I retroscena di Blogo: Giuseppe Carboni sui carboni ardenti?
Scricchiola la poltrona del direttore del Tg1
I risultati elettorali delle ultime elezioni europee sono stati piuttosto chiari e la trasposizione di questi in Rai è ovviamente già iniziata. Come si usa dire spesso e a ragione, la Rai è la “carta assorbente” del Paese e quindi della politica che ne è la diretta emanazione. Una delle cose che sono successe subito è stata l’approvazione dei palinsesti estivi, di cui si stava discutendo da mesi, con i nomi ed i programmi che il direttore di Rai1 aveva proposto già quattro mesi fa, tali e quali.
Ora si sta discutendo, dentro e fuori la Rai, sulla poltrona di direttore del Tg1. Giuseppe Carboni pare sentire degli scricchiolii sempre più forti provenire proprio dalla sua sedia. Da più parti, anche da posti vicini a chi lo ha voluto direttore del Tg1 (quota Cinque stelle) pare non esserci più grande soddisfazione rispetto al suo operato e su come sta andando il Tg1.
Matteo Salvini ha già dichiarato pubblicamente, fra il serio ed il faceto, come il racconto del primo telegiornale d’Italia non gli piaccia molto. Nel rimpasto che potrebbe avvenire nelle prossime settimane, non solo nel governo ma anche in Rai, potrebbe dunque finirci pure il direttore del Tg1, che lascerebbe la poltrona.
Si sta ovviamente discutendo su chi possa prendere il suo posto ed il nome più gettonato pare essere quello di Gennaro Sangiuliano (quota Lega) attualmente direttore del Tg2. Con l’operazione Sangiuliano si renderebbe cosi più “organica” la direzione del primo canale, con due giornalisti della medesima corrente politica alla guida della Rete e del Tg, un po’ come accadeva durante gli anni della Prima Repubblica, quando sull’Uno c’era una guida DC, sul Due PSI e sul Tre PCI. Un modo questo per rappresentare le varie anime del paese, in maniera trasparente.
D’altronde è noto che la proprietà della Rai è per il 99,56% del Governo, attraverso il Ministero dell’Economia e Finanze ( il resto, ovvero lo 0,44% è detenuto dalla S.I.A.E.), quindi appare davvero grottesco chiedere, con questo tipo di proprietà, un distacco della politica dalla televisione pubblica.