Mario Giordano: “Fuori dal coro non è infotainment. Ascolti al di là di ogni aspettativa. Rete 4 non è salvinizzata”
Mario Giordano parla dei tre speciali di Fuori dal coro andati in onda in prima serata: “Non è infotainment. Non volevo fare l’ennesimo talk e ho cercato un altro modo di raccontare Rete 4 salvinizzata? No, è inevitabile occuparsi di lui”
Doveva essere un esperimento estivo senza troppe pretese, si è ben presto trasformato in una pepita d’oro da rivendere nel prossimo autunno televisivo. Fuori dal coro ha superato brillantemente la prova della prima serata e tornerà a partire dall’11 settembre per sette nuove puntate, stavolta al mercoledì.
“Certamente cambierà molto – ammette Mario Giordano a Tv Blog – la stagione estiva è un periodo favorevole per gli esperimenti. Non ci potremo attendere gli stessi risultati contro la Champions League o Chi l’ha visto?, che è un colosso. Però credo che si possa tentare di riproporre quello che abbiamo fatto nei tre appuntamenti di luglio”.
Mi pare di capire che non vi aspettavate un tale exploit sul fronte degli ascolti.
“No, siamo andati al di là di ogni aspettativa. L’8,8% di share di media era inimmaginabile e ha spinto la rete a ridare fiducia al programma per l’autunno. Continueremo a realizzare inchieste su determinati temi col tentativo di svelare la realtà. Siamo stati i primi a portare all’attenzione i fatti di Bibbiano, ma ci siamo occupati anche di pensioni, cibo, trasporti”.
Come è nata l’idea del prime time?
“Piersilvio Berlusconi ha voluto questa trasmissione. Con coraggio abbiamo fatto una striscia quotidiana che ha dato buoni risultati in una fascia difficile che è quella che va dalle 19.30 alle 20. Ci siamo conquistati quello spazio con una crescita notevole e allora ci è venuta la voglia di tentare un esperimento. Quale momento migliore dell’estate? Non c’erano particolari attese, ma semplicemente l’intenzione di fare una cosa nuova e non l’ennesimo talk”.
Come mai?
“Non ho niente contro i talk, sarebbe ridicolo se fosse così visto che ci vado ospite in continuazione. Ma ce ne sono già tanti, motivo per cui desideravamo mettere in piedi un programma sull’informazione e sull’attualità che avesse un taglio un po’ diverso”.
Dai consigli su come vestirsi per viaggiare in massima sicurezza sugli autobus all’immondizia in studio, passando per il ladro che ruba le monetine dalla cassa dei pensionati. Il genere proposto sembra quello dell’infotainment.
“Non lo definirei infotainment, bensì un programma di informazione. Come nei libri che scrivo, anche nella trasmissione tutte le cose che racconto sono vere e documentate. I talk vivono sulla spettacolarizzazione dello scontro dialettico, io a Fuori dal coro non ce l’ho, per scelta. Secondo me se ne è un po’ abusato, quindi ho cercato un altro modo di raccontare, anche perché con una sola persona che parla bisogna tenere l’attenzione alta. Ognuno può giudicare come vuole, qualcosa viene meglio, qualcos’altro peggio, ma il tentativo è quello avere un solido racconto e farlo arrivare a un pubblico più largo possibile, con tutti gli artifici possibili. Sono idee finalizzate a far arrivare meglio un contenuto”.
Nell’estate 2018 a Rete 4 arrivava Gerardo Greco, mentre Giordano e Del Debbio venivano messi in panchina. L’obiettivo era quello di dare una nuova linea editoriale alla rete, ma appena un anno dopo lo scenario appare stravolto.
“Io la leggerei in un altro modo e non in una chiave politica. Rete 4 ha fatto il più grande tentativo riuscito di trasformazione, puntando decisamente sull’informazione. Poi c’è chi entra, chi esce, chi sta in panchina, ma nel complesso è stata fatta un’operazione che sembrava folle, ossia prendere il canale delle telenovele e farlo diventare il canale dell’informazione. Se guardiamo i dati di Stasera Italia, Porro, Del Debbio e Giacobbo possiamo affermare che è stato un grande tentativo. Poi dentro ci sono tante voci. Se uno vuole valutare dal punto di vista televisivo, non bisogna considerare se in onda c’è Mario Giordano o altri. Io di fatto non sono mai uscito. Finii il Tg4 a giugno e a settembre ero a Fuori dal coro, ho avuto una continuità. Sulla mia uscita dal Tg4 è stato detto tutto quello che c’era da dire. L’operazione grandiosa è stata questo cambiamento”.
Dall’inizio del 2019 nei soli programmi di prima serata di Rete 4 c’è stata una vera e propria occupazione da parte di Matteo Salvini, con continue ospitate e collegamenti in diretta. Quanto è determinante anche a livello di ascolti la presenza del Ministro dell’Interno nei talk politici?
“Se guardi i risultati delle mie prime serate non c’è stato questo abisso tra quando ho avuto Salvini e quando c’era Calenda. Abbiamo registrato un -0,3%, dovuto al fatto che nella prima puntata c’era la curiosità dell’esordio”.
Quindi non c’è una ‘salvinizzazione’ del canale?
“No, Salvini è indiscutibilmente uno dei protagonisti della vita politica di quest’anno. Vai a sfogliare i quotidiani e controlla quante volte viene citato nelle prime sette pagine. Se conduci un programma di informazione è inevitabile occuparsene. Sono personaggi che in questo momento hanno qualcosa da dire e lo sanno dire”.
Un tempo i talk rappresentavano un tabù per l’area di centrodestra e i flop non si contavano. Oggi invece sembrano godere di un particolare sprint. Cosa è accaduto?
“Non so se è cambiata l’Italia. A me non piace nemmeno tanto la suddivisione tra talk di centrodestra e di centrosinistra. Io ad esempio mi trovo benissimo quando vado ospite dalla Berlinguer. Posso dire che Paolo Del Debbio è stato bravissimo nel capire per primo la potenza del far parlare la gente comune. E’ stato un momento di svolta importante. Ma pure qui non credo sia un fattore di destra. Anche Santoro faceva parlare le piazze, non credo nella classificazione”.