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Storie Maledette, Caso Vannini prima parte: il cliffhanger è una sentenza della Cassazione

Il caso Vannini è tra i più coperti dalla tv italiana, tra misteri e polemiche: il contributo di Franca Leosini non poteva mancare.

pubblicato 30 Giugno 2019 aggiornato 9 Novembre 2020 14:51

La Leosini è tornata: dopo la doppia opaca intervista a Sabrina Misseri e Cosima Serrano e l’intervista doppia (e forzata) ai fratelli Castagna, ‘l’indagatrice dell’incubo’ ha confezionato una vera puntata di Storie Maledette con poche concessioni al lirismo e una barra dritta sulla ricostruzione temporale degli eventi che hanno portato alla morte di Marco Vannini. Una ricostruzione a base di “Perché?”, di quella semplice domanda che piazzata al momento giusto mette in luce tutte le crepe di una versione processuale ripetuta in tv, visto che il procedimento è ancora in corso.

Una lunga sequenza di “stupidate” che diventano “errori” e finiscono per rivelarsi “orrori” nella progressione lessicale che usa Ciontoli nel ricostruire quanto successo tra le 23.00 e le 00.45 della notte in cui morì Marco. Una progressione suggerita dalla Leosini, non imposta: questa volta Franca riesce a non cannibalizzare il racconto, facendosi da parte e lasciando ai suoi occhi, alle sovrapposizioni e alle puntualizzazioni il compito di far capire al pubblico quel che è davvero successo e quel che pensa.

Meno verbosa prolissità e più sostanza: l’eccezionalità del momento lo richiede e la Leosini stavolta non si fa prendere la mano, spostando l’attenzione dalle sue costruzioni sintattico-evocative alle pause, ai silenzi, alle incertezze, alle parole, agli understatement di Ciontoli. Lui è al centro del racconto, con le sue reticenze e la sua tendenza a smussare gli eventi, venendo più volte bacchettato dalla Leosini che lavora perché gli alleggerimenti semantici messi in atto dall’intervistato/interrogato vengano riportati alla giusta dimensione fattuale e narrativa. Non ci può essere “vergogna” per aver mentito ai figli e al 118, per non aver chiamato i genitori del ragazzo o per aver chiesto al medico di non dire che aveva sparato, ma “disperazione”, dice la Leosini; non può dire di aver “rovinato” delle vite, ma le ha “distrutte”; non può dire di aver fatto delle “stupidate”, ma almeno degli “errori […] di cui il meno grave è stato premere il grilletto con un colpo in canna“.

Cerca di giustificarsi Ciontoli; la Leosini lo rimette di fronte alle sue bugie, ai suoi depistaggi, alle sue responsabilità contrappuntando alcune sue dichiarazioni con quelle opposte dei genitori di Marco al Processo e soprattutto riportando Marco in scena. “Cosa le ha detto?”, “Si lamentava?”, “Aveva capito di essere stato colpito?”, “Ricorda cosa diceva mentre si lamentava? No? Glielo ricordo io…”, “Perché Marco chiedeva scusa?” chiede la Leosini a Ciontoli. “Non lo so, non ho sentito, l’ho letto dalle carte, stava bene…” risponde.  La Leosini lo inchioda alle telefonate al 118 che gridano vendetta. E cerca di chiarire la posizione del figlio Federico.

Carota e bastone: la Leosini procede così. Poca carota questa volta, più bastone. Anzi scudisciate, precise, fendenti, a tagliare la compattezza della versione processuale da interrompere e mettere in discussione. La Leosini sembra accettare l’ipotesi della sottovalutazione del caso “altrimenti sarebbe un pazzo o un imbecille“, come insinua ogni tanto lanciando frecciatine e facendo riflettere ospite e telespettatori su come sarebbe stato non solo da presuntuosi – come ripete Ciontoli – ma da stupidi pensare di poterla fare franca con una tale sequenza di mosse incoscienti, costate la vita a un ragazzo. Lo sparo è stata una gravissima leggerezza, quel che è venuto dopo una colpevole condotta.

Con un’apertura di credito… totale, c’è da essere CONVINTI che quella notte non abbia MAI pensato per un attimo che da quel forellino di un centimetro e zero nove sarebbe entrata quella nera figura con falce…

è uno dei momenti più ‘leosini’ di questa prima parte.

E’ Marco ad aprire la puntata nel brevissimo prologo – con la Leosini voce narrante su musica emotiva per introdurre il caso – e a chiuderla con una sequenza finale di foto che ce lo mostra prima ventenne tra mamma e papà, quindi adolescente e poi bambino: un viaggio nel tempo perfetto per mettere a segno “Quel colpo che arriva al cuore” dei telespettatori.

Definirei questa puntata ottimamente costruita per tempi, modi e conclusioni: questa prima parte è durata un’ora e quaranta, più o meno il tempo trascorso tra il colpo di pistola e l’arrivo dell’ambulanza, e procede secca a ricostruire la cronologia dei fatti ma senza dimenticare Marco, anzi ridandogli voce, intenzioni e pensiero. Si chiude in un momento preciso, ovvero con la morte del ragazzo, spirato alle 3.00 del mattino, circa quattro ore dopo lo sparo. Un cliffhanger che ha il peso di una sentenza della Cassazione. Una frase che materializza il buco nero di ritardi, menzogne e bugie che ha inghiottito la vita di Marco, così come “quel proiettile era stato inghiottito dal suo corpo”.

 

Martedì 2 luglio si riparte dalle indagini, dalle intercettazioni di quella notte, dalla linea difensiva al Processo: Antonio Ciontoli dice di voler pagare tutto, di essersi condannato all’ergastolo, di essere pronto ad accogliere la volontà dei giudici, ma il procedimento continua a colpi di ricorsi. E continua anche la ricostruzione della Leosini, cui diamo il nostro bentornato.

 

Storie Maledette, Caso Vannini diretta prima parte del 30 giugno 2019

  • 21.10

    Pronti al ritorno di Franca Leosini?

  • 21.21

    Si parte con l’audio della prima telefonata di Federico Ciontoli al 118. E poi la sigla.

  • 21.22

    La regia è di Fabio Vannini….

  • 21.22

    La prima immagine è quella di Marco Vannini, la vittima, mentre la Leosini introduce all”assurdo dell’inconcepibile”.

  • 21.24

    “Una domenica in famiglia…” dice Franca, introducendo i protagonisti della storia, i Ciontoli, i cui figli “che avevano con loro nel talamo nel cuore i rispettivi fidanzatini…”.

  • 21.24

    Finita la musica e la presentazione, la Leosini si rivolge a Ciontoli. “Noi siamo qui a parlarci per capire, nel tentativo di dare qualche possibile risposta a quegli interogativi che galleggiano sospesi nel buio doloroso di questa vicenda… Lei è d’accordo, vero?”

  • 21.26

    “Chi era in casa quella sera, dove eravate e cosa faceva ciascuno di voi a partire dalle 23.00” chiede la Leosini. E parte il racconto di Ciontoli, che dice che lui e la moglie sono stati gli ultimi a salire al piano superiore. Federico e Viola erano a letto “Erano piacevolmente a letto insieme…” dice Franca. Marco era in bagno con Martina. “E qui mi complimento con voi per la vostra casareccia e disinvolta libertà…”.

  • 21.27

    Iniziano i tentennamenti, a un orecchio profano. Marco doveva rimanere a dormire? “Ehhh, no. Abbiamo scoperto dopo che i genitori volevano che tornasse a casa per dei lavori…”. I genitori, con le testimonianze mostrate e tratte da Un giorno in Pretura, non parlano di questa insistenza.

  • 21.29

    “Era un figlio per lei Marco, vero Ciontoli?” chiede Franca. “I rapporti con lui erano intimi, idilliaci…” dice Ciontoli.

  • 21.29

    “Il suo curriculum gronda di encomi. Sul suo incarico ai servizi segreti il pendolo oscilla tra il romanzesco e il chiacchiericcio…”. Ciontoli conferma un incarico d’ufficio da parte dei servizi segreti. E si parla del desiderio di Marco di fare il pilota e dei consigli chiesti al suocero militare.

  • 21.32

    Martina e Marco non litigavano per l’intenzione di Marco di fare la carriera militare, dice Ciontoli, che parla di rapporti stretti con i consuoceri Vannini. I fine settimana uscivano insieme. L’estate prima di quel “maledetto 2015” – dice Ciontoli – sono stati in Sardegna con loro.

  • 21.35

    Si arriva al racconto di quella sera: la Leosini introduce il fatto che Ciontoli aveva preso dalla cassaforte le pistole la mattina in vista di una esercitazione del giorno dopo. Lui puntualizza che non era previsto le facesse con quelle armi, visto che in quel caso le avrebbero date loro. Voleva dare “una spolverata”, per vedere in che condizioni erano, per vedere se era possibile andare a sparare con quelle armi. Mentre stava per pulirle, la moglie “lo distrae” e lo chiama per andare a fare il giardino. “Ma che bravo marito che è lei! Che segue subito quello che dice la moglie…” commenta Franca.

  • 21.37

    Ciontoli, quindi, ripone le armi nella scarpiera del bagno.

  • 21.38

    Mentre saliva per andare a dormire, Ciontoli ha un flash: le armi sono in bagno. Decide quindi di andare a prenderle per ‘sicurezza’, per evitare la curiosità dei ragazzi. Va quindi per prendere e rimetterle in cassaforte. La porta del bagno era chiusa: bussa e chiede permesso. Entra. Martina esce. “E’ un po’ indiscreto che lei entri… mica giocavano a carte…” dice la Leosini. “Ma anche quando io facevo la doccia lui entrava a prendere le pantofole… non c’era un problema di farsi vedere nudi”. La madre in una testimonianza nega: “Era un ragazzo timido, solo Martina poteva entrare in bagno con lui”.

  • 21.41

    Ciontoli spiega anche di aver visto nudo il ragazzo anche in una visita medica prima di fare altri test perché aveva un piccolo problemino ai testicoli…

  • 21.43

    La mamma dice che neanche lei poteva entrare in bagno con lui, Ciontoli risponde che il ragazzo a casa sua si comportava diversamente….

  • 21.45

    Siamo in bagno, quindi. Lui entra, Martina esce automaticamente. Ciontoli va a prendere il marsupio dalla scarpiera. Marco riconosce il marsupio perché Ciontoli ne ha regalato uno uguale anche a lui dicendogli che in uno come quello teneva le armi. Marco ha insistito per vedere e toccare le armi; Ciontoli prima ha detto no, poi si è fatto convincere e, convinto che non ci fossero pallottole, arma la pistola e preme il grilletto. Era una Beretta calibro 9.

  • 21.48

    Leosini: “Perché?”
    C: “Per far vedere come caricava e funzionava l’arma. Una stupidità assoluta. Nei primi secondi non mi sono reso conto. Mi si è azzerato il cervello. Sono rimasto choccato, gelato. Poi ho visto che all’altezza della spalla di Marco c’era un puntino, un buchino, da cui usciva un po’ di sangue…”
    L:”Quindi ha realizzato che era stato colpito?”
    C: “Realizzato no…”
    L: “E allora perché usciva il sangue?”
    C: “Non mi sono fatto quella domanda. Non ho pensato che fosse partito il colpo…”
    L”Era un ‘buchino’ di un cm e 09…”

  • 21.49

    L: “Lei sa che questa versione sia stata messa in dubbio dagli esperti, perché scarrellando si vede che la cartuccia va in camera dicartuccia. Come ha fatto, lei uomo delle Forze dell’Ordine, a non accorgersi che c’era un proiettile”?
    C: “Essere uomo delle Forze dell’Ordine non vuol dire essere esperto. Io in Marina ho fatto sempre mansioni di ufficio. Non sono un esperto d’armi…”.

  • 21.51

    L: “La presenza di un proiettile non si sente dal peso?”
    C: “Io non sono esperto e non lo avrei potuto capire…”

  • 21.52

    Il particolare: Marco era lucido. Marco si è reso conto di essere stato raggiunto da un proiettile?, chiede la Leosini.
    “Con Marco su questo nonci siamo confrontati. A tutto ho pensato, salvo che confrontarmi su questo. Lui sembrava nel panico, come me. L’ho aiutato a sciacquarsi, mi chiedeva l’acqua più fresca… per quel che era la mia percezione non l’ha capito..”
    “Ma non sentiva dolore?”
    “Ma non lo so. Si è lasciato aiutare in questo dolore. Si è fidato di me, maledettamente….”.

  • 21.55

    Martina corre in bagno dopo il colpo. Lui non ha percepito il colpo deflagrare. Ciontoli dice alla figlia che è partito un colpo d’aria e tranquillizzava sia lei che Marco, al quale diceva che era solo uno spavento. “E’ la stessa cosa che ho detto a Federico per non fare andare in panico loro…”

  • 21.56

    “Il proiettile è stato ingoiato dal suo corpo eha ingoiato la sua vita con un percorso sfortunato…” dice la Leosini, che cerca di capire se Marco abbia sollecitato i soccorsi. “Se avesse capito, avrebbe chiesto aiuto, vero?” dice la Leosini. Pubblicità. Ottimo primo atto.

  • 22.01

    L: “Lei mente a sua figlia?”
    C: “Sì”.
    L:”Perché?”
    C: “Quella maledetta sera ho fatto una lunga catena di errori, forse dovuta alla situazione di Marco che ai miei occhi non sembrava grave e credevo di riuscire a gestire la cosa da solo e a portarlo al PS. Mancando di umiltà ho pagato la mia troppa sicurezza, convinto che il colpo fosse nel braccio. Non avrei mai potuto immaginare che Marco stesse rischiando la vita…”.
    E le urla allora?… Ma la Leosini va piano piano.

  • 22.03

    Cosa dice Marco a Martina? “Non me lo ricordo”, dice Ciontoli. Ci pensa un estratto da UGIP: Martina riporta che Marco gli diceva “Sto bene amore”. Quindi Marco non aveva capito che aveva un colpo in corpo.

  • 22.04

    Arriva anche Federico, colpito dal fragore “come un colpo di quelli che si sparano nella gare di atletica” ricorda la Leosini a Ciontoli. “I suoi errori sono iniziati mendendo ai suoi figli…”
    “Il mio errore è stato prendere quelle armi…”
    “I suoi errori li sta pagando…” AHIA FRANCA, AHIA!

  • 22.06

    Ciontoli dice al figlio di prendere le armi e metterle in sicurezza. Federico esegue.

  • 22.07

    Portano Marco in camera da letto. Dice che tutti si chiedono perché Marco è così spaventato.
    “Io con questa……..”
    “…..incoscienza, se posso suggerire…” dice la Leosini.
    E Ciontoli dice che Martina lo ha vestito, qualcuno gli ha asciugato i capelli…
    L: “Lui era sofferente?”
    C: “Ehhhhhhh……. inizialmente no…..”
    L: “Ma non sembrava anormale che fosse così solo per uno spavento?”
    C: “Un po’ si lamentava, un po’ rispondeva a Martina, un po’ parlava… A noi, a me, non sono mai sembrate gravi…”.
    E qua siamo ancora a processo aperto. Non può dire diversamente.

  • 22.10

    Racconta di avergli tenuto le gambe sollevate.
    “Perché?” chiede la Leosini
    C: “…..mah, non lo so… ho fatto un sacco di cose inconsulte… non volevo uscisse questa cosa… volevo portarlo io”
    L: “Perché?”
    C: “Per il mio lavoro, per il concorso di Marco…”
    L: “Ma no, che c’entra il concorso di Marco?”
    C: “Eh, perché poteva essere invalidante…”
    L: “Allora aveva capito che aveva un proiettile in corpo?”
    C: “Dopo un po’ sì, ma pensavo nel braccio”.
    Dopo una ventina di minuti, Federico si rende conto che la situazione è grave.

  • 22.14

    Federico prende il portatile e va al piano di sotto per telefonare: erano le 23.41. Il colpo era partito alle 23.15. Dice che il ragazzo non respira più, che è troppo bianco… Probabilmente uno scherzo, si è spaventato troppo… La signora del 118 non capisce la dinamica, la mamma dice mezze parole e poi riattacca.

  • 22.15

    C: “Marco sembrava che si era ripreso, si era messo seduto…”
    L: “… ma il proiettile era ancora lì, eh, mi scusi…”
    C: “… ma questo mi ha reso ancora più convinto che ce la potevo fare da solo e allora dico a mia moglie che sta meglio e non c’era bisogno dell’ambulanza. Io ho fatto annullare la chiamata”.
    L: “Probabilmente, anzi certamente, se quell’ambulanza fosse partita, non staremmo qui a parlare. Il ritardo è stato determinante nella sua morte.”

  • 22.18

    “Quante volte mi sono detto ‘Ma che cosa ho combinato!”. Io non passo un momento della mia giornata senza pensare a questo tragico errore… al dolore che ho provocato,a tutti”.

  • 22.20

    “Lei non aveva consapevolezza che dal quel nero buchino sarebbe entrata la falce…” dice la Leosini. “C’è da crederle? Lei sarebbe stato un pazzo o un imbecille a non rendersi conto che così facendo si sarebbero spalancate le porte del carcere…
    Intanto in quella casa non si faceva niente se non tenergli le gambe in alto, dice la Leosini.

  • 22.21

    A Federico la dinamica non torna. Trova il bossolo e intima di chiamare il Pronto Soccorso. A quel punto Ciontoli si rende conto che da solo non poteva fare più nulla. “Prendo il telefono e chiamo il 118”. C’è anche Federico a raccontare le sue sensazioni in tribunale.
    C: “Non sono stato umile”
    L: “Si sta facendo un grosso sconto a dire così…”

  • 22.23

    Seconda telefonata al 118: sono passati 51 minuti dallo sparo. Ed è la telefonata del buco del pettine a punta. E che si lamentava perché impanicato…Il 118 non è convinto, ancora una volta.

  • 22.25

    “La cosa gravissima è che dà informazioni devianti al 118. Lei parla di ‘stupidate’, ma non lo sono. Tra i suoi ‘errori’ c’è quello di aver mentito al 118 che è arrivato al 118”, senza un medico a bordo, ma con un’infermiera e un autista.
    C: “Io mi vergogno per quello che ho fatto…”
    L: “Qui si tratta non di vergognarsi, ma di disperarsi casomai…”
    C: “Io non me lo perdono, come possono perdonarmi gli altri. Io l’ergastolo me lo sono dato da solo. Come l’ho dato a chi voleva bene a Marco”.
    L: “Di quello siamo convinti tutti”.
    C: “Continuavo a essere convinto che non era nulla di grave”.

  • 22.28

    Quando entra l’infermiera, la moglie di Ciontoli tiene ancora le gambe di Marco in alto. Federico e Viola erano fuori per spostare la macchina…. La Leosini lo riporta ai lamenti strazianti di Marco. “Ricorda cosa Marco urlava?”
    C: “Ehhhhhh………le parole non lericordo”
    L: “Gliele ricordo io. ‘Basta, basta. Ti prego. Scusa!’ Ma di cosa si scusava?
    C: “Forse per come si era rivolto a Martina, non lo so, perché stava strillando…. non lo so….”
    L: “Quelle urla strazianti hanno straziato noi, figurarsi i genitori…”
    C: “……….”

  • 22.32

    Arriva l’infermiera, che non aveva titoli sufficienti per affrontare il caso dice la Leosini in quanto non medico. Marco ora era vicino alla porta di ingresso. Quindi è stato portato al primo piano da lui e Federico. L’infermiera chiede informazioni a Marco, gli chiede cosa è successo e lui risponde “Mi fa male tutto”. Ciontoli dice di non ricordarle e di averle lette sugli atti.
    L: “Torno sul punto. Forse Marco non si è reso conto di essere stato colpito da un proiettile. Non ne parla mai…”.
    Ciontoli ripete all’infermiera la dinamica del pettine e lefa vedere la ferita. L’Infermiera non ha avuto nessun sospetto circa l’origine della ferita. C: “Sembrava davvero una bruciatura di sigaretta, nulla rispetto alla devastazione che ha provocato…”

  • 22.36

    L’infermiera ha poi detto al Processo che Marco era ‘neurologicamente spossato’, pensava fosse sotto effetto di droga. Sta lì una ventina di minuti, chiede a Marco di mettersi seduto, lui si mette seduto e scende sulle sue gambe fino al giardino. Poi lo mettono sulla barella e lo caricano in ambulanza. Federico e Ciontoli in un’auto, nell’altra Mary, Martina e Viola. Federico chiede al padre cosa fosse successo. E lì parla di un colpo d’arma da fuoco ‘scappato’, ma era sul braccio, quindi niente di che… Pubblicità.

  • 22.42

    Ciontoli dice di aver chiesto al medico di non dire che gli era partito un colpo di pistola perché lavorava allaPresidenza del Consiglio.
    L: “Lei la sta alleggerendo molto, Ciontoli. Lei arriva sempre nella convinzione che non fosse grave… ”
    C: “…come si fa a dire a un medico, che è un pubblico ufficiale, una cosa del genere con un ragazzo che sta per morire….”
    L: “Ma lei come può pensare di chiedere a un medico di mentire? Lei si rende conto che è una dei comportamenti più discussi e censurati epiù, giustamente, valutati negativamente… Non dica che ha fatto infinite ‘stupidate’…Il medico si è infiuriato anche solo per aver chiesto una cosa del genere e poi cambiava tutto”.
    Il medico, dott. Matera, ricorda le parole di Ciontoli “Io gli ho chiesto se aveva sparato, lui ha risposto che stava pulendo la pistola in bagno, si è presentato come un carabiniere mostrandomi velocemente un tesserino e mi chiede di non menzionare questa cosa per il lavoro che faceva…” preoccupato delle conseguenze che avrebbe potuto avere sul suo lavoro.
    C: “La fila di errori, di orrori, è stata lunga…Voglio pagare per questo”.

  • 22.48

    C: “Sono qui per pagare per gli errori che ho fatto. Sono a disposizione della magistratura, delle legge. Che mi possa dare la pena che merito”.
    L: “Ci stiamo parlando perché si è reso conto degli errori enormi che lei ha fatto. Il suo errore minore è stato quello di esplodere un colpo pensando che non ci fosse un proiettile. L’errore peggiore è stato il tempo perso…
    C. “HO rovinato la vita di tante persone…”
    L: “….ha distrutto….”
    C: “Sono pronto a pagare”.
    E allora mi domando perché ha ricorso in appello.

  • 22.50

    Lui non ha pensato di avvertire i genitori di Marco. “Non ci ho proprio pensato!”.
    C: “Dottoressa Leosini, io sono moralmente indifendibile”
    L: “Lo è indifendibile”.
    E’ la moglie a telefonare ai genitori, prima dicendo che Marco era caduto dalle scale e poi per avvertire di andare al PIT.
    Si parla sempre di mancata consapevolezza di colpo di pistola, ma come nota la Leosini sono bugie su bugie. La telefonata la ricorda la mamma di Marco al processo.

  • 22.54

    La testimonianza della mamma è straziante: la moglie di Ciontoli si preoccupava delle conseguenze per il lavoro del marito.

  • 22.55

    Si torna alla cronologia: l’mbulanza arriva alle 00.45. Marco muore alle 3, dopo 5 ore dal colpo. E si continua martedì 2 luglio, mentre scorrono sui titoli di coda le immagini sorridenti di Marco.
    Un cliffanger che è una sentenza della Cassazione.

  • 22.57

    Ps. Tra i ringraziamenti anche Chi l’ha visto?

  • 22.57

    La progressione finale con le foto di Marco e i genitori dai venti ai pochi anni è la ciliegina sulla torta….

Storie Maledette, Franca Leosini intervista Antonio Ciontoli

Il momento è arrivato. Dopo la polemica a distanza tra Sciarelli e Leosini sull’intervista ad Antonio Ciontoli, siamo al ‘momento’ della verità: va in onda questa sera, domenica 30 giugno, alle 21.15 su Rai 3 va in onda la prima parte di “Quel colpo che arriva al cuore”, appuntamento speciale di Storie Maledette dedicato al caso Vannini. Al centro dell”interrogatorio’ di Franca Leosini c’è Antonio Ciontoli, sottufficiale di Marina distaccato ai Servizi Segreti, padre di Martina, fidanzata di Marco Vannini. “Marco Vannini, 20 anni di splendida giovinezza, muore a Ladispoli in una notte di maggio del 2015. A spegnergli il futuro, un colpo di pistola. Con negligenza, la impugna Ciontoli […]”, condannato a 14 anni di reclusione dalla Corte d’Assise di Roma, pena ridotta in Appello a 5 anni per omicidio colposo e ora in attesa che si pronunci la Suprema Corte. Antonio Ciontoli racconta in esclusiva alla Leosini cosa è successo quella notte dopo 4 anni di silenzio. Almeno la sua versione processuale…

Storie Maledette, due speciali sul caso Vannini: anticipazioni

Storie Maledette torna su Rai 3 con due speciali sul caso Vannini in onda domenica 30 giugno e martedì 2 luglio in prima serata: due speciali con Franca Leosini e i suoi racconti diventati genere letterariar-televisivo, anche questa volta incentrati su uno dei casi più discussi, misteriosi e controversi della cronaca italiana.

Con l’indagine aperta sul luogotenente dei Carabinieri Roberto Izzo per favoreggiamento e falsa testimonianza, il caso Vannini è tornato prepotentemente nelle cronache giudiziarie di questo giugno 2019. Non che l’omicidio del giovane Marco, ucciso da un colpo di pistola a casa della fidanzata Martina, mentre nell’abitazione si trovavano anche i genitori Antonio Ciontoli e Maria Pezzillo e l’altro figlio, Federico. Il ritardo nel chiamare i soccorsi, le bugie raccontate al 118, le reticenze nel ricostruire quanto avvenuto nel bagno di quella casa nella serata del 17 maggio 2015 hanno da subito creato un caso mediatico che ha acceso gli animi. Hanno contribuito anche le sentenze di primo e secondo grado, che hanno visto la pena inflitta ad Antonio Ciontoli, padre di Martina che avrebbe esploso il colpo, passare dai 14 anni iniziali per omicidio volontario (con tre anni per moglie e figli) ai 5 per omicidio colposo della entenza di Appello.

Il caso è stato protagonista anche in tv: se Chi l’ha visto? lo segue da sempre, con accenti non poco polemici sulla condotta dei Ciontoli e sulle decisioni del Tribunale, Un Giorno in Pretura se n’è occupato appena qualche mese fa, prendendo piuttosto le distanze dalle posizioni più colpevoliste e ostili alla famiglia riconosciuta, comunque sia, colpevole. Nel mezzo Le Iene, che ha condotto una propria ‘indagine’, intervistando vicini di casa e conoscenti dei protagonisti (e anche ‘pedinando’ i giovani Ciontoli): proprio dalla testimonianza raccolta di un commerciante amico di Izzo,  Davide Vannicola, è nata l’indagine della Procura della Repubblica di Civitavecchia su Izzo.

 

“Marco Vannini, 20 anni di splendida giovinezza, muore a Ladispoli in una notte di maggio del 2015. A spegnergli il futuro, un colpo di pistola. Con negligenza, la impugna Antonio Ciontoli, sottufficiale di Marina distaccato ai Servizi Segreti, che è il padre di Martina, la bionda fidanzata di Marco Vannini”:

 

i due speciali di Storie Maledette hanno di certo valore aggiunto rispetto alla ‘canonica’ copertura dei fatti, ovvero il faccia a faccia tra Franca Leosini e Antonio Ciontoli, che parla per la prima volta dopo 4 anni e per di più con l’indagatrice del villain’. Speriamo solo, anzi confidiamo, che l’amore per la trovata lessicale e per la sintassi lirica non soffochi l’intervista.