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Storie Maledette – Caso Vannini, seconda parte: Leosini intervista Ciontoli e processa Le Iene

Seconda parte dell’intervista di Franca Leosini ad Antonio Ciontoli, in prigione per l’omicidio di Marco Vannini.

pubblicato 2 Luglio 2019 aggiornato 9 Novembre 2020 14:50

A caldo, al termine della seconda e ultima parte dell’intervista della Leosini ad Antonio Ciontoli emergono tre punti fondamentali:

  • che in questa seconda puntata Franca Leosini è tornata in modalità ‘Erba’, dedicando buona parte del racconto a dare lezioni di giornalismo a Le Iene, rispondendo alle versioni alternative che crescono come la gramigna con i dati processuali (“Noi siamo giornalisti e le cose ce le andiamo a cercare, non le facciamo dire ad altri…”);
  • che in questa seconda puntata la missione della Leosini è stata soprattutto combattere lo stigma sui figli di Ciontoli, ricordando a tutti che esiste una giustizia civile, si può credere a quella divina, ma non è contemplata una giustizia popolare e condannando chi non permette loro di vivere una vita quanto più possibile normale (e si sentono gli echi di Roberta Petrelluzzi);
  • che Ciontoli continua a fare “errori” di valutazione se ha pensato che questa intervista potesse aiutarlo a ‘riabilitarsi’ presso l’opinione pubblica: le parole sono pietre, ha ricordato la Leosini, e quel continuo ricorso a “errori”,”stupidata”, “presunzione”, “tragico”, “maledetto” vale più delle sue pause dolorose e delle sue discusse lacrime.

E poi c’è un fatto: Ciontoli ha pianto solo per sé. Ha singhiozzato per il suo futuro interrotto, per quei traguardi che non raggiungerà mai più, per le Forze Armate  (da cui è sospeso col minimo dello stipendio) che sono ormai il passato, per quel segno che attende dai genitori di Marco perché gli permettano di “partecipare con loro al dolore che ha loro inflitto” e perché gli concedano “misericordia” e “perdono”, convinto sì che una vita umana vale almeno un ergastolo, ma anche che i cinque anni dell’Appello sono troppi perché lui non voleva uccidere. Da questa intervista, il dottor Masi di In Treatment ci avrebbe potuto fare un’intera, avvincente, stagione.

“Di una cosa in qualche modo ci sta convincendo: dei suoi errori, di forma e di sostanza” dice la Leosini, che ritrova la sua espressione sfingica, anche un po’ sbeffeggiante, di fronte alla continua ‘autoassoluzione’ di Ciontoli che attraversaquesta lunga e difficile puntata. Una puntata decisamente diversa per intenzioni, costruzione e toni dalla precendente e che ritrova una Leosini equilibrista, che cerca di camminare su tutti i fili, ma che finisce per disperdere la potenza della sua falcata.

A fronte di una prima puntata tesa e concentrata sulla vicenda umana e tragica di Marco Vannini, la seconda ha avuto in Antonio Ciontoli il suo protagonista: la Leosini ha cercato tracce di consapevolezza nell’animo dell’imputato, per capire cosa ha capito, come vive, cosa vede nel suo futuro. E se possibile, Ciontoli ne è uscito anche peggio di quanto non avesse fatto domenica 30 giugno.

Si passa dal cuore alla mente: la Leosini lascia il pedale dell’emotività per ingranare la marcia della riflessione nel ripercorrere, sia pur velocemente ma con estrema cautela la vicenda processuale. E la cautela è dimostrata dalla quantità di interventi degli avvocati di Ciontoli sugli snodi più delicati dei due gradi di giudizio: l’ultimo, il definitivo, è atteso per il 7 febbraio 2020.

L’altro protagonista, come detto, sono state Le Iene, mai citate direttamente, ma mostrate, attaccate, criticate, bacchettate, portate a esempio di un pessimo giornalismo fatto di suggestioni e non di fatti. La missione della Leosini è stata quella di ricordare al pubblico le prove, in primis lo stub, che hanno scagionato Federico dall’accusa di aver sparato, in secundis i dettagli del ‘triangolo’ Vannicola-Izzo-Ciontoli. Un tentativo di spegnere i troll social e le teorie del complotto per riportare il caso nell’alveo delle prove e dei tribunali. Se ci sia riuscita non si sa. Ciontoli non le ha dato una gran mano, diciamo.

Terminate le due puntate, vien da pensare che le reazioni non tarderanno ad arrivare. Si aspetta la reazione de Le Iene, che non si lascerà scappare a propria volta l’occasione di rimestare tra testimonianze, carte e nuove indagini. Ci aspettiamo una reazione anche dai genitori di Marco, non solo perché più convinti che l’uomo copra il figlio (“Ma a una mamma che ha perso il suo unico figlio tutto è concesso” chiarisce la Leosini), ma anche per quel “segno di misericordia e di perdono” che Ciontoli ha evocato più volte. Chissà che non arrivi via Chi l’ha Visto?. Se c’è una caratteristica del ‘docureality crime’ italiano ormai è il crossover tra canali e format. Leosini chiama, Sciarelli risponde, le Iene propagano.

 

 

Storie Maledette – Caso Vannini, seconda parte in diretta

  • 21.21

    Si riparte dalla morte di Marco, avvenuta nel maggio del 2015. La poesia della Leosini può esprimersi al suo meglio nell’introduzione di questa seconda parte. “La fidanzata di bionda bellezza di Marco…” era Martina, la fidanzata di Marco. Gruppo di famiglia in un interno: questa volta il racconto inizia dalla famiglia Ciontoli, inclusa la ‘signora e padrona’ di casa, Maria.

  • 21.23

    “Alle 3.10 Maro Vannini muore. Non ho domande…”: ci eravamo lasciati qui e da qui si riprende.

  • 21.24

    Ciontoli: “Per me il tempo si ferma lì, a quella maledetta notte… Sono ben sconsapevole del male che ho fatto ai genitori di Marco, ai miei figli, a mia moglie, a Viola, ai genitori di Viola… Ho condannato anche loro a vivere una vita che non hanno scelto. Il mio scopo, il mio desiderio più grande è quello di cercare un piccolo spiraglio da parte dei genitori di Marco che comprensibilmente hanno chiuso tutte le porte… che possano provare misericordia e perdono per me. Il mio scopo è sopravvivere a quel poco che resta della mia dignità..”. La Leosini è una maschera di durezza. Una sfinge di incredulità.

  • 21.27

    La Leosini è una maschera di durezza. Una sfinge di incredulità.

  • 21.28

    “Non sarà la condanna penale a far star meglio le persone”: sembra quasi che Ciontoli dica che la differenza nella ‘punizione’ non sta nel carcere.

  • 21.29

    E si va alle indagini. Partendo dalle intercettazioni “che hanno aperto spazi di sospetto”, ovvero Martina che dice al fratello e alla fidanzata “Era destino che doveva morire. Io ho visto lui mentre papà gli puntava la pistola” raccontando dello ‘scherzo’ fatto dal padre. Martina dice di aver visto il padre, quindi era in bagno, ma Ciontoli nega: dice che si tratta di un racconto riportato. SE così non fosse, Martina avrebbe saputo subito dello sparo e la sua responsabilità sarebbe stata più grave. Al processo Martina dice di star delirando perché aveva perso il ragazzo…

  • 21.35

    La Leosini fa vedere Martina disperarsi: un modo per rispondere a Le Iene. “Se si mostrano dei documenti vanno mostrati nella loro interezza, altrimenti si dà un’immagine diversa della ragazza, quasi intenta solo a consultare il cellulare”.

  • 21.35

    “Solerti signore che di fronte ad accoglienti telecamere hanno raccontato di aver sentito su un treno che Ciontoli e la moglie non erano a casa…” dice la Leosini. Ciontoli non commenta, la Leosini affronta la questione del figlio, citando anche l’intervista della vicina Maria Cristina a Le Iene. La Leosini punzecchia Le Iene e la loro scarsa prudenza, mentre Ciontoli contesta alla vicina di non aver parlato agli inquirenti quattro anni prima. Agli atti risulta che è stata chiamata a testimoniare e non si è presentata.

  • 21.39

    “Maria Cristina ha detto a una trasmissione televisiva che lei non era a casa perché non c’era la macchina” dice la Leosini, che non nomina Le Iene.

  • 21.41

    Si passa ora agli altri vicini, i Liuzzi. Il sig Liuzzi ha registrato un audio dell’incontro con la moglie di Ciontoli: la moglie di Liuzzi parlò di urla prima dello sparo, “Lo vedi papà! Lo vedi papà!” come detto in tribunale e di un urlo disumano di Marco dopo lo sparo. Poi sentiva una voce femminile che diceva “Amore apri gli occhi” e Marco che diceva “Scusa Marti”. La Leosini ricorda che erano sotto giuramento: perché dovrebbero mentire?

  • 21.45

    La Leosini torna sulla questione delle scuse di Marco. Ciontoli dice che non diceva “Scusa Marti”, ma “Scusa Massi”, riferito al datore di lavoro di Marco.
    Certo che è una “fantasia spericolata” questa dell’invocazione al datore di lavoro mentre soffriva, sottolinea la Leosini., che rincara “Che vantaggio avrebbero avuto i Liuzzi a creare una sceneggiatura così diversa?”.

  • 21.48

    Si continuano a processare le altre trasmissioni: “Crescono come erbe malate versioni alternative” che puntano al figlio Federico. Perché sono nate. Ciontoli dice di non saperlo. Ma i dubbi su Federico hanno convinto la mamma di Marco, che ne ha parlato anche a Domenica IN definendolo un borioso. “Secondo me è stato il fratello” ha detto alla Venier.

  • 21.50

    La Leosini cerca di capire i rapporti tra Marco e Federico per capire su cosa si aggancia la convinzione della mamma. Ciontoli parla di amicizia tra loro.

  • 21.51

    Ah, ma le prove ci sono? Ci sono prove assolutamente affidabili, come le definisce la sentenza, che vengono dal Ris. Come lo stub, fatto nel garage e non in casa per evitare contaminazioni. Ciontoli è quello che ha più particelle nel naso. “Indibutabili conferme della presenza nel bagno del solo Ciontoli al momento dello sparo” dice la sentenza. Non ci sono dubbi su chi ha sparato, quindi.

  • 21.56

    4 Marzo 2016 vengono rinviati a giudizio con omicidio volontario: la prima sentenza nell’aprile 2018 vede la condanna a 14 di reclusione per Antonio, 3 per il resto della famiglia e l’assoluzione per Viola. “Tragico errore lo sparo, ma ne ha causato la morte ritardo e deviando i soccorsi” dice la Leosini.

  • 22.04

    Leosini: “Per lei 14 anni erano troppi?”
    Ciontoli: “Sì. Io non ho voluto la morte di Marco…”.

  • 22.05

    E’ stizzita la Leosini: “Per la madre e l’opinione pubblica quei 14 sembravano già pochi, ma poi la rabbia è esplosa quando viene ridotta a 5 anni”.

  • 22.09

    Leosini: “Ciontoli, esiste il codice penale ma esiste anche un codice interno per capire la sua reazione alla diminuzione della pena. Quanto vale la vita umana?”
    Ciontoli: “L’ergastolo”…
    Però fa ricorso perché venga riconosciuto la sola omissione di soccorso…

  • 22.10

    La riduzione della pena si deve alla presa in considerazione di una sentenza della Cassazione sul caso Thyssen Krupp. Lo spiega il suo avvocato che afferma che se avesse capito che il ragazzo stava morendo avrebbe fatto altro e non quello che ha fatto per paura di perdere il lavoro. Sostanzialmente gli sarebbe ‘convenuto’ salvare il ragazzo, per questo è stato riconosciuta la mancanza di una volontarietà nell’azione.

  • 22.13

    “La cifra morale di chi scrive cose violente, rabbiose, sui social se la danno da soli” dice la Leosini mostrando alcune delle cose pessime scritte sul web. “Siamo persone normali, non meritiamo tutto questo…”.

  • 22.14

    Era opportuno ricorrere in Cassazione? Risponde uno degli avvocati: “Non abbiamo considerato l’opportunità morale, ma la procedura giuridica. Abbiamo ritenuto necessario sottolineare che Ciontoli non aveva nessuna possibilità di pensare che Marco sarebbe morto”.

  • 22.16

    Gli avvocati hanno indetto una conferenza stampa: secondo lui pstata una scelta giusta? Rispondono gli avvocati, che l’hanno organizzata per raddrizzare alcune cose storte diffuse sui media, come sui fratelli Ciontoli, sul fatto che Martina all’epoca non era infermiera e non poteva prestare nessun soccorso, sul fatto che avessero pulito il sangue di Marco, sangue che di fatto su Marco non c’era visto che l’emorragia è stata interna.

  • 22.19

    E’ in corso, insistente, agguerrito, un processo mediatico parallelo che ha come bersaglio i suoi figli, soprattutto Federico, avventurosamente additato come colui che ha premuto il bersaglio. Pwerché secondo lei c’è questo accanimento su Federico”: la Leosini rifà la domanda fatta prima. Ciontoli gira sulla madre, difesa dalla Leosini (“A una madre che ha perso un figlio è concesso tutto”.

  • 22.20

    Ciontoli: “I media dovrebbero aiutare una madre che prova rabbia per la perdita di un figlio di 20 anni bello come il sole e buono come il pane… Aiutarla, però, non significa innescare dei dubbi col solo scopo di accendere un processo mediatico, ma è quello di starle accanto con affetto, con amore…”

  • 22.22

    “Con quel negligente colpo di pistola e con il suo comportamento assurdo ha rovinato anche la vita dei suoi figli. Non prova rimorso per questo?”
    Ciontoli: “Non so se mai riuscirò a perdonarmi questi orrori, questo grossi errori che ho fatto. Oggi tutto quello che mi resta è cercare, con l’aiuto di Dio e della mia famiglia, quello spiraglio per il perdono dei genitori di Marco”.

  • 22.24

    E siamo all’artigiano di Tolfa, Davide Vannicola, “che ha fatto dichiarazioni gravissime su Federico” dice Leosini. Un “millantatore” per Ciontoli, che a 4 anni dalla tragedia parla di un’amicizia col maresciallo Izzo si fa avanti. Lui dice di non averlo mai conosciuto. Si è fatto avanti davanti alle “telecamere di un programma tv” con la moglie per dire di aver saputo da Izzo che a sparare era stato Federico e che il padre si sarebbe accollato la responsabilità.

  • 22.28

    Izzo è stato anche sentito in aula. Fanno vedere un estratto dell’intervista di Golia a Davide Vannicola.

  • 22.28

    Da qui si ricostruisce anche la presunta telefonata di Ciontoli a Izzo per confidargli che Federico aveva sparato a Marco. Ciontoli nega di aver detto una cosa del genere: la telefonata a Izzo è stata fatta all’una, dopo aver parlato col medico, ma dice anche di averlo visto due o tre volte nella vita. E allora perché lo chiama dopo aver parlato col medico? Ciontoli dice che lo ha fatto per far intervenire i Carabinieri e per dire che aveva fatto una grande sciocchezza. Sta indagando la Procura su questo “millantatore”, aggiunge Ciontoli, che dice di non sapere che stesse a Tolfa, che facesse fondine e custodie per armi, mentre Vannicola dice di averlo visto in negozio con Izzo.

  • 22.32

    La Sciarelli racconta l’apertura dell’inchiesta su Izzo, di cui si fa sentire un’intervsta in cui smentisce tutto quello che ha detto Vannicola. Nessuna telefonata prima dell’1.18, come mostrano anche i tabulati. E ore si ritrova indagato per favoreggiamento in omicidio e falsa testimonianza. E riparla anche l’avvocato di Ciontoli.

  • 22.36

    “Un viaggio nella tragedia di quella notte che ha ucciso Marco, ma adesso facciamo un viaggio nella sua tragedia interna, nel prendere coscienza dei suoi errori, che sono tanti…”: carota. Ma si ripete sempre la stessa cosa: ha preso coscienza dei suoi errori, ma non sa cosa ne sarà del suo futuro. E tranquillizza gente comune e giornalisti che hanno supportato una petizione perché non rientri nelle Forze Armate, cosa che non accadrà “insieme ad altri tanti traguardi che per gli altri possono sembrare banali, come quello di tornare a credere in se stessi, di essere utile alla società…traguardi che per me sembrano irraggiubili”. Piange all’idea di non poter tornare nelle Forze Armate E niente, dà sempre la sensazione di essere egoriferito. Del resto se si è comportato in un certo modo… E vorrebbe anche la ‘consolazione’ dei genitori di Marco.

  • 22.40

    “Sono delle sensazioni troppo intime per dirle in tv”: e piange ora per la prima volta, davvero, descrivendosi come una “persona fragile”, pensando ai traguardi che avrebbe voluto raggiungere e non raggiungerà, al sogno di tornare nelle Forze Armate, se solo lo perdonassero magari.
    Insomma, piange per sé. E solo per sé, per il suo futuro interrotto, non per la vita interrotta di Marco”. Il volto della Leosini è tutto un programma.
    “Mi ero ripromesso di non piangere…”.

  • 22.41

    “Di una cosa in qualche modo ci sta convincendo, dei suoi errori, di forma e di sostanza, come definire anche al processo, come anche qui con noi, una “stupidata” aver premuto il grilletto contro un ragazzo. Pubblicità.

  • 22.48

    “Le parole pesano come pietre…” ricorda la Leosini. Anche i giudici hanno sottolineato la sua mancanza di coscienza della gravità del fatto. “Dopo che uno sta subendo oltre al dolore incommensurabile per le colpe e il dolore causato, affrontare un processo è una cosa difficile, è una condanna…”. Eh.
    E insiste di voler “partecipare del dolore di Marina e Valerio”.

  • 22.49

    “Cosa è rimasto di lei?”
    “Una persona fragile, che ha perso ogni certezza, che quel poco di dignità che le è rimasta vuole metterla al servizio di chi soffre per la sua colpa” dice Ciontoli, che nega di essere stato una persona arrogante, prepotente, fuori e dentro la famiglia. Lui si descrive come un uomo normale, senza grilli per la testa, che si è messa al servizio dello Stato con onore, senza mai una macchia”.

  • 22.51

    Ciontoli: “Cosa chiedo agli altri? Nulla. Vorrei solo fare un’intima riflessione, e forse ultima, riflessione. Io sono già oltre tutto ciò: quando i riflettori si spegneranno su questa vicenda e rimarrà solo il dolore lacerante a cui ho condannato in primis i genitori e poi tutte le persone che amano l’angelo Marco, ben conscio che rimarrà la consapevolezza di quanto bello è stato Marco e di quanto avrebbe potuto ancora esserlo. Per mio tragico errore, grosso errore, per quella colpa non lo sarà.”.

  • 22.54

    Non riveleremo dove vive, ma solo lei può dirci come vive, dice Leosini. “Io e mio moglie viviamo chiusi in casa: io esco solo per … in orari meno comuni… per fare un po’ di spesa. E non solo per gli occhi puntati addosso, perché sarebbe il minimo, ma perché stiamo soffrendo anche noi. E’ come vivere in un carcere a cielo aperto…”

  • 22.56

    Come si guadagna la pagnotta, chiede la Leosini. Lui è sospeso dal servizio, col minimo dello stipendio.
    “Lungi da me dall’infierire ancora… ma come vivono i suoi ragazzi? Lavorano?”
    “Vivacchiano, si arrabbattano, lavoricchiano lontano da noi… Federico è laureato in ingegneria, Martina in Scienze Infiermeristiche”.

  • 22.58

    “Noi giornalisti le informazioni le prendiamo direttamente, non le chiediamo ad altri. Sappiamo che i suoi figli non riescono a trovare lavoro ed è una cosa moralmente inaccettabile. Lo trovano anche i detenuti e questa cosa mi ha toccato profondamente. I genitori di Marco le hanno chiuso le porte dell’anima, comprensibilmente. La speranza sua è che le riaprano”…
    Ciontoli: “Che mi diano un piccolo segnale, che ci permettano di vivere con loro questa immane sofferenza…ASPETTO UN LORO SEGNALE”. Cioè devono dargli loro un cenno.

  • 23.01

    “Ascoltandola è come girare tra le macerie. La domanda è se riuscirà a metterle insieme per costruire un futuro…”: dice Leosini.
    “Io non vedo un futuro, io non vedo i colori… al mio futuro ci penserà Dio e cercherò di stare vicino alle persone cui ho fatto del male. Spero che anche a livello penale finisca quanto prima perché devo pagare per quello che ho fatto, è giusto che io lo faccia”… ma il meno possibile mi verrebbe da aggiungere.

  • 23,01

    Nessuna chiosa ad effetto della Leosini. Stasera l’ultima parola è di Ciontoli. Le ultime immagini quelle di Marco.
    E a questo punto, stuzzicate Le Iene, ci aspettiamo una reazione dai genitori di Marco. Magari via Chi l’ha visto?. Il crime-show italiano è sempre più crossover.

  • 23,03

    La sentenza della Suprema Corte è attesa per il 7 febbraio 2020.

Storie Maledette Caso Vannini, seconda parte: anticipazioni del 2 luglio 2019

L’intervista di Franca Leosini ad Antonio Ciontoli, accusato e condannato per omicidio colposo ai danni del ventenne Marco Vannini, fidanzato della figlia Martina, continua questa sera, martedì 2 luglio, in prima serata su Rai 3 e noi la seguiremo live su TvBlog a partire dalle 21.20.

La prima parte, serrata e tesa, è andata in onda domenica 30 giugno e si è conclusa con il momento della morte di Marco, avvenuta alle 3 della notte tra il 17 e il 18 maggio 2015 nell’ospedale di Ladispoli, a quattro ore dal colpo di pistola che Ciontoli ha esploso inconsapevolmente – dice – e di cui ha sottovalutato la gravità – aggiunge -, avviluppandosi in una catena di “tragici errori” – come li definisce lui – che hanno portato alla morte del ventenne, trapassato da un proiettile negato per ore.

Ed è proprio di “Quel colpo che arriva al cuore” che si parla in questa seconda parte: dalla cronologia degli eventi avvenuti a casa Ciontoli raccontati dal capofamiglia si passa a scandagliare le dichiarazioni, le testimonianze e le intercettazioni raccolte dagli inquirenti quella notte, subito dopo la morte di Marco. Un’altra sequela di mezze verità, di versioni apparentemente aggiustate, di misteri sulle responsabilità reali di tutti i membri della famiglia Ciontoli e non solo di Antonio che dichiara di aver sparato e di aver commesso una serie di incomprensibili “stupidate”.

Si cerca, quindi, di ripercorrere l’iter processuale che ha visto in primo grado Antonio Ciontoli condannato a 14 anni di reclusione –  con 3 anni per omicidio colposo comminati alla moglie Maria Pezzillo e ai figli Martina e Federico -, pena poi ridotta in Appello (lo scorso gennaio) a 5 anni per omicidio colposo (confermati invece i tre anni agli altri membri della famiglia). Lui che dichiara di voler pagare fino in fondo per il dolore che ha causato ha intanto fatto ricorso alla Corte di Cassazione per tentare di eliminare l’aggravante di colpa cosciente e ottenere una ulteriore riduzione della pena. Anche il resto della famiglia Ciontoli ha fatto ricorso, puntando al favoreggiamento personale, non punibile visti i rapporti di familiarità, o alla ‘semplice’ omissione di soccorso, casi che porterebbero anche a loro uno sconto di pena.

C’è però attesa per capire se e come la Leosini, che nella prima parte si è mantenuta su livelli di asciuttezza narrativa ultimamente rari, affronterà i sospetti sul figlio Federico ed entrerà nelle ultime indagini della Procura di Civitavecchia, il luogotenente dei Carabinieri Roberto Izzo, amico di Ciontoli, accusato di favoreggiamento e falsa testimonianza in base al racconto di un un commerciante di Tolfa, Davide Vannicola, secondo il quale Ciontoli avrebbe coperto il figlio Federico, su suggerimento di Izzo. Ma i primi riscontri negherebbero questa ricostruzione: di certo la Leosini chiederà conto delle telefonate fatte quella notte; vedremo se e come includerà nel racconto anche Izzo e Vannicola.

L’appuntamento è per le 21.20 su Rai 3 e in live blogging su TvBlog.