Oltre la soglia, Gabriella Pession: “Tosca è un’eroina con un superpotere”
La Pession a Giffoni 2019 per presentare ai ragazzi la nuova serie Mediaset in onda nella prossima stagione tv.
“Sono follemente innamorata di Tosca: è una figura controversa, spigolosa, anche politicamente scorretta e soprattutto imperfetta. Un personaggio moderno. E non è vero che la tv generalista non offra belle storie: ormai sia Mediaset che Rai offrono storie con un’ottima scrittura”.
Gabriella Pession appare coinvolta dal progetto di Oltre la Soglia, nuovo medical Mediaset in 12 puntate prodotto da Paypermoon Italia e presentata in anteprima nella penultima giornata del Giffoni 2019. I Generator +13 vedranno un primo estratto della serie che andrà in onda su Canale tra i primi di novembre 2019 o a gennaio 2020: “La programmazione dipende dalle scelte di palinsesto della rete” precisa il Direttore della Fiction Mediaset Daniele Cesarano, al Festival con la Pession e con la sceneggiatrice della serie Laura Ippoliti.
Al centro della storia c’è un primario di neuropsichiatria infantile, empatica e dedita ai suoi pazienti. Inquadrato come un ‘incrocio’ tra Dr. House e Braccialetti Rossi, Oltre la soglia si concentra più che altro sulle sfumature del personaggio protagonista che nasconde un segreto: anche lei è affetta da un disturbo psichiatrico che diventa la principale chiave per entrare in contatto con i ragazzi che cura:
“Non faccio spoiler, vero? Vabbè, ma tanto si vede nelle prime scene della prima puntata… Tosca soffre di schizofrenia paranoide. Lo so, è impossibile che un primario di neuropsichiatria sia paranoico, ma Tosca è un personaggio ‘eccezionale’, è al di fuori della norma. Bisogna pensarla come un’eroina con un superpotere: la malattia è quel qualcosa in più che le permette di vedere le cose da un altro punto di vista e dà al personaggio una tenerezza e una fragilità che l’arricchisce. Nello stesso tempo – aggiunge la Pession – per poter aiutare i suoi pazienti deve soffocare questo suo aspetto. E’ una donna che vive una grande difficoltà per la sua malattia, ma lotta con tutte le sue forze, si aggrappa alla vita per far sì che i suoi ragazzi non vadano oltre la soglia da cui non si può più tornare indietro”.
Insomma il realismo ‘duro e puro’ non è la chiave del personaggio: sospesa l’incredulità di un primario schizofrenico, la storia ruota tutto intorno al desiderio di parlare di un tabù, quello del disturbo psichiatrico.
“Per me questa serie ha un messaggio fondamentale per i ragazzi, ovvero che anche se siamo imperfetti la vita vale sempre la pena di essere vissuta. E soprattutto che bisogna parlare di malattie psichiatriche, senza vergogna, ma con energia e con calore. L’ospedale in cui è ambientata la storia diventa una famiglia in cui si incrociano vicende umane e si supera ogni stereotipo di perfezione: oggi la società vuole che si sia sempre all’altezza di modelli inarrivabili e frustranti. La nostra serie, invece, parla e vuole parlare di esseri umani”
aggiunge la Pession. Immediato il link con Dolcissime, altro film presentato in anteprima a Giffoni diretto da Francesco Ghiaccio e sceneggiato con Marco D’Amore, che mette al centro del racconto la volontà di rendere visibile l’invisibile; altrettanto immediato il riferimento alle parole dette ieri da Alessandro Borghi in conferenza stampa a Giffoni 2019 sulla necessità di raccontare ‘esseri umani’. Tanto più in un periodo in cui il ‘restare umani’ va quasi tenuto a mente.
Punta sul concetto del ‘racconto di persone’, al di là di genere, età, ‘categorie, anche Laura Ippoliti: scrivere di adolescenti resta una delle cose più difficili in termini di credibilità, verosimiglianza, lingua, enciclopedie di riferimento, che pochi riescono a modulare efficiacemente (e ricordiamo ancora fiction in cui ventenni di oggi citano brani anni ’80 e non citando Stranger Things). Come è riuscita a superare ‘l’ostacolo’?
“Il mio segreto è avere una figlia adolescente, oltre a far parte di un team di scrittura che unisce giovani e ‘diversamente giovani’ – sorride – e questa collaborazione è importantissima. Ho fatto solo quello che so fare, scrivere di persone, al di là della loro età. E poi c’è un altro aspetto importante, ovvero che mi ricordo bene la sofferenza dell’adolescenza e ricordo come stavo”.
“Ho iniziato a costruire questo personaggio pensando ad House – aggiunge – Volevo costruire un personaggio con quella crudezza, quella schiettezza, quella capacità di curare non con la pietà sdolcinata, ma capace di guardare le persone dritto negli occhi. Andando avanti col lavoro si è costriuto questo mondo intorno di reparto che hanno dato una connotazione diversa. Per me scrivere qualcosa è come partire per un viaggio: lo inizio se mi interessa l’idea di esplorare quel territorio. Il medical resta un genere forte perché riguarda vita e morte: qui non si parla di vita/morte fisica, ma di una posta comunque alta come la sopravvivenza dello spirito”
aggiunge la Ippoliti, che coglie l’occasione per ringraziare Mediaset. E’ lei ad aver pensato a questa storia, ad aver trovato la collaborazione di Paypermoon e insieme hanno presentato il progetto a Mediaset che l’ha accolto:
“Non era affatto scontato che sposasse una storia del genere. E’ il frutto di un lavoro di squadra eccezionale”.
In attesa che la serie vada in onda, Gabriella Pession si dirigerà su un altro set:
“Il 7 ottobre inizio le riprese di un nuovo film, Da domani mi alzo tardi, scritto da Anna Pavignano, co-sceneggiatrice storica di Massimo Troisi e a lungo anche sua compagna e tratto da un suo romanzo. E’ girato in inglese e sono riuscita a convincere il mio attore preferito in assoluto a fare questo film con me: parlo di John Lynch, che amo follemente da quando avevo 15 anni”.
Un film struggente fin dalla sua descrizione: “Racconta la vita di Massimo Troisi se non fosse morto: cosa avrebbe fatto, come sarebbe potuta continuare la sua vita e l’amore con la sua musa ispiratrice“.