le consentì di tornare al primo grande amore: l’informazione. Prima, l’approfondimento quotidiano curato dalla redazione del Tg1, andava in onda tra Solletico e In bocca al lupo, quando ancora quella fascia non era occupata da La vita in diretta. “Condivisi l’esperienza con Filippo Gaudenzi, un vero signore. Furono tuttavia otto mesi non esaltanti. Ero abituata a curare i servizi nei particolari, invece dovetti fare i conti con ritmi decisamente veloci. Fu un po’ avvilente”.
Il doppio ruolo di autrice e conduttrice rispuntò nel 2002 con Indovina chi viene a cena, show nel quale un vip si fingeva il fidanzato (o la fidanzata) di un personaggio comune che decideva di presentare la nuova fiamma ai familiari.
“Il format era originale, fu scritto con la mia società di produzione. L’idea ci venne in barca guardando Notting Hill. Io, Gregorio Paolini e Valerio Morabito cominciammo a parlare e ci domandammo come sarebbe stato per una persona normale fidanzarsi con un volto famoso. Così nacque il programma, che in seguito vendemmo pure in Spagna ed Israele”.
Qualcuno all’epoca dubitò della veridicità dei contenuti.
“Tutto era assolutamente spontaneo, la tensione durante le riprese era altissima. Se ci avessero scoperto avremmo dovuto buttare l’intero materiale di puntata con conseguente spesa per la rete. Realizzammo dieci episodi, contattammo le star del momento. Tra gli altri, parteciparono Massimo Giletti, Anna Falchi, Martina Colombari e Alba Parietti”.
Le cene si svolgevano in una location collocata a pochi metri dallo studio.
“Si trattava della villa che Pasquale Squitieri aveva regalato a Claudia Cardinale. Il programma andò bene, Freccero avrebbe voluto proseguire, ma non saremmo stati più credibili. Le puntate le avevamo registrate tutte prima della messa in onda, proprio per non essere scoperti”.
Due anni dopo fu la volta di Quinto Potere. Il reality cercava di formare nuovi conduttori e reporter.
“Andava su Fox Life. Commettemmo un errore, ossia quello di spegnere le telecamere a fine giornata. Avremmo dovuto farli dormire sul posto, non fare una diretta fu uno sbaglio”.
Ve ne accorgeste in corsa?
“Sì, ci rendemmo conto che una volta terminate le riprese i ragazzi iniziavano a confidarsi, a raccontare la verità, a sfogarsi per le difficoltà incontrate durante la giornata”.
Il ritorno su Raitre coincise con il lancio di Tintoria. Il programma fece scoprire una giovanissima Belen Rodriguez agli italiani.
“Arrivò il secondo anno, dopo Carolina Marconi. Era il 2007, chiamammo Lele Mora ed altri agenti per trovare una nuova ragazza. Mora ce ne mandò cinque. Belen era la terza, le altre due nemmeno le provinammo. Il tempo di scambiare due parole e l’avevamo già scelta. Mettemmo un brano musicale e le chiedemmo di ballare. A quel punto alzai il telefono e dissi a Gregorio (Paolini, ndr): ‘Vieni subito, abbiamo trovato la nuova Sophia Loren’”.
Piacque fin dal primo istante?
“Era bellissima e sconosciuta. Le facevamo indossare abiti che costavano 20 euro, non c’erano stilisti che volessero vestirla. Sapeva cantare, era umile, diligente, imparava il copione in pochi minuti e non era volgare. Poi purtroppo sulla sua strada incrociò Corona”.
Nel 2008 sbarcasti nella neonata Rai 4. Lì ritrovasti Freccero.
“Proponemmo Sugo, un magazine molto carino sui consumi mediatici con Carolina Di Domenico e Barbara Foria. Veniva condotto da un bagno pubblico e quando si entrava in uno dei gabinetti in realtà ci si immergeva in un servizio. Scelsi i vestiti della Di Domenico in versione latex, quasi bondage”.
Le tue ultime esperienze a quando risalgono?
“L’ultima presenza in video risale ai documentari Inferno, Vesuvio e I Sangui di Napoli, realizzati per Raitre e venduti all’estero. In veste di autrice invece ho firmato l’anno scorso Un mondo a 45 giri, che ripercorreva in due puntate la storia della Rca. Poi mi sono fermata”.
Come mai?
“Quando Gregorio ha avuto problemi di salute mi sono ritrovata a dover lavorare sui progetti che firmavamo con la società. E’ stato un grosso impegno che mi ha del tutto assorbito. C’è una foto che considero emblematica: mi ritraeva al mare, per metà ero immersa in acqua e per l’altra metà mi mostravo con telefonino e auricolari. Non staccavo mai. Adesso ho deciso di stare con mio figlio, l’ho avuto tardi e me lo voglio godere”.
Escludi quindi un ritorno.
“Al momento sì, in futuro chissà. Mio figlio crescerà. Gli amici spesso mi domandano se mi manca la professione, io provo imbarazzo a rispondere no, ma è la verità. Ho mille idee e ci sono persone con cui lavorerei volentieri come il direttore di Raitre Stefano Coletta. Lo conosco dai tempi di Ultimo Minuto ed è bravissimo. Le idee però non bastano, occorrono anche tempo e voglia. Ho sempre seguito e curato tutto al cento per cento. L’unica volta che non è capitato è stato quando ho lavorato con Guardì”.
Della tv di oggi cosa ti piace?
“Mi piacciono Fazio, Formigli, Floris, Zoro e mi diverto da morire con Crozza. Ma in realtà ne vedo poca. Da quando è nato mio figlio, nel 2007, ho continuato a farla pur non guardandola molto”.