Le pagine della nostra Vita (in diretta)
Pensieri televisivi sotto il sole
Smettila di pensare a quello che vogliono gli altri. Non pensare a quello che voglio io, a quello che vuole lui o a quello che vogliono i tuoi. Tu che cosa vuoi?
Questo diceva Noah ad Allie in una scena del film di Nick Cassavetes “Le pagine della nostra vita“. La televisione spesso non fa quello che “dovrebbe” fare, ma fa quello che gli altri vogliono da lei. All’inizio la tv è stata un mezzo per unire gli italiani, ha avuto anche un peso pedagogico nell’insegnare ciò che a molti era impossibile o difficile imparare. Un discorso molto ampio, probabilmente senza fine, ma cos’è oggi la televisione nel mercato dell’audiovisivo che cambia di giorno in giorno, anzi di ora in ora?
Difficile dirlo, ma la sensazione è davvero che quello che vediamo oggi, domani sarà un lontano ricordo e quel che è stata la televisione – da enorme elettrodomestico luccicante, pieno di sogni e di paure diventato ora piccolo attrezzo elettronico che sta dentro in una tasca – cambierà ancora, chissà se in meglio o chissà se in peggio.
La televisione di oggi è un frullatore di cose, è un fiume continuo di informazioni, parole, immagini, spesso senza capo ne coda, il tutto per correre dietro a qualcosa che non potrà mai essere raggiunto, cioè il flusso irrefrenabile della rete che si mangia piano piano tutto, televisione compresa. Tanti programmi del passato che facevano per esempio il 30% di share, ora devono festeggiare se arrivano alla metà di quella cifra, in un mercato estremamente frammentato e ulteriormente frammentabile.
Prendiamo per esempio La vita in diretta, programma principe della tendenza a mixare argomenti per abbracciare ed intrattenere quanto più pubblico possibile, condotto quest’inverno da Tiberio Timperi e Francesca Fialdini e ora guidato nella sua versione estiva da Lisa Marzoli e Giuseppe Convertini. La vita in diretta fino ad una decina e passa di anni fa faceva quasi il 30% di share, ora arriva al 16%. La platea è certo cambiata, sono cambiati i tempi, Giovanni Benincasa direbbe semplicemente e cinicamente che molta gente è morta e non avrebbe torto.
Ma giudicando la confezione di questa trasmissione, si tratta di un programma che onestamente si porta a casa la pagnotta, anche con oggettive difficoltà, per esempio come quelle di una azienda che avendo in onda una trasmissione in diretta di questo tipo, non organizza una strategia di comunicazione con questo programma sul suo evento più importante. Il riferimento è alla decisione di mandare un comunicato che annuncia il prossimo conduttore e direttore artistico di Sanremo alle 18:18, sapendo che Vita in diretta termina proprio in quei minuti, per di più in un venerdì estivo pre-esodo. Magari sapendolo prima il programma avrebbe potuto fare una marcia di avvicinamento interessante per il pubblico televisivo, coinvolgendo anche il web e dando più risalto ad una notizia molto importante per la televisione pubblica.
Ma francamente queste sono solo facezie, sono piccolezze. Il vero tema è come deve essere la televisione del futuro, quale strada deve intraprendere, come deve essere fatta e quali contenuti deve veicolare. Il rapporto fra la televisione ed il suo pubblico, oggi, pare somigliare, senza offesa per nessuno, a quello fra Noah ed Allie, anziani, sul finale della pellicola “Le pagine della nostra vita”. Un rapporto di amore che vive su ricordi del passato, in un misto di malinconia e felicità, per qualcosa che fuori non c’è più, ma dentro c’è ancora, eccome. Ricordi che riaffiorano, per poi farsi sempre più nebulosi, in una mente che sente il peso degli anni e delle malattie, ma col cuore ed i suoi sentimenti ben presenti.
Quella televisione, quei Noah, quelle Allie, sono e saranno custoditi nelle pagine presenti e future di Techetechetè e non solo in quelle. Chissà, magari un domani neppure ci sarà più la televisione, ci sarà un agglomerato di monitor sparsi ovunque come in Blade Runner, film del 1982, detto così per inciso. Forse oggi occorre qualche visionario in più che sappia fare televisione, per tornare al principio di questo post, non solo soddisfacendo i bisogni degli “altri” in senso lato, ma anche soddisfacendo alcuni dei bisogni della tv che, sopratutto in un servizio pubblico (qualora un domani esistesse ancora) sono quelli di arrivare a capire prima i bisogni del pubblico e perchè no a fargli vedere la realtà oltre il naso. E’ chiedere troppo forse?
La vera domanda però probabilmente è un’altra ed è la medesima del giovane Noah alla giovane Allie sempre nella pellicola “Le pagine della nostra vita“: cara televisione, ma tu cosa vuoi veramente ?